INTERVISTA A FASSINA: “LA SCISSIONE E’ IN ATTO, LA ALIMENTA RENZI”
SULL’ART. 18 REPLICA: “ANCHE KIM-JONG-UN HA L’ULTIMO MODELLO DI IPHONE”… “LEZIONI DI DISCIPLINA DI PARTITO DA CHI HA FATTO SALTARE L’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO NON NE PRENDO”
A un certo punto della conversazione Stefano Fassina nomina la parola scissione: “Una scissione molecolare è in atto. Ieri abbiamo incontrato molte persone che ci hanno detto che hanno lasciato il Pd. Oggi dico che la dovremmo evitare. Ma è il presidente del Consiglio che alimenta la contrapposizione, ricercando un nemico”.
Il discorso di Renzi alla Leopolda è appena finito.
Fassina, di ritorno con i figli dallo zoo, pare stupito dai toni aspri: “Mi colpisce la straordinaria capacità che ha Renzi di evitare sistematicamente il merito. Mi sarei aspettato dal presidente del Consiglio alla sua prima uscita dopo l’approvazione della legge di stabilità che spiegasse i punti importanti del disegno di legge. E invece purtroppo ho sentito il solito comizio teso alla ricerca sistematica di un nemico da dare in pasto all’opinione pubblica”.
Andiamo con ordine. Renzi dice che il precariato non si sblocca con cortei. E che dovete farvene una ragione: il posto fisso non c’è più.
Guardi, che il posto fisso non c’è più lo abbiamo capito da 30 anni a questa parte. Il punto è se vogliamo archiviare insieme al posto fisso il tema della dignità della persona che lavora come un vecchio arnese del novecento.
Appunto, siamo sempre alla difesa dell’articolo 18. Lei, per dirla con Renzi, insiste a voler mettere il gettone nell’I Phone.
Se poi vogliamo fare le battute gli dico che anche il leader coreano Kim Jong-un, trentenne di successo, ha l’ultima versione dell’ i-Phone… Ma converremo tutti che non è un modello di progresso. Con rispetto farei notare a Renzi che innovazione non è scopiazzare i conservatori con 30 anni di ritardo. Però al fondo vedo una mistificazione.
Quale?
La piazza non era solo sull’articolo 18. La piazza ha chiesto e ha proposto una politica economica alternativa all’agenda liberista portata avanti da un presidente che non indossa più il loden ma uno smagliante giubbotto di pelle. Ed è su quella agenda che Renzi non vuole rispondere. Che sinistra è quella che dà 80 euro al mese a chi ha 90 mila euro di reddito annuo e non dà nulla a chi è in povertà assoluta o a una partita iva senza lavoro?
Non giriamoci attorno: voterà il jobs act?
Non ci giro attorno. Senza correzioni significative, no. Così com’è la delega lavoro aggrava la precarietà e la conferma arriva dalla legge di stabilità che nonostante le promesse non ha risorse aggiuntive per ammortizzatori e precari. Questo è il merito su cui il presidente del Consiglio evita il confronto. La legge di stabilità individua per il 2015 meno risorse per gli ammortizzatori di quante ce n’erano nel 2014 per la sola cassa in deroga. La legge dunque smentisce le promesse del premier. E i meriti che si attribuisce non sono novità . Vorrei ricordare che l’indennità di maternità universale fu introdotta da Livia Turco nel corso del primo governo Prodi nel ’97.
Scusi Fassina, torniamo al jobs act. Alla Leopolda sia Renzi sia Poletti hanno dichiarato che si introduce il contratto unico a tempo indeterminato.
Il contratto unico non c’è nella delega lavoro. Basta leggerla. Nella delega si va sulla piattaforma Sacconi-Ichino: si elimina l’articolo 18 ma senza disboscamento della giungla contrattuale. E, insisto, nella legge di stabilità non vi sono risorse aggiuntive sugli ammortizzatori sociali. Le due cose configurano un clamoroso raggiro di tanti giovani che vivono condizioni di precarietà . Sono utilizzati come scudi umani per continuare a colpire le condizioni del lavoro.
Bene, se Renzi pone il voto di fiducia come al Senato?
Per quanto mi riguarda vale il merito. Se non cambia il merito significativamente non voto la delega lavoro.
Capisce però che in un partito ci deve essere un minimo di disciplina.
Non accetto lezioni di disciplina di partito da chi ad aprile 2013 di fronte a un passaggio decisivo per la legislatura come l’elezione del capo dello Stato non solo votò in maniera difforme dall’indicazione del suo gruppo ma si attivò per far saltare il tavolo.
Ricapitoliamo. Lei ha partecipato a un corteo contro il governo. Renzi alla Leopolda si è scagliato contro il corteo. Siamo alle prove di scissione?
Una scissione molecolare è in atto. Ieri abbiamo incontrato molte persone che ci hanno detto che hanno lasciato il Pd. Oggi dico che la dovremmo evitare. Ma il presidente del Consiglio alimenta la contrapposizione.
Sta dicendo che Renzi cerca di farvi uscire dal Pd?
Il discorso di oggi non è quello di chi vuole ascoltare ragioni diverse dalle sue. Il segretario del partito dovrebbe essere di tutto il partito, il primo interessato a costruire una mediazione.
Renzi ha rivendicato con orgoglio di interpretare una linea di sinistra?
Quando c’è qualcuno che propone di intervenite sul diritto di sciopero, che chiede provvedimenti per sostenere le banche e vuole l’iscrizione al Pd forse la nostra collocazione a sinistra va verificata.
Il caso Serra.
È l’indicazione che la collocazione del Pd va quantomeno verificata.
Se questa è la situazione che state a fare insieme? Scusi, ma perchè non ve ne andate?
Certamente ci sono visioni diverse. Ma resto convinto che dovremmo trovare una sintesi perchè quella che viene considerata una minoranza fuori dal Palazzo ha riferimenti sociali ed economici significativi, come si è visto dalla manifestazione.
Fassina, concludiamo così. Lei dice: “Io resto nel Pd fino a…”.
Resto nel Pd e chiedo al segretario di costruire le condizioni per una convivenza. Se non creare le condizioni per una convivenza finisce il Pd e diventa il partito dell’establishment.
Una “Forza Renzi”?
Buona questa.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply