INTERVISTA A MAURIZIO LANDINI: “SU FISCO E LAVORO LE SCELTE DELLA MELONI SONO UNA PRESA IN GIRO”
“IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE SCADE A FINE ANNO: E DOPO?”… “NON ABBIAMO BISOGNO DI UNA TANTUM”… “IL DEF E’ SBAGLIATO PERCHE’ TAGLIA LA SPESA SOCIALE”
“Il governo sta facendo scelte sbagliate sulle politiche per il lavoro e il fisco”, dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. “Prosegue senza un disegno, con interventi non strutturali. Ci fa arretrare sul Pnrr. Ha fatto un Def sbagliato che taglia la spesa pubblica. E procede solo a colpi di propaganda. I lavoratori sono stufi dei salari troppo bassi e di essere il bancomat per chi fa grandi profitti e non paga le tasse. Noi ci mobiliteremo. Lo faremo, assieme a Cisl e Uil, con tre manifestazioni interregionali il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli. E andremo avanti fino a quando non avremo risposte alle nostre richieste dal governo. Anche con lo sciopero se necessario”.
Segretario, il governo ha appena annunciato un intervento shock per le famiglie.
“La denatalità di oggi è il frutto di politiche sbagliate degli ultimi 15-20 anni. Ci sono meno figli perché siamo il Paese con il tasso di occupazione femminile più basso, la precarietà più alta, meno asili, meno scuole, meno servizi. Senza politiche abitative per sostenere le scelte dei giovani. Senza finanziare la legge sulla non autosufficienza, mentre la vita media si allunga. Raccontare che si può invertire un processo così profondo con qualche incentivo fiscale significa prendere in giro le persone”.
Ce l’ha con l’ipotesi di nuove detrazioni per i figli?
“Mi chiedo quali famiglie il governo voglia aiutare. Le detrazioni non vanno agli incapienti e solo in minima parte ai redditi bassi. Il rischio è di sostenere solo quelli alti. Ma ricordo che l’87% dei lavoratori italiani guadagna meno di 35 mila euro all’anno”.
Cosa significa il 25 aprile per il Paese oggi?
“Significa libertà e democrazia. Significa una Costituzione fondata sul lavoro che nasce dalla lotta di liberazione degli italiani scesi in campo per sconfiggere nazismo e fascismo”.
Il presidente del Senato dice che nella Costituzione non c’è la parola antifascismo.
“Un’offesa per tutti gli antifascisti. Ma la storia non si cambia, come non si cambia il divieto inserito in Costituzione di ricostituire il partito fascista. Siamo tornati liberi grazie a chi ha donato la vita per ridare a tutti democrazia e libertà. Non a caso abbiamo scelto i 75 anni della Costituzione antifascista e il suo articolo uno come tema del Primo maggio: l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Il Primo maggio il governo ha convocato un Consiglio dei ministri per varare il decreto Lavoro. Sfida o provocazione?
“Il Primo maggio è e resta una giornata di lotta e mobilitazione dei lavoratori. Penso che il governo dovrebbe pensare ai lavoratori tutti i giorni, non solo il Primo maggio. Non è questo il momento di fare propaganda, ma di dare risposte. Leggiamo di questo decreto sui giornali, visto che i sindacati non sono stati mai convocati. Ma nelle numerose assemblee di aprile nelle industrie, nella sanità, nei supermercati, abbiamo trovato lavoratori, giovani e precari pronti a mobilitarsi per ottenere risultati”.
Quali risultati?
“Vogliamo aumentare i salari. Chiediamo un taglio di 5 punti del cuneo fiscale. E il fiscal drag, l’adeguamento delle detrazioni all’inflazione, per garantire aumenti reali di salari troppo bassi. Chiediamo di superare la precarietà anziché procedere a colpi di voucher e liberalizzazione dei contratti a termine senza causale. Chiediamo una riforma fiscale che sani disuguaglianze ormai non più accettabili con il lavoro tassato al 40%, la rendita immobiliare al 21%, quella finanziaria fino al 20%, il reddito degli autonomi al 15%. Vogliamo una vera riforma delle pensioni. Chiediamo di non tagliare, come fa il governo nel Def, la sanità e la scuola pubblica. Il governo sta smantellando il servizio sanitario nazionale. Ci sono liste d’attesa di anni. E per accedere alle prestazioni sanitarie troppo spesso bisogna pagare il privato. Medici e infermieri sono allo stremo. Serve un piano straordinario di assunzioni”.
Il governo però si appresta a limare ancora il cuneo fiscale e mettere più soldi nella busta paga dei lavoratori dipendenti.
“Un intervento che si somma a quello del governo Draghi e dell’ultima manovra e che scade a fine anno. Dopo cosa succede? Non abbiamo bisogno dell’ennesima una tantum, ma di interventi strutturali e cambiamenti reali. Nel Def non mi sembra ci siano questi spazi. Come pure non c’è un euro per il rinnovo dei contratti pubblici. E non si prendono i soldi dove ci sono per redistribuirli: lotta all’evasione e contributo straordinario di solidarietà su profitti ed extraprofitti. Perché è chiaro che l’inflazione ancora così alta è un’inflazione soprattutto da profitti, lo dicono anche Bankitalia e Bce. Il Def non è solo prudente, come dice il governo. È sbagliato perché taglia la spesa sociale e non rilancia gli investimenti”.
Il Pnrr è in difficoltà, con i progetti al palo. Teme un disimpegno delle risorse?
“Siamo preoccupati per i ritardi e la confusione. Non sappiamo quali fondi il governo vuole confermare e quali destinare ad altro. E non sappiamo cosa succederà se non facciamo tutti gli investimenti. Affermare, come fa qualche ministro, di non essere in grado di spendere tutto non è accettabile. Così si perde davvero credibilità. E un’occasione storica, quella di spendere 200 miliardi per modernizzare l’Italia. E di arretrare rispetto agli altri Paesi europei che investono più soldi di noi, sia pubblici che privati. Qui è in discussione il nostro futuro industriale”.
Si aspetta una grande partecipazione alle manifestazioni di maggio?
“Me l’auguro e me l’aspetto. Le assemblee dei lavoratori che si stanno facendo lo confermano. È il momento giusto per mobilitarci. L’emergenza salariale è fortissima, la sanità pubblica al tracollo, il livello di precarietà inaccettabile, un sistema fiscale che premia gli evasori. La domanda che ci arriva è di non fermarci. E noi vogliamo dare risposte concrete che affrontino i problemi reali delle lavoratrici e dei lavoratori”.
(da La Repubblica)
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