IL VERO “PRO-CONSOLE” DI GAZA NON È TONY BLAIR MA JARED KUSHNER: IL GENERO DI TRUMP È LA MENTE DIETRO AL CESSATE IL FUOCO: NON È SPINTO DA NOBILI SENTIMENTI, MA DALLA FORZA DEL DENARO
LA SUA SOCIETÀ, AFFINITY PARTNERS, FA BUSINESS MILIARDARI GRAZIE AI FONDI DEI PAESI ARABI. COMPRESO IL GRANDE PROTETTORE DI HAMAS, IL QATAR, CHE NEL 2018 SALVÒ JARED CON 1,1 MILIARDI DI LIQUIDITÀ
Come sarebbe la Storia del Medio Oriente se Ivanka Trump avesse sposato Tom Brady, leggenda fra i quarterback del football, anziché Jared Kushner, architetto degli Accordi di Abramo e del recente accordo su Gaza?
Nel 2018 Donald Trump, allora presidente, si lamentò con i suoi consiglieri perché Ivanka e Tom non avevano legato – in passato – così tanto e lui ora si trovava con un genero come Kushner, calamita di pessima pubblicità.
Nell’agosto di quell’anno sulla testa di Jared pendevano sospetti per un maxi investimento dal Qatar grazie al quale la società immobiliare di famiglia avrebbe estinto la posizione debitoria originatasi da quello che a New York ricordano come uno dei più grandi flop immobiliari: nel 2007 Jared investì 1,8 miliardi di
dollari per un palazzo di 41 piani al 666 Fifth Avenue di New York.
La bolla immobiliare esplose lasciando Jared con un’esposizione mostruosa. Dieci anni dopo un fondo di investimento qatariota salvò i Kushner con 1,1 miliardi. La cattiva pubblicità nasceva dal fatto che – come rivelato dalla Nbc – alcuni funzionari del Qatar ritenevano che quel salvataggio fosse stato estorto dall’Amministrazione Trump.
Gli Usa avevano infatti sostenuto il blocco economico saudita del 2017 contro Doha proprio – la tesi di alcuni funzionari qatarioti – per spingere il Qatar a coprire l’esposizione dei Kushner. Jared ha stretto un legame molto solido sin dal 2017 con Mohammed Bin Salman.
Jared Kushner ha navigato lontano dai radar per anni, salvo tornare sotto i riflettori per l’intesa su Gaza. Proveniente da una famiglia di ebrei ortodossi del New Jersey, Jared è un immobiliarista diventato finanziere e “diplomatico”. Attualmente collabora con l’Amministrazione ma non ha alcun incarico ufficiale.
Nel primo tour alla White House Jared era ufficialmente nel team. Significa che su di lui era stato un vetting, doveva rispettare regole, svelare rendiconti economici, potenziali conflitti di interesse. Questa volta invece Jared Kushner, ora 44enne, è una sorta di volontario della diplomazia.
Chi controlla che non vi siano in gioco interessi economici nel deal su Gaza e in altri ricaschi mediorientali?
Domanda quantomeno lecita se si ricorda che nel 2021 Kushner ha fondato Affinity Partners. Il rendiconto depositato alla Sec e
risalente al marzo del 2024 dice che il 99% degli investitori è straniero.
Il grosso dei flussi viene da Emirati Arabi Uniti, Qatar e Arabia Saudita. Riad ha investito 2 miliardi (dei 620 miliardi totali del fondo PIF c’è da dire). Operazione osteggiata da Andrew Liveris, australiano e membro del board di PIF. Sollevò dubbi sull’esperienza nel mondo finanziario del genero dell’ex presidente. Mohammed Bin Salman, principe saudita, tirò dritto con il maxi stanziamento.
C’è poi la quota di Terry Gou che fu il fondatore della taiwanese Foxconn.
Ogni anno la società incassa fees per 40 milioni di dollari indipendentemente dalla resa degli investimenti.
Nel marzo del 2022, prima rendicontazione alla Sec (l’ente che regola Wall Street), Affinity Partners aveva raccolto 2,54 miliardi. L’anno seguente non ci sono nuovi investimenti ma perdite. Il vento è cambiato quando Donald Trump è tornato in odore di presidenza. Attualmente Affinity può contare su oltre 4,8 miliardi di dollari.
La potenza di investimento è però più alta. Quando i fondi di private equity investono, di solito si indebitano fino all’80% del valore totale dell’operazione. Quindi, la vera cifra a disposizione di Kushner non è 4,8 miliardi di dollari (il capitale proprio, cioè l’equity), ma piuttosto circa 25 miliardi di dollari: cioè la “potenza di fuoco” complessiva che può raccogliere aggiungendo il debito a quel capitale.
L’idea della Riviera a Gaza con deportazione dei gazawi ha in Jared parte dell’origine: parlando ad Harvard nel febbraio del
2024 disse che se «fosse nei governanti di Israele spianerei qualcosa nel deserto del Negev e ci porterei i palestinesi». E sulla riviera nella Striscia si era espresso parlando di un grande valore immobiliare
(da agenzie)
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