IN ITALIA 35.000 POLIZIOTTI STANNO IN UFFICIO
SIAMO IL PAESE EUROPEO CON PIU’ AGENTI E PIU’ SPESA PER LA SICUREZZA… 571 AGENTI OGNI 100.000 ABITANTI, 328.368 APPARTENENTI ALLE FORZE DELL’ORDINE, SPENDIAMO IL 2,1% DEL PIL PER LA SICUREZZA… MA 35.000 STANNO DIETRO UNA SCRIVANIA E ALTRI SONO MAL DISTRIBUITI SUL TERRITORIO… L’ABOLIZIONE DELLA LEVA OBBLIGATORIA HA FATTO ALZARE L’ETA’ MEDIA
Dato che non ci piace affrontare il problema sicurezza senza dati alla mano, abbiamo cercato di andare a fondo sulle polemiche circa l’insufficiente numero di agenti che vi sarebbe in Italia.
La realtà è più complessa e alcuni dati parrebbero sorprendenti. Andiamo per ordine.
Punto primo: tra Polizia di Stato, Carabinieri, Corpo Forestale, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria, l’Italia ha il più alto numero di agenti delle forze dell’ordine in rapporto agli abitanti. Esattamente 571 ogni 100.000 abitanti.
Anche per quanto riguarda la spesa destinata alla sicurezza non siamo messi male.
Solo la Gran Bretagna, in relazione al Pil, investe di più: il 2,5% contro il 2,1% dell’Italia.
L’Italia però ha la più alta percentuale di personale in servizio negli uffici: circa 35.000 (circa il 12% del totale) solo tra polizia e carabinieri.
Un dato dovuto soprattutto al progressivo aumento dell’età media degli appartenenti alle forze dell’ordine, penalizzati dall’interruzione del tradizionale serbatoio rappresentato dalla leva obbligatoria. I dati Eurostat elaborati da Eurispes non lasciano spazi a dubbi. Non è la quantità di appartenenti alle forze dell’ordine a far difetto all’Italia.
Con i suoi 328.368 uomini il nostro Paese è quello, nell’ambito della Ue, ad avere più addetti alla sicurezza in rapporto agli abitanti. Contro i nostri 571 ogni 100.000 abitanti, figurano staccatissimi la Germania con 321, la Gran Bretagna con 268, la Francia con 227, la Spagna con 210.
Vi sono quindi Paesi che con la metà di agenti dei nostri, assicurano un servizio analogo.
L’Italia svetta anche per le risorse destinate al settore. Sempre Eurispes fa notare come, ad eccezione della Gran Bretagna, il nostro Paese è quello che spende di più: il 2,1% del Pil, ovvero circa 500 euro pro-capite. Più di Spagna ( 1,85% del Pil), Germania (1,7%), Francia (1,2%).
Nel 2008 la voce “difesa e sicurezza sul territorio” con il 5% delle risorse dedicate, ha rappresentato l’ottava spesa primaria all’interno del bilancio statale diviso per missioni, come risulta dai dati della Ragioneria generale dello Stato.
Nel 2007 la stessa voce assorbiva il 4,85% degli stanziamenti statali.
Primo rilievo: non mancano gli uomini, ma la loro distribuzione sul territorio e la loro effettiva operatività . Ci sono 20.000 poliziotti e 15.000 carabinieri ( per non parlare degli altri organici) che non vengono adoperati per quello per cui hanno studiato, ovvero fare servizio in strada, ma che sono relegati negli uffici e dietro una scrivania per fare un lavoro da amministrativi.
Se questo, e non ne dubitiamo, è necessario lo si faccia fare a degli impiegati, non ad agenti e carabinieri.
L’età “avanzata” di molti non giustifica numeri di queste dimensioni, almeno 20/25 mila posso benissimo continuare a svolgere un’attività esterna.
Se si pensa che per assicurare un presidio sul territorio abbiamo dovuto pagare 3.000 appartenenti alle forze armate, quando abbiamo 35.000 agenti intenti a fare gli impiegati tra carte e timbri, e che sono stati addestrati per fare i poliziotti viene da incavolarsi di brutto o no?
Secondo i sindacati di polizia assistiamo a una costante crescita dell’età media degli operatori delle forze dell’ordine: 45 anni, il dato più alto tra i Paesi europei.
Ciò è dipeso dall’abolizione della leva obbligatoria grazie alla quale in passato ogni sei mesi transitava automaticamente nei corpi di Polizia un’aliquota di militari, assicurando un costante ricambio generazionale.
Se la leva la si vuole su base “volontaria” bisogna assumere giovani agenti, non se ne esce, prima di trasformare le caserme in reparti geriatrici.
La quota “giovani-meno giovani” deve essere ripartita scientificamente, sulla base delle esigenze reali di sicurezza, non lasciando marcire i problemi.
E poi i “tecnici della sicurezza”, come avviene in Europa vanno pagati adeguatamente. Spendiamo tanto e spendiamo male, gli stipendi sono tra i più bassi in Europa, le gratificazioni pari a zero, gli straordinari si pagano a forfait.
Ma si è mai vista una categoria che fa decine di ore di straordinari ogni mese gratis?
Se hanno la benzina, non hanno le auto, se hanno le auto non hanno i pezzi di ricambio, se hanno i pezzi di ricambio non hanno la benzina.
Non esiste più una scuola di investigatori, di “cervelli”, di menti adeguate per le indagini.
Si privilegia come scelta politica il farsi vedere, quando sarebbe più importante che molti girassero in borghese ai fini investigativi.
Un insieme di problemi complessi che vanno affrontati a un tavolo di lavoro che veda operatori e politica a confronto: se si vogliono ottenere risultati va ridiscusso l’intero scomparto sicurezza.
Con razionalizzazioni, investimenti, assunzione di responsabilità , organizzazione ferrea, riconoscimenti professionali.
Abbiamo delineato una cornice: spetta alla politica tracciare le linee e i colori del quadro.
Altrimenti taccia, visto che le conseguenze dell’inefficienza dello Stato le paga il cittadino.
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