INTERVISTA AL PROCURATORE GRATTERI: “ABOLIZIONE DELL’ABUSO D’UFFICIO E SEPARAZIONE DELLE CARRIERE SONO UN DANNO ALLA GIUSTIZIA E ALLA COLLETTIVITA'”
“CON UN SISTEMA PROCESSUALE LENTO E FARRAGINOSO A FATICA SI ARRIVA A SENTENZA”… “IL SISTEMA PENITENZIARIO AD OGGI NON CONSENTE LA RIEDUCAZIONE”
È la sera della vigilia di Ferragosto ma Nicola Gratteri è ancora nel suo ufficio, all’ottavo piano del grattacielo del Centro direzionale. Alla fine di una giornata passata tra le carte che inondano la scrivania, il cellulare che squilla, il mouse che scorre velocemente sul computer e qualche corsa su e giù per i gradini della torre, il procuratore di Napoli risponde a Repubblica su tutti i temi al centro del dibattito giudiziario.
Dalla riforma dell’abuso d’ufficio che «farà il gioco dei raccomandati», alla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente che «crea un danno alla collettività», fino alla lotta alla camorra resa più difficile dalle lentezze del processo. E poi, il dramma del crollo nella Vela Celeste di Scampia, con le immagini della solidarietà scattata dopo la tragedia in un quartiere che, agli occhi del 66enne magistrato calabrese, «racchiude tutto il male e tutto il bene di questa città».
Procuratore Gratteri, l’abolizione dell’abuso d’ufficio è legge. A chi fa gioco questa riforma?
«Sicuramente non fa gioco alla giustizia, al buon andamento degli uffici e soprattutto alle persone oneste. Essa crea un ingiustificato vuoto normativo su aspetti che non sono coperti da altre fattispecie di reato, legalizzando, in maniera priva di ogni senso, delle prassi assolutamente illecite».
Ad esempio?
«Farà gioco ai raccomandati che, grazie all’amico membro di commissione di concorso, vincono un posto di lavoro; farà gioco a coloro i quali possono beneficiare di un permesso di costruire in zona vincolata emesso da un loro congiunto; farà gioco a tutte quelle ditte e imprese che si aggiudicano appalti senza gara, perché non è possibile applicare i delitti di turbata libertà degli incanti e di scelta del contraente; farà gioco ai pubblici ufficiali che con condotte vessatorie cagionino danni a comuni cittadini. E non si mi venga a dire che c’era la paura della firma».
§Però è quello che sindaci e amministratori sostengono da sempre.
«L’ultima versione del delitto era così restrittiva che risultava impossibile perseguire penalmente il pubblico ufficiale che faceva un errore in buona fede».
C’è ancora qualcuno che denuncia? Ha una statistica di quante inchieste o processi sono saltati a Napoli?
«Ad oggi le denunce di cittadini vessati o che assistono a scempi ci sono. Chiaramente sarà difficile dare una risposta a queste esigenze di giustizia. Quanto alle statistiche, non abbiamo ancora fatto uno screening preciso».
La separazione delle carriere che danno può arrecare alla magistratura?
«Più che danno alla magistratura, crea un danno alla collettività. In primo luogo, perché il pubblico ministero, perdendo la cultura della giurisdizione e non ragionando più da giudice, non avrà più un approccio oggettivo ai casi da trattare, ma si comporterà ragionando da poliziotto. Con questo non voglio dire che il ragionamento del poliziotto sia sbagliato; ma ci vuole qualcuno che conduca con oggettività il lavoro delle forze dell’ordine, nella fase delle indagini. Crea in secondo luogo un danno all’assetto istituzionale dell’Ordinamento, perché sarà l’anticamera della sottoposizione del pm all’esecutivo, creando un serio pregiudizio al principio di separazione dei poteri».
A Napoli la camorra non smette di uccidere nonostante arresti e processi. Cosa manca secondo lei per contrastare in maniera ancora più efficace le cosche?
«Vi sono plurimi aspetti: sociologici e culturali, che non sta a me esaminare, e giudiziari. Su questo ultimo aspetto posso affermare che la magistratura e le forze di polizia stanno profondendo il massimo impegno. Ci si scontra però con un sistema processuale lento, defatigante e farraginoso, che consente con fatica di arrivare a sentenza. Ci si scontra altresì con un sistema penitenziario che non consente la rieducazione di chi dimostra effettivamente di voler intraprendere questo percorso, che non tratta in maniera adeguata i tossicodipendenti e che non garantisce certezza della pena per gli altri detenuti. Sotto questo ultimo aspetto, in alcune carceri comandando i detenuti pericolosi, circolano i telefonini e quindi non si assicura il distacco effettivo tra costoro e l’ambiente esterno».
Una statistica dei carabinieri parla di oltre 300 parcheggiatori abusivi denunciati dall’inizio dell’anno, spesso legati alla malavita. Come si può arginare questo fenomeno?
«Questo aspetto è strettamente correlato con la domanda sulla presenza della camorra. Il fenomeno è molto diffuso, pensare di arginarlo con questo sistema processuale non è pensabile. Se già è difficile costruire una indagine per associazione mafiosa, figuriamoci per questa fattispecie».
Contro il cemento illegale istituzioni fanno tutte la loro parte?
«Il testo unico dell’edilizia, al di là delle disposizioni penali, quasi tutte contravvenzionali e quindi destinate a prescriversi, presenta tutta una serie di efficaci misure amministrative che possono contrastare il fenomeno. Ad esempio: il comune deve prescrivere la demolizione del manufatto abusivo; se l’autore non lo fa entro 90 giorni, il bene e l’area di sedime passano automaticamente nella proprietà del comune. Quanti comuni applicano questa norma interamente e incamerano effettivamente i manufatti? Ancora: le aziende non possono erogare luce, acqua e gas agli immobili abusivi. Quando vengono accertati abusi, vengono informate le aziende? E se, qualche tempo dopo, viene constatata la regolare erogazione dei servizi, si verifica con quali documenti si è stipulato il contratto o si capisce il perché?».
Senza entrare nel merito dell’indagine in corso, che cosa l’ha colpita della tragedia delle Vele di Scampia?
«Del caso giudiziario non posso parlare. Posso dire però che mi ha colpito la grande solidarietà da parte di associazioni cattoliche e laiche e da parte di tanti cittadini comuni. Sono a Napoli da dieci mesi, forse mi sbaglio, ma a me pare che Scampia sia l’emblema di questo posto, racchiude tutto il male e tutto il bene di questa città».
(da Il Corriere della Sera)
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