IL REGALO MILIONARIO A MEDIASET DA AGCOM E VIGILANZA RAI
PROVE DI LARGHE INTESE PD-FORZA ITALIA
Il nuovo tetto all’affollamento pubblicitario della Rai doveva essere il regalo di Renzi a Mediaset (e Berlusconi) all’indomani del Referendum costituzionale dello scorso anno.
La sconfitta delle urne e le dimissioni di Renzi hanno cambiato lo scenario e fermato l’intraprendenza del Pd.
Un anno dopo, però, il piano è tornato di prepotente attualità : con il voto a marzo e i sondaggi che mostrano il Pd in caduta libera, l’obiettivo dei Dem è rinsaldare l’asse con Berlusconi per restare al governo.
A tirare le fila della partita è l’attivissima Gina Nieri, la lobbista di Mediaset che grazie al silenzio assenso del premier Paolo Gentiloni ha messo a punto una manovra a tenaglia capace di portare nelle casse di Cologno tra i 30 e i 70 milioni di ulteriori incassi pubblicitari a costo zero.
Per evitare di creare problemi al presidente del Consiglio — che è un esperto del settore radiotelevisivo -, la partita si è spostata sul doppio binario della Commissione vigilanza Rai e dell’Agcom, l’authority delle comunicazioni. E dopo mesi di trattative è arrivata la settimana decisiva.
La vigilanza Rai, arrivata alle battute conclusive per il rinnovo del contratto di servizio di Viale Mazzini, si troverà a discutere su uno dei tanti emendamenti presentati del senatore Gasparri, ma il più importante è quello che da un lato impone alla Rai di non vendere spot “a prezzi inferiori a quelli del mercato” (per non danneggiare Mediaset) e dall’altro chiede “l’applicazione su ogni singola rete, e non cumulativamente per le tre reti generaliste, del limite del 4 per cento di affollamento pubblicitario settimanale di cui all’articolo 38, comma 1, del TUSMAR”.
Oggi la Rai ha per legge un doppio limite all’affollamento pubblicitario: uno orario fissato al 12% e un altro settimanale al 4% per il quale però si considerano Rai1, Rai2 e Rai3 nel loro insieme. In sostanza si possono trasmettere fino a 432 secondi di pubblicità all’ora, ma la media settimanale delle tre reti non può superare i 144 secondi l’ora.
Con l’emendamento Gasparri, invece, ogni canale avrebbe il proprio tetto da rispettare e di conseguenza Viale Mazzini dovrebbe svuotare di spot Rai1 (oggi intorno al 6%), ricaricando Rai3 (che è vicina 3% di affollamento, ma ha tariffe più basse per gli inserzionisti).
Un travaso che sarebbe in buona parte a beneficio della rete ammiraglia di Mediaset, Canale5: non trovando spazio su Rai1 gli investitori migrerebbero verso il canale della tv commerciale con il target più simile.
Una mossa del genere toglierebbe alla Rai fino a 120 milioni di euro di pubblicità che verrebbero trasferiti in larga parte a Mediaset.
Soprattutto se l’esecutivo sfruttasse a proprio uso e consumo la nuova direttiva sui media in arrivo da Bruxelles che per far fronte allo strapotere di Facebook e Google ha intenzione di togliere il tetto all’affollamento pubblicitario per le televisioni. E anche in questo caso a beneficiarne sarebbe Mediaset che potrebbe allocare più spot sul prime time, sforando l’attuale tetto del 18% orario, e meno negli orari a minor ascolto che valgono di meno.
Michele Anzaldi, deputato Pd in Vigilanza Rai, è convinto che l’emendamento non passerà “perchè abbiamo un parere legale secondo cui il contratto di servizio non può modificare una norma primaria. Il vero regalo a Mediaset, però, è stato fatto con la programmazione dei palinsesti: il mercato ha già deciso dove investire e infatti la Rai neppure arriva a raccogliere quanto permesso dalla legge”.
Per evitare che qualche intoppo impedisca a Mediaset di passare un Natale migliore — anche in vista dell’accordo con i francesi di Vivendi -, martedì si pronuncerà sull’affollamento pubblicitario della Rai anche l’Agcom discutendo un ordine del giorno presentato dal commissario Antonio Martusciello, ex dipendente di Publitalia approdato in Parlamento tra le fila di Forza Italia. La proposta di Martusciello è la stessa di Gasparri: calcolare il tetto di affollamento settimanale sulle singole reti Rai anzichè sull’insieme delle tre generaliste.
Se l’ordine del giorno venisse approvato, sarebbe efficace da subito, senza bisogno di ulteriori passaggi parlamentari. L’authority per le comunicazione ha infatti il compito di vigilare sul rispetto dei tetti pubblicitari: la legge Gasparri che ha definito il 4% della Rai non specifica se il limite sia da intendersi per singola rete o meno e così l’Agcom si è autoregolata. E adesso è libera di cambiare idea.
Spostando decine di milioni di euro dalla Rai a Mediaset.
(da “Business Insider”)
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