LA BARUFFA LOMBARDA RONZULLI-GELMINI CERTIFICA IL TRAMONTO AZZURRO
BATTAGLIA IN FORZA ITALIA SULLE PREFERENZE, ULTIMA BOTTA DI VITA DELLA FU INVINCIBILE ARMATA DEL NORD
A Milano si consuma un ballottaggio, che non è quello -peraltro non certo- tra il favorito Sala e lo sbiadito Bernardo. C’è un’altra lotta che appassiona gli addetti ai lavori, o ai livori, come scriverebbe dagospia: la guerra delle preferenze in Forza Italia, partito declinante ma pur sempre evocativo di grandezza nella Milano dove tutto iniziò.
Stavolta i posti in consiglio saranno pochini, e la lotta è durissima.
Alle spalle di fantini e galoppìni elettorali, si stagliano le figure di due donne, e che donne: una è la potente ministra Maria Stella Gelmini, recordwoman di preferenze alle ultime elezioni comunali (doppiò Salvini, per dire); l’altra è l’astro nascente della dirigenza forzista, Licia Ronzulli, assistente di Berlusconi e senatrice di peso.
Della loro rivalità parla la guerra di preferenze dei rispettivi candidati milanesi, e questa gara è la sola botta di vita in quella che fu l’invincibile armata forzista del Nord, oggi depressa e impegnata nella conta delle defezioni a favore di Salvini e Meloni.
Maria Stella e Licia non saranno De Mita e Sullo, e nemmeno Rumor e Bisaglia, ma la gara delle due donne emoziona i cuori democristiani, e fa sperare nella crescita di qualcosa di simile a una leadership, che si forma solo nella lotta politica, come diceva Donat Cattin a chi gli domandava quale fosse la scuola quadri della Dc.
Della Gelmini si sa tutto, è una stella fissa del centrodestra italiano: nasce e resta donna del territorio, dove spopola in preferenze, relazioni, influenze. A Roma è cresciuta a dismisura, posizionata com’è tra l’ortodossia berlusconiana e la stima del premier Draghi, che le affida i dossier più delicati.
È abile e felpata come i grandi dorotei, pronta a colpire e affondare come solo loro sapevano fare.
Non sottovaluterei però nemmeno la Ronzulli, meno nota al grande pubblico, eppure ancor più influente nelle dinamiche di partito.
La Ronzulli è brava come i grandi organizzatori democristiani, quelli che muovevano la macchina alle spalle dei Fanfani e dei Forlani, ed erano spesso anche loro lombardi, due a caso, Baruffi e Prandini. Non campeggiavano nei telegiornali, ma erano eternamente ministri ed elettoralmente immortali.
Licia -tradotto nei tempi d’oggi- è così: fa liste, gira l’Italia, sbatte centinaia di gomiti e nocche, concede selfie e posta di tutto sui social. Ha capito prima di tutti che Forza Italia è stata la lista del premier quando Berlusconi era premier, ma ora è diventata un cespuglio, come quelli che Silvio arruolava quando aveva bisogno di arrotondare i voti di Forza Italia.
E nel cespuglio, Licia si muove con più decisione di Buttiglione, più pragmatismo di Mastella, più velocità di Casini. Le si rimprovera l’amicizia con Salvini, ma sulla campagna vaccinale ha sfoderato una grinta che sicuramente non è piaciuta all’ortodossia salviniana ammiccante ai no vax.
Insomma, teniamo d’occhio la baruffa lombarda, che segnala una scia di luce nel malinconico tramonto azzurro. Dalle beghe nascono i carismi, e a queste latitudini c’è ne è un disperato bisogno.
(da Huffingtonpost)
Leave a Reply