IL PROSSIMO AFFARE ALGERINO: COMPRARSI I GIOIELLI ITALIANI
AL GOVERNO DI ALGERI INTERESSANO LE NOSTRE PARTECIPAZIONI STATALI IN VENDITA: PAZIENZA SE STA CON HAMAS E PUTIN
Doveva essere un “piano Mattei” per aiutare l’Africa. Rischia di essere un piano Ben Bella, insomma un piano all’incontrario in cui sarà l’Algeria ad aiutare l’Italia.
Ad Algeri, infatti, si sono accorti, leggendo i documenti finanziari del governo Meloni, che il nostro paese ha intenzione di vendere per circa 21 miliardi, importanti asset pubblici, partecipazioni di Stato, piccoli gioielli.
La notizia è stata data con rilievo dal quotidiano algerino El Watan, ma Il Fatto l’ha potuta confermare in ambienti diplomatici. L’annuncio delle privatizzazioni, scrive El Watan, “rilancia ancora di più le opportunità offerte all’Algeria grazie alle quali il Paese potrebbe acquisire asset e partecipazioni oltre confine”. Gli algerini sono consapevoli che l’Italia nel momento di vendere potrebbe porre condizioni particolari, a partire dal golden power, ma “l’Algeria potrebbe, a sua volta, raddoppiare i profitti migliorando il suo Prodotto Nazionale Lordo che non è stato calcolato per decenni”.
Questa grande fiducia nei propri mezzi deriva dagli introiti del gas e petrolio che hanno portato l’esportazione verso l’Italia dai 5,5 miliardi del 2021 ai 18,2 del 2023. Secondo i dati della legge finanziaria algerina (fonte Ice), il tasso di crescita economica del paese dovrebbe raggiungere il 4,1% nel 2023 e il 4,6% nel 2025; le entrate derivanti dalle esportazioni di beni dovrebbero raggiungere 46,3 miliardi di dollari nel 2023, su un Pil che nel 2022 ha raggiunto i 233 miliardi di dollari. La bilancia commerciale dovrebbe registrare un surplus di 9,4 miliardi di dollari nel 2023 fino a 11,6 miliardi di dollari nel 2025 e la bilancia dei pagamenti un surplus che arriverà a 6,8 alla fine del 2025. Le riserve valutarie infine dovrebbero aumentare dai 59,7 miliardi di dollari nel 2023 a 69 miliardi a fine 2025.
Questa svolta è stata offerta anche dalla guerra ucraina, l’Italia ha ridotto drasticamente, con il governo Draghi, le forniture di gas dalla Russia per ampliare quelle algerine che oggi ammontano a circa 25 miliardi di metri cubi, ma potrebbero arrivare a 30. “Questa cooperazione – continua El Watan – potrebbe così estendersi ai programmi di vendite e acquisizioni che il governo Meloni sta preparando” con l’idea di creare un fondo sovrano, come nel caso delle monarchie del Golfo, con l’obiettivo di una partnership con le imprese italiane di cui prendere delle quote per “influenzare le decisioni dei Cda nella loro ricerca di delocalizzazione o creazione di filiali”, spiega Mohamed Achir docente-ricercatore dell’Università di Tizi Ouzou.
Per l’Italia si tratta ovviamente di una opportunità economica a cui potrebbe corrispondere un forte imbarazzo politico. A parte il venire meno della retorica della sovranità nazionale, l’Algeria è uno dei paesi con i contatti politici e diplomatici più forti con quei paesi che un po’ alla volta in ambito Nato vengono collocati sull’asse del male. La vicenda israeliana si inserisce in questo quadro. Nel giorno dell’attacco di Hamas a Israele, l’Algeria si è distinta per condannare con “forza la politica e le pratiche” di Israele nella Striscia di Gaza. Il ministero degli Esteri ha sottolineato che l’Algeria “ribadisce la sua convinzione che l’occupazione sionista è il cuore del conflitto arabo-israeliano” e che è necessario “rispondere ai legittimi diritti nazionali del popolo palestinese”. Nel 2022 in occasione del 60° dell’indipendenza, il presidente Abdelmadjid Tebboune fece stringere la mano al leader dell’Anp, Abu Mazen e quello di Hamas, Isma’il Haniyeh.
Esistono poi problemi di diritti umani. Il World Press Freedom Index del 2021, stilato da Reporter Sans Frontiére, colloca l’Algeria al 146° posto su 180 Paesi per la libertà di stampa. Transparency International la classifica al 117° posto su 180. Il regime ha fortemente represso e poi soffocato le manifestazioni di piazza che hanno rivoltato la società algerina negli ultimi anni anche con la richiesta di una maggiore redistribuzione della rendita ricavata da gas e petrolio, un terzo del Pil algerino. Tebboune, appena eletto, aveva promesso una revisione della Costituzione per soddisfare le aspettative dell’Hirak. Ma il referendum del 2020 ha registrato il più basso tasso di partecipazione (23%), e anche le successive elezioni legislative sono state boicottate dalle opposizioni. Il Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti in Algeria tiene il conto sulla sua pagina Facebook dei detenuti che sono diverse centinaia. Il Partito socialista dei lavoratori (PST) è stato sospeso e altri due stanno per subire la stessa sorte. Amnesty International ritiene che “le autorità algerine stiano cercando di schiacciare i loro oppositori”.
Tebboune dopo aver firmato il conveniente accordo commerciale sulle forniture di gas, che equivale a circa il 27% del nostro fabbisogno, dopo aver ricevuto mesi fa con tutti gli onori Giorgia Meloni, è atteso a Roma dal 1 al 4 novembre, quando sarà ospite dei Med Dialogues, la kermesse organizzata dalla Farnesina. Vedrà i vertici istituzionali e probabilmente avrà un incontro anche con il Papa. Tebboune, recentemente, al Forum sull’economia di San Pietroburgo, aveva definito Vladimir Putin “un amico dell’umanità”. Certi putiniani doc, a quanto pare, possono permettersi di tutto. Anche di comprarsi pezzi d’Italia.
(da Il Fatto Quotidiano)
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