INSULTAVANO RANUCCI, MA ORA I LACRIMATORI SPARGONO SOLIDARIETA’
E’ PEGGIO UNA BOMBA CHE NON HA UCCISO NESSUNO O QUEI POLITICI CHE VOGLIONO SILENZIARE TUTTI?
“È peggio una bomba sotto un’auto, che in fin dei conti non ha ucciso nessuno, o dei politici che mettono in atto delle pratiche sistematiche per silenziare tutti i giornalisti?”. È la domanda che si è posto venerdì sera Sigfrido Ranucci, ospite su Rai3 di Marco Damilano. Ed è una domanda che dovrebbero porsi più che altro
quei politici che, dopo avere delegittimato per anni (decenni) Ranucci, vanno ora in tivù o straparlano sui social per esprimere tutta la loro “sincera solidarietà” al conduttore di Report. La lista dei “lacrimatori per finta” è lunghissima e non può che partire dal presidente del Consiglio. Subito dopo l’attentato, Giorgia Meloni ha scritto: “Esprimo piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. Bello (forse), ma paraculo (sicuramente).
I suoi attacchi a Report, e più ancora quelli di molti suoi colleghi di partito e alleati di maggioranza, sono tanti. E del resto, pensando ai toni usati da lei e Crosetto nella chat di Fratelli di Italia, come pure agli attacchi di Donna Giorgia a Piazzapulita e Fanpage, non si resta certo stupiti: se lei difende “la libertà e l’indipendenza dell’informazione”, Donzelli è Churchill. A ulteriore riprova, cito qui tre gentilissimi post che la Meloni dedicò nei suoi profili social – tra ottobre e novembre 2019 – a Ranucci. “#Report mi dedica un bambinesco servizio degno di un circolo terrapiattista: GOMBLOTTO sovranista, hacker cosacchi, bot e robot. Zero fatti, solo fango. Raccolgo i dati e faccio una conferenza per deridere questi ‘giornalisti di inchiesta’, ci sarà da ridere” (28 ottobre 2019). “Tenetevi pronti! Domani pomeriggio conferenza stampa nella quale smonteremo il castello di menzogne diffuso la settimana scorsa da #Report su di me. Ci sarà da divertirsi, comprate i pop-corn” (3 novembre 2019). “In risposta a @reportrai3. Caro Ranucci, se denuncio #Report perde, i danni li pagate tu e Report, o li paga mamma RAI coi soldi dei contribuenti? Raccontalo agli italiani” (11 novembre 2019). Quanta stima e quanto affetto per questi “giornalisti di inchiesta”!
La stessa stima – o quasi – che il 7 novembre mosse Gasparri in Commissione Vigilanza Rai, quando – bofonchiando più del solito – provò a bullizzare Ranucci esibendo anche una carota e “un cognacchino” o “cordiale per farsi coraggio”, e già anche solo per usare ancora la parola “cordiale” – che nessuno menziona più dai tempi del Gozzano – Gasparri meriterebbe il confino eterno (magari a casa di Capezzone).
Grande solidarietà anche da parte di La Russa: un altro molto credibile, visto che Ranucci e Report li ha pure querelati (con risultati disastrosi: per La Russa, però). La lista di querelatori e/o dileggiatori è lunga: Giorgetti e moglie, Caputi (capo di gabinetto di Palazzo Chigi), Tosi, Fazzolari, Urso, Santanchè, Rauti, Fascina, Arianna Meloni eccetera. Tutta gente che ora (con sfumature diverse) frigna, cade dal pero e si dice dispiaciuta. E c’è pure chi ci crede. Tra i lacrimatori finti figurano poi non pochi giornalisti con la schiena diversamente dritta, che lasciano intendere che quella bomba poteva e potrebbe scoppiare anche sotto la loro macchina (come no). Tanto per cambiare, in una “gara tra peggiori” non possono mancare Renzi e il suo (sempre più sparuto) codazzo. Renzi si dice ora sgomento, ma fino a ieri bastonava Ranucci per avere osato svelare il suo famoso incontro all’autogrill con Marco Mancini. Per l’occasione è pure rispuntato l’ultrà renzianissimo Nobili, che stimava così tanto Ranucci da spacciare per vero un
“dossier” saturo di falsità contro di lui. L’economia italiana è in crisi, ma se l’ipocrisia, le lacrime di coccodrillo e la faccia come il deretano facessero reddito, saremmo il paese più ricco del mondo. Per distacco.
(da ilfattoquotidiano.it)
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