INTERVISTA A CAROLA RACKETE: “LA BATTAGLIA PER SALVARE LA FORESTA DI DANNENRODER, NON SONO MAI STATA ARRESTATA”
“ORA SONO IN NORVEGIA PER CONTO DI UNA FONDAZIONE AUSTRALIANA IMPEGNATA NELLA DIFESA DEI GHIACCI DELL’ANTARTIDE”
E’ stata arrestata di nuovo, Carola?
“No, non era un arresto”.
Cos’era allora?
“Una specie di sanzione amministrativa o, meglio, un foglio di via”
Cosa imponeva quel foglio di via?
“Per cinque giorni mi è stato vietato di entrare nella danger zonè della foresta di Dannenrà¶der, ossia l’area che avevamo occupato per protestare contro l’abbattimento di alberi secolari e la costruzione dell’ennesima autostrada…”.
Carola Rackete è così, prendere o lasciare. Ci sono sempre un divieto da scavalcare e una causa per cui vale la pena rischiare tutto, nella sua vita di giramondo.
L’avevamo incontrata a Vienna un anno fa, subito dopo l’uscita del suo libro “Il mondo che vogliamo”.
Ci aveva detto di essere tornata alla sua first life, ossia a sostenere attivamente campagne in difesa dell’ambiente e della biodiversità .
Due erano le immagini che l’Italia aveva di lei: al timone della Sea Watch 3 mentre faceva rotta su Lampedusa con una cinquantina di migranti a bordo, la prima; portata via dai finanzieri per un arresto che non è stato convalidato, la seconda.
Ora ne abbiamo una terza: Carola lassù in alto sugli alberi, tra querce e faggi che hanno tre secoli di vita e che il governo tedesco vuole tagliare. La 32enne tedesca si è unita alla protesta degli ambientalisti all’inizio di ottobre fino allo sgombero della polizia del 12 novembre scorso. Oggi Carola si trova in Norvegia.
Perchè quei mille ettari di bosco sono così importanti?
“Ad ottobre il governo tedesco ha dato l’ok al taglio degli alberi, facendo finta di non sapere che è un’area protetta dall’Unione Europea, perchè rientra nella lista di siti di interesse comunitario del progetto Natura 2000. La foresta è diventata un simbolo della lotta alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica: la Germania, contravvenendo agli accordi di Parigi, non le ha ridotte. Non solo. Ha fallito 19 dei 20 obiettivi del trattato sulla difesa della biodiversità . Detta altrimenti: la Germania ha accordi internazionali che non rispetta e sta ancora costruendo infrastrutture che non sono pensate per rispettare l’ambiente”.
Anche lei ha dormito nelle case costruite sugli alberi?
“Sì, qualche volta. Sono a 20 metri di altezza, per salire devi usare un complicato sistema di corde. La rivolta contro l’autostrada è cominciata 14 mesi fa con l’occupazione da parte dei cittadini locali. All’inizio dormivano in tenda, poi hanno fabbricato le case di legno sospese. In seguito si sono uniti i movimenti ambientalisti tra cui Extinction Rebellion”
Il governo tedesco sostiene che ormai i contratti per l’autostrada sono stati firmati e che gli ambientalisti, in sostanza, protestano ma non offrono soluzioni alternative realistiche. Cosa risponde?
“Che non è vero. I movimenti hanno depositato centinaia di proposte, tutte ignorate. Giusto un mese fa è stato pubblicato uno studio indipendente che dimostra come la Germania potrebbe ancora ridurre le emissioni dell’1,5 per cento, ma non raggiungerà mai l’obiettivo del Trattato di Parigi se continua a costruire autostrade per macchine e tir. E’ l’intero sistema dei trasporti che deve essere ripensato”.
Come?
“Riducendo i trasporti, in generale. Usando di più i treni, quindi ampliando la rete ferroviaria. Pensando a fabbricare auto ecologiche. Aumentando le piste ciclabili…”
La polizia dell’Assia vi ha sgomberato. Ci sono stati scontri?
“E’ stato uno sgombero abbastanza violento. Uno degli agenti ha tagliato la corda di sicurezza cui era legata una donna, che ha fatto un volo di una decina di metri, riportando serie ferite alla spina dorsale. Inizialmente la polizia ha negato ogni responsabilità , in maniera scandalosa. Poi però il poliziotto ha avuto il coraggio di ammettere pubblicamente di aver tagliato quella corda”.
Crede che le istituzioni europee stiano facendo abbastanza per la difesa dell’ambiente?
“No. Nessun Paese sta raggiungendo gli obiettivi dell’accordo sulla biodiversità , e siamo molto perplessi dal modo con cui governano la politica agricola comune”.
Adesso lei dove si trova?
“Sono in Norvegia. Passerò l’inverno qui e sto cominciando a lavorare part-time con la Bob Brown Foundation, una fondazione australiana impegnata nella difesa dei ghiacci dell’Antartide. Sto programmando un viaggio al Polo”.
Le capita di ripensare a cosa è accaduto a Lampedusa nel 2019?
“No…ma sono ancora nella lista delle emergenze della Sea Watch”.
Sulla sua pagina di Twitter, però, la vediamo scrivere spesso sulla questione dei flussi migratori. Vede qualche cambiamento rispetto ai tempi in cui pilotava la nave dell’ong tedesca? In Italia, ad esempio, Salvini non è più al governo.
“Non seguo la politica italiana. Tuttavia, basta guardare quanto accade in Grecia, a Malta e nel Mediterraneo Centrale per capire che non è cambiato niente. Non vedo miglioramenti, anzi, se possibile, le cose stanno peggiorando”.
Tornerà a pilotare una nave per soccorrere migranti?
“Non lo so”.
(da “La Repubblica”)
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