INTERVISTA A CIVATI: “DA RENZI ECCESSO DI SUPPONENZA, STEFANO NON ASPETTAVA ALTRO”
“SE OGNI VOLTA CHE UNO PROPONE QUALCOSA CHE NON AGGRADA, VIENE TRATTATO COSI’, CHI SI AZZARDA PIU’ A CRITICARE”
«I due non si sono mai amati, e del resto lo spazio di Stefano Fassina nel governo con la segreteria Renzi si era fatto sempre più stretto. Ma quest’episodio è la spia di qualcosa di ben più profondo di uno scontro fra due diverse personalità del Pd».
Onorevole Civati, ha sbagliato Renzi a snobbare platealmente il viceministro?
«Al suo posto non l’avrei fatto. Se ogni volta che uno propone qualcosa che non aggrada, il segretario tira fuori tanta supponenza, chi si azzarda più a sollevare la minima critica? Anzi, anticipo Renzi, e me lo dico già da solo: Civati chi?».
Ma lo strappo di Fassina è arrivato troppo a botta calda?
«Forse non aspettava altro per mollare, e ha colto al volo l’occasione. Già una volta Fassina aveva minacciato ledimissioni, poi rientrate. Dentro il governo la sua posizione si stava facendo sempre più difficile, la sua linea in rotta di collisione con quella del nuovo segretario».
Insomma, l’incidente è stata l’ultima goccia.
«Più che altro, guardando dietro lo scontro fra due persone, quel che è successo dimostra quanto sia fragile e instabile il rapporto fra l’intero governo Letta e il Pd a trazione Renzi».
Chi tocca il rimpasto muore?
«Letta vorrebbe “renzizzare” il governo, sta valutando se mettere dentro due o tre uomini di Matteo, per garantirsi il cammino. Però sa anche che danza delle poltrone che innesca può diventare una danza macabra per l’esecutivo. Rischia di non controllarla più».
E il segretario?
«Resiste, per Renzi rimpasto è come una parolaccia. Con i suoi ministri, e con un patto di governo sottoscritto, è chiaro che l’esecutivo diventa il governo del segretario, e addio alle mani libere».
Per esempio?
«Vedo che Renzi evoca di continuo riforme da approvare con maggioranze diverse rispetto a quella della coalizione di governo. Sulla legge elettorale, ma anche sui diritti civili, e pure sul job act. Ma allora, facciamole su tutte quante le proposte, no? Facciamo una maggioranza per cambiare la Fini-Giovanardi e poi un’altra con Sel sugli F-35, e via così».
Conclusione?
«A furia di rispostacce ad Alfano, e di minacciare di approvare lo stesso il suo pacchetto con maggioranze trasversali, sai che succede? Che quelli del Nuovo centrodestrasalutano e se ne vanno, Alfano si stufa e torna nella vecchia band, a rifare i Rolling Stones col Cavaliere…».
Messa così, la strategia di Renzi è un abbraccio mortale per Letta.
«La tensione è fortissima, il governo in realtà è sempre più fragile. Una volta lo dicevo solo io, ora vedo che in tanti non gli danno lunga vita. Io dico: ben venga un patto di governo se serve a dare risposte al paese. Ma non mi aspetto grandi cose da Letta, stretto com’è fra Renzi, ma anche Alfano e Scelta Civica».
Che suggerisce?
«Durante la battaglia delle primarie, dicevo: meglio andare a votare. Lo dico anche adesso, solo che i margini si son fatti sempre più stretti. E una fine traumatica della legislatura io proprio non me la auguro».
Umberto Rosso
(da “la Repubblica“)
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