INTERVISTA AD ALESSANDRA TODDE: “PD E M5S INSIEME PER GUIDARE LA SARDEGNA TRADITA DALLA MELONI”
“LA PREMIER VIENE IN SARDEGNA SOLO PER UNA PASSERELLA”… “UN VOTO A SORU E’ UN VOTO A TRUZZU CHE E’ IDENTICO A SOLINAS, E’ L’ORA DELLA RISCOSSA”
Novanta comizi dopo la lunga corsa di Alessandra Todde,
cominciata lo scorso 3 dicembre con la sua candidatura alla guida della Regione per Pd, M5S e sinistra, è quasi terminata, visto che in Sardegna si vota domenica. Sull’isola per il centrodestra oggi arriva direttamente Giorgia Meloni, e qui Todde si spazientisce subito: «È una passerella elettorale. Da Palazzo Chigi cos’ha fatto finora per i sardi?».
Alcuni sondaggi elettorali la danno avanti, sarebbe quasi un miracolo. Lei che sensazioni ha?
«No guardi, niente sondaggi, ho sempre preferito lasciarli stare. Sento entusiasmo, affetto, voglia di riscatto. La Sardegna è stanca di essere mal governata da giunte incompetenti, inaffidabili, disoneste. Siamo stufi dei soliti volti che antepongono gli interessi di pochissimi a discapito dei tanti. Noi vogliamo cambiare tutto rimettendo le persone al centro dell’agenda politica. Invece Truzzu (il candidato del centrodestra, sindaco di Cagliari, ndr) cerca solo una poltrona da occupare dopo aver messo in ginocchio Cagliari per cinque anni. Non glielo permetteremo».
Lei però ha due avversari: Truzzu ma anche Renato Soru, candidato che pesca anche lui nel centrosinistra. Quali sono i voti da strappare in queste ultime ore?
«Il nostro avversario è il centrodestra. Non basta cambiare nome per nascondere i fallimenti di una giunta incompetente che non è stata in grado di governare la Sardegna, cioè quella di Christian Solinas. Siamo in ritardo su tutto e hanno la faccia tosta di parlare di continuità. Truzzu ripete nei suoi comizi che farà, andrà, gestirà. Ma in questi cinque anni cosa hanno fatto? Lui e Solinas sono identici».
Però le liste di Soru, che vanno da Azione e +Europa a Rifondazione, rischiano di portarvi via voti decisivi.
«Infatti un voto a Soru è un voto a Truzzu. Si sta assumendo una gravissima responsabilità, rischiando di far rimanere al governo quelli che hanno distrutto la regione. Lui sa bene di non essere competitivo, per di più con un sistema elettorale che premia solo i due più votati».
Ma a lei sarebbe piaciuto un comizio congiunto in suo sostegno di Elly Schlein e Giuseppe Conte?
«Abbiamo deciso di chiudere il 23 a Cagliari, dando voce ai rappresentanti della coalizione che mi hanno sostenuta, perché questa è una battaglia dei sardi. La destra chiude con i leader nazionali, noi invece rispondiamo a chi vive qui. Le passerelle lasciamole a Meloni, che tra l’altro da capo del governo ha fatto nulla per questa terra».
Si dice abbia fatto un po’ arrabbiare Schlein-Conte con la sua ripromessa di una chiusura di campagna tutta alla sarda…
«Ma no. Giuseppe è stato con noi tre giorni, Elly anche. Pierluigi Bersani chiude domani a Nuoro. Siamo orgogliosi del lavoro che è stato fatto con tutte e tutti».
Lei ha accusato il governo di essere fascista: esagerazioni da campagna elettorale?
«No, ho detto che alcuni comportamenti ripetuti e tollerati, censori in alcuni casi, nostalgici in altri, sono per me inaccettabili. E che sarebbe bello che dalla Sardegna partisse un messaggio di riscossa e risposta a tutto questo».
Mettiamo che lunedì lei diventi presidente: a quel punto l’alleanza Pd-5 Stelle e sinistra diventerà strutturale?
«Per fermare la destra non vedo altra strada che una coalizione, nella quale non ci siano partiti subordinati ad altri. Abbiamo le nostre differenze, ma anche tanti valori comuni».
Mettiamo che invece lei perda. Resterà consigliera in Sardegna?
«Ho già chiarito questa faccenda, sono sarda e il mio impegno è per questa terra, ma il problema non esiste perché noi vinceremo».
Quali sono le cose più belle e più brutte che si è sentita dire in questa campagna elettorale?
«Pochi giorni fa una mamma di due bambini, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Sei una speranza, aiutaci a cambiare”. Mi ha lasciato senza parole. L’ho abbracciata. Invece mentre facevo la spesa al mercato di San Benedetto a Cagliari una signora mi ha fermato per dirmi che siamo tutti uguali. Le ho chiesto se votasse. Mi ha risposto che non vota da anni. Le ho detto che allora non può lamentarsi, che solo votando possiamo incidere. E che sono orgogliosamente diversa dagli altri sia per valori che per storia personale».
(da repubblica.it)
Leave a Reply