INTERVISTA A BERLUSCONI: “SALVINI E’ UNO SBRUFFONCELLO, NON SARA’ LUI IL CANDIDATO PREMIER”
“VOTARE ADESSO E’ DA IRRESPONSABILI, NO ALL’USCITA DALL’EURO”
“Non si può andare al voto a giugno. Le elezioni prima di novembre sono impossibili. Portare il Paese alle urne in queste condizioni è da irresponsabili”.
Il messaggio di Silvio Berlusconi è chiaro. È rivolto a Matteo Renzi ma soprattutto a Matteo Salvini che a volte è un po’ “sbruffoncello”.
Il leader forzista prende tempo. Anche perchè il suo obiettivo è ricandidarsi per la settima volta: “Quando la Corte di Strasburgo mi restituirà questo diritto”.
Nel frattempo punta a una riforma elettorale completamente proporzionale e ammonisce il capo della Lega: “Saremo ancora alleati ma non sarà lui il leader del centrodestra”. E di certo Forza Italia non darà mai il suo sostegno a un governo guidato dal M5S.
Quindi presidente lei vuole ricandidarsi davvero?
“Non dipende da me, dipende dai giudici di Strasburgo. Sono in attesa di una sentenza che mi restituisca il diritto di presentarmi al giudizio degli elettori, rimediando a una grave ingiustizia che ritengo di aver subito”.
La sentenza è stata emessa dai tribunali italiani. Ma chi glielo fa fare di rimettersi in pista?
“Non posso ignorare la richiesta pressante che mi giunge dai militanti e dagli elettori di Forza Italia. Quindi, in un modo o nell’altro, alle elezioni sarò presente. I giudici di Strasburgo tengano presente che la loro sentenza non riguarda un privato cittadino, cosa che sarebbe comunque importante, riguarda la democrazia in un grande Paese europeo “.
Quindi preferisce non tornare al voto subito. A giugno è possibile?
“Mi pare complesso. Ci vorrebbe un grande accordo sui meccanismi elettorali che per ora non vedo. È importante, anzi è essenziale, che gli italiani possano tornare al voto al più presto, e scegliere finalmente da chi vogliono essere governati. L’ultima volta che questo è accaduto è stato nel 2008, con il governo Berlusconi. Ma occorre ragionevolezza, è meglio impiegare due-tre mesi in più ed arrivare al voto con una legge elettorale che funzioni, piuttosto che votare subito in una situazione come l’attuale, senza aver neppure armonizzato i sistemi elettorali di Senato e Camera, come ha giustamente chiesto il Capo dello Stato”.
Ma lei appoggerebbe con il Pd una legge elettorale che preveda il premio alla coalizione?
“Nella realtà di oggi qualsiasi premio di maggioranza significherebbe consegnare il governo del Paese a una minoranza relativamente ristretta. Il premio di coalizione è forse meno irragionevole del premio di lista, che indurrebbe a forzature senza senso, ma non è la soluzione del problema. Vede, qualunque tipo di correttivo maggioritario ha senso in uno scenario bipolare. Quando si confrontano due schieramenti omogenei, ed uno dei due vince avvicinandosi al 50%. Oggi in Italia lo scenario è tripolare e quindi il polo che prevalesse poco al di sopra del 30% necessiterebbe di un premio vicino al 25%, assolutamente eccessivo”.
Quindi lei vuole un sistema completamente proporzionale?
“È quello che chiediamo. Se gli elettori decideranno di dare la maggioranza a un partito o a uno schieramento, questo legittimamente governerà , e naturalmente ci auguriamo di essere noi; se non decideranno questo, sarà inevitabile successivamente al voto fare qualche tipo di coalizione”.
Certo, i vostri rapporti con Lega e Fdi non sono idilliaci. Vi presenterete ancora insieme?
“Credo che il centro-destra sia il solo schieramento politico in grado di far uscire il Paese dalla crisi. Essere uniti è importante, purchè su un progetto davvero condiviso. Il centro- destra non può pensare di avere un futuro soltanto intercettando le paure e il malcontento degli italiani. Lo scetticismo degli elettori si batte con la serietà delle proposte e delle idee”.
Salvini però vuole essere il leader di questo schieramento.
“Con Salvini e Meloni ci siamo visti. Va tutto bene. In privato Matteo mi abbraccia, dice che ho ragione io. Poi in pubblico fa un po’ lo sbruffoncello. Ma ormai lo conosco. Lui lo sa che non può essere il candidato premier. Sul programma siamo d’accordo al 95%. Solo sull’uscita dall’euro siamo in disaccordo”.
Non è una cosa da poco. La Lega ne sta facendo un cavallo di battaglia.
“Sono stato molto critico sul modo nel quale l’Italia è entrata nell’Euro. Forse è stato sbagliato entrarci. Ma oggi uscire dall’Euro sarebbe velleitario, l’Italia ne avrebbe ripercussioni gravissime per il suo debito pubblico e anche per le aziende e per il risparmio degli italiani. I tassi d’interesse schizzerebbero in su, l’inflazione ripartirebbe galoppante, ondate speculative travolgerebbero la nostra moneta. Quello che potremmo studiare però è la possibilità di una moneta italiana con una doppia circolazione di moneta, euro e lira, in modo da riacquisire una parziale sovranità monetaria. L’Europa, però, deve cambiare strada con urgenza altrimenti la fine non solo dell’Euro ma dello stesso sogno europeista sarà inevitabile”.
È’ sicuro che l’idea di una moneta parallela sia praticabile?
“Ne ho discusso con tanti professori e economisti. Lei forse non ricorda che dopo la guerra in Italia c’era l’Am-Lira. Quando mia madre mi mandava a fare la spesa, pagavo con quella moneta. Funzionava benissimo”.
Quindi una sorta di “Am-euro”?
“Oggi ovviamente si chiamerebbe lira e basta”.
Lei prima faceva riferimento alle alleanze dopo il voto. In caso di stallo darebbe i suoi voti a un governo presieduto da un esponente del M5S?
“Ovviamente no. Mi pare che il M5S dimostri ogni giorno di più di non essere in grado di governare il Paese. La vocazione totalitaria travestita da antipolitica preoccupa davvero. Non so quale sia il vero obbiettivo di Grillo e Casaleggio, so però che i toni e il linguaggio del comico genovese ricordano fenomeni di totalitarismo. D’altra parte Grillo è certamente abile nell’intercettare situazioni di malessere che esistono. La proposta di reddito di cittadinanza, per esempio, come la declina lui è impraticabile, ma coglie un problema reale, il dilagare della povertà che riguarda ormai, in forme più o meno gravi, 15 milioni di italiani. Stiamo studiando una formula che possa funzionare anche in Italia, partendo dagli studi sull’imposta negativa sul reddito del grande economista liberale Milton Friedman”.
Quindi non resta altro che il ritorno alle larghe intese. Sosterrebbe di nuovo un governo guidato dal Pd?
“Sinceramente preferisco pensare di dare i nostri voti a un governo guidato da una figura indicata dagli elettori di Forza Italia e del centro-destra”.
Matteo Renzi ha ancora un futuro politico?
“Dipende da lui. Renzi ha commesso tanti errori. Ha creduto che essere brillante nei dibattiti e avere la battuta pronta, significhi avere un progetto in grado di convincere gli italiani. Di fatto ha svuotato di significato il Pd senza modernizzarlo. Oggi è in evidente difficoltà , anche nel suo partito. Può uscirne ma deve capire che in politica non basta essere brillanti, occorre avere delle idee e dei valori nei quali credere con forza”.
Le piace Gentiloni?
“Gli riconosco uno stile e un garbo dei quali nella vita pubblica italiana si sentiva decisamente il bisogno. Sul piano personale ne ho stima, sul piano politico non posso dimenticare che guida un governo espressione del Pd e quasi fotocopia di quello di Renzi. Quindi siamo coerentemente, e ragionevolmente, all’opposizione”.
Parlava di economia in crisi. Qualche problema ce l’ha pure Mediaset. La cederà ?
“La mia famiglia considera Mediaset assolutamente incedibile. E’ una storia industriale italiana della quale sono orgoglioso di essere il fondatore e sono ancor più orgoglioso di come i miei figli e i miei collaboratori hanno continuato la mia opera facendo crescere l’azienda e mantenendole il ruolo di protagonista dell’informazione e dello spettacolo nel nostro Paese. Il destino della famiglia Berlusconi e quello di Mediaset sono indissolubilmente legati”.
È possibile un accordo con Vivendi?
“Noi non abbiamo mai voluto la guerra con nessuno. Ma è necessario che tutti stiano ai patti, alle regole e alle leggi. Su queste basi, ma solo su queste basi, gli accordi sono sempre i benvenuti”.
(da “La Repubblica”)
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