ITALIA, DAL PAESE DELLA PROTESTA… A QUELLO DEI PROTESTATI
PROTESTI AUMENTATI DEL 9,2% IN SETTE ANNI… ROMA E MILANO IN TESTA AGLI ASSEGNI A VUOTO… IN TOTALE L’AMMONTARE RAGGIUNGE UN MILIARDO E 224 MILIONI… LA BANCA D’ITALIA HA REVOCATO 85MILA SOGGETTI FIRMATARI… QUESTIONE SIA DI CORRETTEZZA CHE DELLA CRISI IN ATTO
I genovesi sono notoriamente esperti nell’arte del “mugugno”, ovvero di quel dissenso sotterraneo e sussurrato verso qualsiasi cosa, in particolare verso ogni novità , tipica di una città “conservatrice”. Togliete tutto ai genovesi, ma non il diritto alla protesta, al mugugno. Sarebbe come sottrargli un portafoglio rigonfio di banconote.
Se ragioniamo oltre i confini della nostra città , non si può dire che il “vizietto” non sia esteso a tutta la penisola, soprattutto quando si parla di politica e di provvedimenti dei vari governi.
Qualsiasi cosa fai, scontenti qualcuno, un altro si imbufalisce e tutti bloccano una strada.
Ecco le proteste e i cortei contro una misura economica, ecco gli studenti in piazza contro la pseudo riforma Gelmini, ecco gli attivisti politici che raccolgono firme pro e contro qualsiasi argomento, ecco la protesta dei consumatori contro il caro prezzi o quello degli industriali per avere aiuti dal governo, quello dei puttanieri contro le multe per chi va a prostitute, quello di chi vuole dormire la notte e il locale sotto casa fa troppo casino, quello di chi vuole divertirsi e protesta contro chi vuole la città dormitorio… e potremmo riempire pagine e pagine.
Certo che l’Italia passa per il Paese della protesta, dove nessuno è mai contento e dove si litiga persino per l’intensità del rumore delle campane.
Ora dal Guinness dei primati però possiamo passare dal record della protesta a quello dei “protestati”.
Ammonta alla bellezza di un miliardo e 224 milioni di euro la somma di assegni a vuoto staccati nel 2007, soprattutto a Roma e Milano, le due città dove i cosiddetti “cabriolet” sono maggiormente diffusi, mentre in alcune realtà del nord est il fenomeno ha dimensioni ridottissime e sembra di vivere in un’altra economia.
Sono impietosi i dati della Banca d’Italia e quelli diffusi due giorni fa dalla Cgia di Mestre (associazione di artigiani e piccole imprese) che offrono un pessimo spaccato della situazione nazionale dove il trend dei protesti è in continuo aumento: dal 2000 al 2007 l’incremento è stato del 9,2% con una media di 25 assegni e cambiali protestati ogni mille abitanti.
Bankitalia ha stimato l’anno scorso più di 333mila gli assegni insoluti e ha revocato 85mila soggetti firmatari.
L’aumento rispetto al 2006 ha riguardato sia i titoli risultati senza provvista al momento del pagamento ( il 65% degli assegni iscritti), sia quelli emessi senza autorizzazione ( il restante 35%). E’ cresciuto anche il numero di coloro ai quali è stata revocata l’autorizzazione all’utilizzo delle carte di credito “per mancanza di provvista a fronte degli acquisti e dei prelievi effettuati dal titolare”.
Roma è in testa alla graduatoria dei protesti: 48,4 ogni mille abitanti, seguita da Crotone ( 46,1), Ragusa e Salerno ( 45,9), Milano ( 43,7), Benevento ( 43) e Frosinone (42,3).
La poca onorabilità di molti operatori economici o di semplici cittadini presenti in alcune aree del Paese, fa capire come in materia di correttezza economica si devono ancora fare passi da gigante, ma è indubbio che a condizionare questo trend ci sia anche un’aria pensate di crisi che si sta facendo sempre più sentire nelle realtà territoriali più arretrate del nostro Paese.
L’eccezione di Milano e Roma però è un campanello d’allarme pesante: se le due maggiori città italiane sono in testa a questa poco gratificante graduatoria è segno che l’economia del nostro paese sta prendendo una brutta piega.
Era meglio essere allora in testa alla classifica degli insoddisfatti cronici e protestatari, che in questa dei protestati …
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