INTERCETTAZIONI, IL BAVAGLIO DI SORO AI GIORNALI
L’EX PD: “PROCESSI MEDIATICI, RIVEDERE IL CODICE ETICO”
Stavolta il bavaglio, o la regolamentazione per usare un termine caro a chi confonde la censura con la giustezza, potrebbe funzionare.
Forse perchè l’ex dermatologo Antonello Soro, officiato garante per la privacy, s’inserisce fra i non “divisivi”, scrive a pagina 17 di un’inconsueta relazione annuale, e invoca e annuncia nuove norme per le intercettazioni.
Per chi le raccoglie, la magistratura e per chi le pubblica, i media: “Intendiamo promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto il diritto di cronaca e dignità della persona”.
Le parole sono morbide, quasi flautate, ma non coprono le ambizioni di Soro: punire di più i cronisti.
“Per tale obiettivo — prosegue — questa potrebbe essere una strada meno divisiva e forse più concludente rispetto alle diverse ipotesi legislative tentate nella scorsa legislatura”.
Lì dove fallirono i vari Saverio Nitto Palma e Angelino Alfano, l’ex capogruppo Pd intravede il trionfo.
Soro ha individuato un doppio piano di azione: vuole sigillare le procure, rendere inaccessibile le telefonate, obbligare a continui e cervellotici cambi di password, a impenetrabili archivi digitali, a diabolici macchinari per rintracciare impronte e beccare il reprobo.
L’Autorità ha avviato un confronto con cinque procure pescate a campione, l’ufficio tecnico sta per redigere la norma, e il presidente se ne vanta: “Per garantire il più possibile le parti processuali e i terzi coinvolti, unitamente al segreto investigativo, abbiamo avviato un’attività conoscitiva sulle procedure seguite in materia di intercettazioni dai gestori incaricati e dalle Procure”.
Ma quel che preoccupa Soro, e quello che ha sempre tormentato i politici inciampati al telefono, è la presunta impunità dei giornalisti.
Eppure le leggi già esistono: i cronisti non possono pubblicare le intercettazioni ancora protette dal segreto e nemmeno riportare un colloquio integrale sino al secondo grado giudizio.
Pr completare la riforma, Soro ha bisogno di una sponda, di un riflesso disciplinare e così auspica una collaborazione con l’Ordine per inasprire il codice etico.
Soro dedica un lungo paragrafo a una personale lezione di giornalismo: “Sul versante della cronaca giudiziaria, la tendenza, sempre crescente, alla mediatizzazione dei processi rafforza l’esigenza di un’adeguata selezione delle notizie di rilevanza pubblica, da rendere con modalità rispettose dell’altrui riservatezza e della presunzione d’innocenza”.
Qualsiasi cosa volesse dire, Soro prova a ripeterlo qualche riga dopo: “La pubblicazione di atti di indagine deve rispondere a finalità di interesse pubblico e non a tensioni voyeuristiche, nella consapevolezza che non tutto ciò che è di interesse pubblico è di pubblico interesse. (…) Bisogna evitare fughe di notizie e quel ‘giornalismo di trascrizione’ che finisce per far scadere la qualità dell’informazione”. Di più, Soro non dice.
Daniela Santanchè, però, interpreta al volo: “Ci voleva il Garante per la privacy per porre un freno all’uso distorto e inappropriato delle intercettazioni. Va infatti nella giusta direzione l’annuncio di soluzioni e provvedimenti più adeguati, che aumentino lo standard di protezione dei dati trattati e di una revisione del codice dei giornalisti”. Qualche ora più tardi, interviene Franco Siddi (presidente sindacato Fnsi): “Il tema delle intercettazioni non va mai strumentalizzato. No a comportamenti autoritari”.
Il presidente di Montecitorio, Laura Boldrini, nonostante il ruolo istituzionale, è stata più netta: “La tutela della privacy non ostacoli il giornalismo”.
Assieme al futuro, a Soro interessa persino il passato e intima ai giornali di cancellare “dagli archivi notizie non più attuali che l’interessato ritiene pregiudizievole”.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply