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INTERVISTA A ELLY SCHLEIN: “PACE, GIUSTIZIA SOCIALE E CRESCITA VERDE: PERCHE’ SCENDIAMO IN PIAZZA”

IL PD TORNA AD ORGANIZZARE UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DOPO 10 ANNI

”Sai da quant’è che il Partito Democratico non organizza una manifestazione nazionale?”, chiede Elly Schlein, mentre si aggiusta il microfono sulla giacca, prima che l’intervista inizi.
“Sono dieci anni”, si risponde da sola mentre si accomoda sulla poltroncina negli studi della redazione di Fanpage.it.
Più che un’adunata di partito, quella di Roma a Piazza del Popolo, il prossimo sabato 11 novembre, sembra più un’operazione chirurgica per ricucire una ferita: “In questi anni probabilmente si è smarrito un po’ l’identità del nostro partito – spiega la segretaria del Pd, appena si accendono le telecamere -, ma il primo impegno che ci siamo presi quando ci siamo candidati alle primarie è proprio quello di ricostruirla. E di ricostruire un rapporto di fiducia con le persone che ci votano e quelle che hanno smesso di votarci. L’invito per la piazza è anche, forse soprattutto per loro. Per tornare, insieme a loro, a credere nel Partito Democratico.
Credere a cosa? Di cosa parlerete, dal palco di Piazza del Popolo?
Credere che un’alternativa c’è, a Giorgia Meloni e alle sue politiche sbagliate.
Ad esempio?
Ad esempio, è una piazza che vuole difendere la sanità pubblica dai tagli del governo. sta facendo. Tagli che poi si sostanziano in meno servizi per le persone, ma anche nella carenza di personale. Il governo minimizza, dice che basta far lavorare di più l personale esistente. Ma oggi il personale sanitario fa già turni massacranti e rischia il burnout.
Voi cosa avreste fatto, al posto loro?
Noi abbiamo chiesto di sbloccare nuove assunzioni per potere riempire i reparti. Così come del resto abbiamo chiesto di aumentare le risorse per la scuola pubblica., che è la prima grande leva di emancipazione sociale e per la quale il governo di Giorgia Meloni non ha messo nulla in manovra. Per loro il diritto allo studio è come se non esistesse.
Ok, ma con quali soldi?
Con quelli che ci sono, che vanno usati meglio.
Cioè?
Cioè evitando misure che strizzano l’occhio agli evasori, spendendo meglio quello che c’è. Faccio un esempio: In questo Paese si spendono ogni anno 22 miliardi di euro in sussidi ambientalmente dannosi. E poi ci sono tantissime agevolazioni fiscali da razionalizzare, c’è contrastare seriamente l’evasione fiscale. Noi stiamo facendo una grande battaglia, anche europea, per contrastare l’evasione dei grandi gruppi multinazionali che sottraggono risorse importanti da investire nella ricerca, nell’innovazione, nell’accompagnamento della conversione ecologica. E anche nei servizi pubblici fondamentali come la sanità. E invece loro, anziché recuperare quei soldi, fanno giochi di prestigio coi numeri per far credere alla gente che i tagli non ci sono.
In effetti, questo è quel che dicono…
Questo è quel che dicono loro. Ma tutti gli esperti, guardando i numeri, dicono altro, che c’è una riduzione del Fondo sanitario nazionale, che si traduce in un taglio dei servizi. E non sono solo gli esperti. Lo dice anche lo stesso ministro della Salute, che chiedeva di mettere più risorse in manovra. E lo dicono anche alcune regioni governate dal centrodestra chiedono di mettere sulla sanità pubblica almeno il 7,5 del Pil, dopo che l’hanno chiesto l’Emilia Romagna, la Toscana.
Se tutti chiedono più soldi nella sanità, anche all’interno della maggioranza, perché il governo la taglia?
Perché hanno in testa un altro modello di sanità: quello per cui chi ha il portafoglio gonfio può andare direttamente dal privato saltando le liste d’attesa. E chi non ha questa possibilità cosa fa? Rinuncia a curarsi? Noi non lo possiamo accettare. Anzi, vorremmo vedere un miglioramento della sanità pubblica perché non era perfetta neanche prima.
E come la cambiereste, voi?
La pandemia dovrebbe aver insegnato che non basta avere degli ospedali di qualità. Bisogna avere una sanità territoriale, cioè più prossima, più vicina alle case dei cittadini. Le case della comunità servono a questo. E non è un caso se il governo le sta tagliando nel Pnr perché non ci crede. E se ascoltiamo le giovani generazioni, cosa chiedono? Chiedono anche un forte investimento sulla salute mentale. Ma per unire le generazioni potremmo dire: più risorse sulla salute mentale, ma anche più risorse sulla non autosufficienza. Perché è una vergogna che il governo non abbia messo 1 euro per i servizi alle persone non autosufficienti e per aiutare le loro famiglie.
Tra l’altro in manovra c’è anche questa norma che dovrebbe decurtare le pensioni agli operatori sanitari. Molti dicono che incentiverà l’uscita precoce di molti operatori sanitari…
Sulle pensioni si sta svelando il tradimento di tutte le promesse elettorali che ha fatto questa destra. Perché hanno tuonato per anni contro la Fornero e poi arrivano loro tagliano le pensioni dei dipendenti pubblici, riescono a restringere i requisiti per uscire anticipatamente, colpendo una volta ancora più duramente le donne sui requisiti di opzione donna. Sono il contrario di quello che raccontavano di essere. Ma gli italiani non si faranno prendere in giro, vedranno chiaramente quello che stanno facendo.
Parliamo di lavoro: il governo ha messo buona parte dei soldi della legge di bilancio sul taglio del cuneo fiscale, che era anche una delle proposte del Partito democratico nella scorsa campagna elettorale. Almeno su questo siete d’accordo con Giorgia Meloni o avreste fatto una manovra diversa?
In tema lavoro, noi chiedevamo che il taglio del cuneo fosse strutturale. Questo dura solo un anno. E sfatiamo un altro mito: non hanno aggiunto un euro rispetto alla scorsa legge di bilancio. Hanno semplicemente prorogato quel che c’era già. La stessa cosa la fanno sulla riforma dell’Irpef, che alla fine dei conti si tratta di un intervento a pioggia, per cui si risparmieranno 14 euro di tasse al mese per un anno. È una manovra senza visione del futuro, che non aiuta la crescita.
Anche qui: cosa avreste fatto voi?
Ci sono delle misure che si possano adottare a costo zero, ad esempio quella sul salario minimo su cui tutte le opposizioni hanno fatto una proposta unitaria che chieda di rafforzare i contratti collettivi, ma anche di dire che sotto i 9 euro non è lavoro, è sfruttamento e questa si potrebbe adottare domattina.Su questo stiamo ancora aspettando una risposta da parte di Giorgia Meloni, che non ha neanche il coraggio di dire no.
Il salario minimo, ok. E poi? Come si fa ripartire un’economia che è tornata a essere il fanalino di coda dell’Unione Europea?
Serve un nuovo modello di sviluppo che trova un equilibrio necessario con il pianeta. E da questo punto di vista gli investimenti che servono sono quelli che accompagnano le imprese nella conversione ecologica. Faccio un esempio concreto: noi faremo un emendamento per proporre che su tutti i tetti degli edifici industriali e commerciali si possano incentivare le pose dei pannelli solari.
C’è chi dice che la lotta al cambiamento climatico sia contro la crescita economica…
Chi lo dice, sbaglia. Anche le imprese hanno capito che è conveniente investire nell’efficienza energetica, nell’energia rinnovabile perché risparmi in bolletta oltre a ridurre il danno che stiamo facendo all’ambiente. Abbiamo fatto delle proposte ascoltando il mondo produttivo e anche il mondo sindacale. Ad esempio sul credito d’imposta che deve tenere insieme gli investimenti green, gli investimenti tecnologici, ma anche la formazione di lavoratrici e lavoratori. Perché senza le competenze non staremo al passo delle grandi trasformazioni che stanno sconvolgendo il mondo del lavoro e la trasformazione digitale e quella ecologica richiedono di lavorare per le professionalizzazione lavoratrici e lavoratori per formare le competenze adeguate. Di tutto questo non c’è traccia in legge di bilancio, e non solo: stanno al governo da un anno e non abbiamo visto uno straccio di piano industriale per far stare l’Italia a testa alta.
In teoria, il piano industriale dell’Italia dovrebbero essere i progetti del Pnnr…
Il Pnnr sta frenando perché per dieci mesi loro, con la loro confusione, hanno creat incertezza su chi lo deve attuare. Parlo dei Comuni, ad esempio, a cui hanno tagliato 13 miliardi di progetti. Parlo anche delle imprese. Hanno passato dieci mesi a dire che doveva essere modificato. E poi abbiamo scoperto che le modifiche erano tagli. E non sono solo soldi: qui c’è in gioco anche la nostra credibilità come sistema Paese, e la costruzione del nostro futuro: come si fa una vera conversione ecologica che non sia green washing che aiuti davvero a ridurre le emissioni inquinanti? Come facciamo ad accompagnare la transizione digitale in un Paese che è ancora molto indietro e che potrebbe aiutare le piccole e medie imprese, invece ad aprirsi a opportunità più vaste? Di tutto questo non c’è traccia, perché a loro non interessa cambiare il modello di sviluppo in questo Paese.
Quella dell’11 novembre, hai detto, sarà anche una manifestazione anche per la pace. L’ha detto l’inizio. Pace vuol dire ovviamente dire qualcosa di importante sulla guerra in atto a Gaza, tra Israele e Hamas. Cosa direte dal palco di Piazza del Popolo? Soprattutto, cosa risponderete a chi ti dice, a chi dice che chiedere il cessate il fuoco è implicitamente darla vinta da Hamas?
Non sono d’accordo su questo. Penso che la comunità internazionale debba insistere per un cessate il fuoco umanitario e per fermare questa strage di civili a Gaza. Sarebbe sbagliato fare un’equazione tra Hamas e il popolo palestinese. Sarebbe, questo sì, un enorme favore ad Hamas, che invece va isolata nel popolo palestinese e nel mondo arabo. Perché vediamo un rischio di allargamento di questo conflitto anche a livello regionale, per non dire di più.
Il cessate il fuoco serve a evitare che si allarghi il conflitto?
Non solo. Bisogna garantire l’arrivo di aiuti umanitari alla popolazione palestinese, che ha già sofferto moltissimo in questi decenni. Per il popolo palestinese, il diritto internazionale è stato poco più che un miraggio in questi anni. Noi continueremo a insistere per una soluzione di pace, quella dei due popoli e due Stati, quella in cui ci sono due Stati che hanno entrambi diritto ad esistere, a essere riconosciuti. E a vivere in pace.
(da Fanpage)

This entry was posted on martedì, Novembre 7th, 2023 at 20:27 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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