INTERVISTA AL REGISTA CIPRI’: “LA MIA SICILIA CATATONICA. IL PRIMO CHE ARRIVA E URLA SI PRENDE UN MARE DI VOTI”
“NON CI SONO SOLDI PER FARE NIENTE, ASPETTIAMO GODOT”
Interrompe il montaggio del suo cortometraggio surreale sui campi di concentramento e viene al telefono per parlare della sua Sicilia «catatonica», terra di conquista elettorale: prima affascinata da Berlusconi ora osannante Grillo (si aspetta il botto dei 5 Stelle nell’isola).
Daniele Ciprì, regista del film «È stato il figlio» con Toni Servillo e inventore insieme a Franco Maresco del cult «Cinico tv», è stranito.
«Perchè chiedi a me un’intervista su cose politiche? Guarda che io non vedo la tv e non leggo i giornali, ma insegno cinema ai ragazzi e quando posso me ne torno nella mia casa di Ortigia a Siracusa dove sento il mare. Ho lasciato Palermo … Vedo la grande confusione, che non è solo dei siciliani, ma di moltissimi italiani».
In Sicilia vanno forti gli urlatori.
«Urlatori, chi la spara più grossa e la mia Sicilia catatonica abbocca sempre. Anche i giovani riempiono le urne di voti per Grillo, che secondo me è un dittatore: urla e non risolve niente. Ora c’è questo marziano di Renzi che ci promette novità e noi attendiamo Godot. Speriamo che ci porti qualcosa di nuovo, ma non voglio dare un messaggio di disperazione, non dirò mai meglio la raccomandazione, perchè farsi raccomandare (cultura siciliana sempreverde) è la cosa più umiliante che ci sia. Se dovessi dirti cosa si può fare e chi votare, non saprei cosa rispondere».
Serve ancora votare?
«Certo, serve, una scelta va fatta, assolutamente perchè non si può vivere nell’instabilità . Bisognerebbe uscire da questa situazione psicologica. È una situazione imbarazzante. In Sicilia, che è una terra meravigliosa, non la cambierei per nessun’altra al mondo, non ci sono i soldi per fare niente. Nel mio campo si potrebbe creare una industria cinematografica eccezionale: potremmo girare film di tutti i generi. E invece niente, lentezza e difficoltà enormi. Abbiamo mortificato la cultura, siamo immersi nella spazzatura grazie al nostro grande eroe Silvio. Il mondo è diventato una televisione gigantesca».
Dimmi qualcosa per tirarmi su.
«Guarda, alla fine io spero sempre. Noi siciliani siamo un po’ schizofrenici: ci esaltiamo per una personaggio politico poi lo buttiamo giù e cadiamo in depressione. Ma questa schizofrenia è un modo di appoggiarsi disperati. Abbiamo bisogno di urlare, di ribellarci e spesso non si capisce per fare cosa. C’è sempre uno dietro di te che suona il clacson ma non sa perchè, magari non vede che davanti è tutto bloccato. Ma che suoni?, aspetta, prima o poi da questo ingorgo usciremo».
Finalmente un po’ di speranza.
«Sì, però sono anni che non abbiamo cambiamenti positivi e aspettiamo Godot».
Renzi?
«Le sue parole sono belle ma vorrei vedere i fatti. Certo ci vuole tempo e bestemmiare non serve. La verità è che la confusione ci ha stordito, come nell’invasione degli ultracorpi».
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)
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