ITALICUM: PARTE DEL PD PREPARA MODIFICHE
PROPOSTA PER ALZARE LA SOGLIA DEL PREMIO AL 40% E ADDIO ALLE LISTE BLOCCATE
Al Senato si sta muovendo un’operazione che, se portata fino in fondo, potrebbe scombinare i piani della riforma elettorale e del bicameralismo.
Un’iniziativa di una trentina di senatori del Pd che ha tutte le caratteristiche per essere condivisa da altri colleghi della maggioranza (c’è da scommettere che interesserà pure l’opposizione).
Si tratta di evitare la trasformazione di Palazzo Madama in una Camera delle autonomie composta da esponenti degli enti locali, sindaci innanzitutto, e rappresentanti del mondo culturale.
«Via i senatori eletti, via i loro stipendi» è il mantra del premier che ieri nel suo discorso per la fiducia si è augurato di essere «l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere a quest’aula la fiducia».
«Sono consapevole del rischio di fare questa affermazione di fronte a senatori che non meritano il ruolo di ultimi senatori, ma lo sta chiedendo il Paese, lo sta chiedendo l’Italia», ha detto Renzi. Sembrava avvertire i capponi di tenersi pronti alla loro cottura nel forno. Le resistenze si faranno sentire, ma l’iniziativa di un gruppo di senatori Democratici, che verrà alla luce nei prossimi giorni, «vuole essere propositiva, non un’ostacolo al superamento sacrosanto del bicameralismo perfetto», spiega il senatore Francesco Russo, un lettiano doc.
«Siamo d’accordo che il nuovo Senato non sia composto da eletti e non esprime la fiducia al governo – precisa Russo – ma ci vuole più consapevolezza nella trasformazione di un tassello così importante delle nostre istituzioni. Il nostro modello è quello del Bundesrat tedesco: i componenti non sono eletti ma vengono designati dai i governi federali che in Italia sarebbero le Regioni»
Russo parla anche di modifiche alla riforma elettorale, a quell’Italicum concordato da Renzi e Berlusconi.
«Modifiche necessarie a eliminare profili di incostituzionalità come la soglia del 37% per ottenere il premio di maggioranza. Dovrebbe essere portato al 40%.
Un altro problema sono le liste bloccate. Stiamo pensando a varie ipotesi per evitare che a decidere siano le segreterie dei partiti: le preferenze, i piccoli collegi o le primarie obbligatorie». Il lettiano Russo racconta di un malumore diffuso e trasversale nel gruppo del Pd che si è riunito ieri mattina prima che iniziasse la discussione sulla fiducia.
Si dirà che gli amici di Letta come quelli di Bersani e di D’Alema hanno il dente avvelenato.
Sta di fatto che rimangono molte incognite. Ad esempio non è sembrato chiaro se reggerà l’intesa Renzi-Berlusconi o se invece verrà scavalcata dall’accordo di maggioranza, con Alfano in particolare.
Ovvero che la nuova legge elettorale verrà applicata solo per la Camera. La conseguenza sarebbe che dovrà necessariamente essere approvata la riforma del Senato e superato il bicameralismo.
Verdini ieri a Palazzo Madama assicurava i senatori di Forza Italia che l’intesa con il premier regge, eccome: la nuova legge elettorale verrà approvata e sarà pronta in caso di elezioni, di interruzione anticipata della legislatura.
Con buona pace di Alfano, secondo Berlusconi e Verdini, che invece pensa di avere firmato una polizza sulla vita.
Per la verità le parole in aula di Renzi sembrano andare verso l’intesa con il Nuovo Centrodestra. Ha detto che «politicamente esiste un legame netto» tra riforme costituzionali (Senato e titolo V) ed elettorale. «Sono 3 parti della stessa cosa».
Per Renzi «l’Italicum è pronto per essere discusso alla Camera. Venga approvata la prossima settimana. Non si perda tempo. Se avessimo avuto l’Italicum alle scorse elezioni ci sarebbe stato il ballottaggio tra Bersani e Berlusconi e avremmo avuto un vincitore sicuro».
Ecco, il premier è una priorità , «una prima parziale risposta all’esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia».
Berlusconi attraverso Verdini ha chiesto al premier di chiarire in sede di replica, di confermare che la legge elettorale non deve essere pensata solo per la Camera, in attesa delle riforme costituzionali. Renzi non l’ha fatto. Ha ribadito che il pacchetto delle riforme è unico.
«E’ l’unico vero modo per rispettare la straordinaria figura di Napolitano».
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)
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