IN UN ANNO DI GOVERNO LEGA-M5S AFFOGATE IN MARE 1.151 PERSONE: QUESTO IL RISULTATO DI UNA POLITICA CRIMINALE
LA DENUNCIA DI MEDICI SENZA FRONTIERE E SOS MEDITERRANEE
Sono almeno 1.151 le persone, uomini, donne e bambini, morte in mare in un anno: lo scrivono Medici senza frontiere e Sos Mediterranee.
E un anno è proprio il periodo passato dall’annuncio del governo italiano di chiudere i propri porti alle navi umanitarie.
Per le due organizzazioni, che ricordano anche che oltre 10.000 persone sono state riportate forzatamente in Libia ed esposte ad ulteriori ed inutili sofferenze, bisogna garantire con urgenza un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato, “compreso un coordinamento delle autorità competenti nel Mar Mediterraneo, per evitare morti inutili”.
Per Annemarie Loof, responsabile per le operazioni di Msf, “a risposta dei governi europei alla crisi umanitaria nel Mar Mediterraneo e in Libia è stata una corsa al ribasso”.
Da quando è stato bloccato l’ingresso nei porti italiani alla nave di ricerca e soccorso Aquarius, gestita da Sos Mediterranee in collaborazione con Msf, esattamente un anno fa, “lo stallo è diventato la nuova regola nel Mar Mediterraneo centrale, con oltre 18 incidenti documentati”. “L’assenza di navi umanitarie nel Mediterraneo centrale in questo periodo mostra l’infondatezza dell’esistenza di un fattore di attrazione – dichiara Frèdèric Penard, direttore delle operazioni di Sos Mediterranee – la realtà è che anche con un numero sempre minore di navi umanitarie in mare, le persone con poche alternative continueranno a provare questa attraversata mortale a prescindere dai rischi. L’unica differenza, ora, è che queste persone corrono un rischio quattro volte maggiore di morire rispetto all’anno scorso, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni”.
Le organizzazioni ricordano che ormai “le navi commerciali, e addirittura quelle militari, sono sempre più riluttanti nel soccorrere le persone in pericolo a causa dell’alto rischio di essere bloccate in mare e di vedersi negato lo sbarco in un porto sicuro. Per le navi mercantili che effettuano un salvataggio, in particolare, diventa estremamente complicato rimanere bloccati o essere costretti a dover riportare le persone in Libia, in contrasto con il diritto internazionale”.
(da agenzie)
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