IN AUSTRIA SCATTA IL CORDONE SANITARIO INTORNO AL NAZISTELLO KICKL: IL PARTITO DI ULTRADESTRA DELLA FPÖ, VINCITORE ALLE URNE CON IL 28,9% DEI VOTI E 57 DEPUTATI, NON TROVA ALLEATI PER FORMARE UN GOVERNO
L’IPOTESI PIU’ PROBABILE È UNA COALIZIONE TRA POPOLARI, SOCIALDEMOCRATICI E LIBERALI, CON IL CANCELLIERE USCENTE, NEHAMMER, ALLA GUIDA
La vittoria di Herbert Kickl e della sua FpÖ nelle elezioni austriache è un altro «brick in the wall» nel grande sommovimento che sta scuotendo il paesaggio politico europeo, spostandone verso destra il baricentro.
Ma il giorno dopo, passata la sbornia, emerge chiaramente come la strada che porta a un nuovo governo a Vienna sarà lunga
Lo storico 28,9% ottenuto dalla FpÖ, con 57 deputati nel Nationalrat, non basta infatti per una maggioranza e Kickl dovrebbe cercarsi degli alleati per coronare il sogno di diventare cancelliere. Peccato però che gli altri partiti abbiano ribadito che non hanno alcuna intenzione di collaborare con lui e il suo partito, che considerano pericolosi per la democrazia.
Hanno di nuovo messo le mani avanti i popolari del cancelliere Karl Nehammer, grande sconfitto della partita con un calo di oltre 11 punti che ha fatto sprofondare la Övp al 26,3%. Non faranno mai un governo di cui faccia parte Kickl, hanno fatto sapere in margine a una riunione del Ppe a Bruxelles.
Il ruolo decisivo è quello del presidente della Repubblica, Alexander van der Bellen, al quale la Costituzione dà mano libera nella scelta della persona cui affidare la formazione di un nuovo governo. Domenica sera ha detto che «i pilastri della nostra democrazia vanno rispettati», citando lo stato di diritto, i diritti delle minoranze, la libertà dei media e l’appartenenza all’Unione europea. Tutti argomenti, sui quali Kickl schiera il suo partito su posizioni quantomeno controverse.
Secondo i più, la soluzione con maggiori probabilità è quella in cui il capo dello Stato incarichi proprio il cancelliere uscente, Nehammer, il quale potrebbe tentare di formare una maggioranza con i socialdemocratici, al loro minimo storico con il 21,1%, e i Neos, il partito neoliberale che ha avuto il 9,1%.
(da agenzie)
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