LA BOMBA CONTRO SIGFRIDO RANUCCI FA SALTARE IN ARIA LA RETORICA “VITTIMISTA” DI GIORGIA MELONI: È PER QUESTO CHE LA DUCETTA SI È INFURIATA PER LE DICHIARAZIONI DI ELLY SCHLEIN (“CON LA DESTRA AL POTERE LA LIBERTÀ DI STAMPA E’ A RISCHIO”), CHE HA PUNTO SUL VIVO LA PREMIER
SE ANCHE I GIORNALISTI CONSIDERATI “DI SINISTRA” FINISCONO NEL MIRINO, LA SORA GIORGIA NON PUO’ PIÙ FRIGNARE SOSTENENDO DI ESSERE LA SOLA VITTIMA DI UNA PRESUNTA CAMPAGNA D’ODIO… IL PATETICO TEAM ORGANIZZATO DALLA “FIAMMA TRAGICA” (FAZZOLARI IN TESTA) CHE MONITORA LE TRASMISSIONI IN CERCA DI QUALCHE FRASE DA ESTRAPOLARE E USARE PER FAR SEMBRARE I MAL-DESTRI DEI MARTIRI
Il presunto clima d’odio che soffierebbe contro la destra. E, sorpresa, l’immigrazione, con una campagna ad hoc in via definizione, titolo dal sounding molto salviniano: «Fermati sbarchi, trafficanti e Ong». Sono questi i due temi attorno a cui
ruoterà la comunicazione di FdI, in vista di un anniversario cerchiato di rosso sui calendari di via della Scrofa: il 23 ottobre, tre anni di governo Meloni, che saranno celebrati sabato 25 al Parco dei Principi, l’albergo dei Parioli dove la premier festeggiò le Politiche del ‘22. E domani c’è un’altra data cerchiata: l’esecutivo Meloni diventerà il terzo governo più longevo dell’Italia repubblicana, superando Craxi.
Sul secondo argomento, l’immigrazione, è appena stata diramata una circolare interna firmata dal capo dell’organizzazione, Giovanni Donzelli. Sul primo, la strategia comunicativa non è diretta, dichiarata. È sempre, formalmente, una «reazione». Ma la macchina di Palazzo Chigi è ben rodata. L’operazione è in atto da mesi, venuta a galla più chiaramente dopo l’omicidio di Charlie Kirk.
Una squadra ristretta di parlamentari e dirigenti della fiamma, coordinata dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, monitora le ospitate tv (come quella di Maurizio Landini su La7, con la sortita su Meloni «cortigiana di Trump») o le trasmissioni generaliste, inclusa la tv di Stato, a caccia della frase da rilanciare.
Esempio recente: l’inviato Rai Jacopo Cecconi, che commentando il dibattito sulla possibile esclusione della nazionale israeliana di calcio dai Mondiali, aveva detto che gli azzurri, affrontandola a Udine, avevano l’occasione di «eliminare Israele almeno sul campo, vincendo».
Uscita estrapolata dal contesto e rilanciata da una batteria di agenzie stampa dei colonnelli meloniani indignati. Lo stesso team monitora i social della galassia antagonista: post estremisti
vengono utilizzati per poi chiedere all’opposizione parlamentare di dissociarsi (è avvenuto con l’indecente post di un semisconosciuto collettivo che ritraeva proprio Kirk a testa in giù).
C’è una chat “Comunicazione” di FdI, dove si preparano le uscite: ne fa parte naturalmente Fazzolari, ma anche Donzelli, i capigruppo Galeazzi Bignami e Lucio Malan, più alti dirigenti, eletti e non. Un’altra squadra, quella dei social guidata dall’esperto Tommaso Longobardi, controlla invece il «sentiment» sui social. E la narrazione sul clima d’odio contro Meloni funziona. Una conferma arriva dai recenti sondaggi: l’ultimo sfornato da Porta a Porta accredita FdI al 31%.
L’attentato contro Ranucci rischia però di scombinare la narrazione dell’odio solo contro la destra. Anche per questo ieri Meloni si è inalberata particolarmente per le dichiarazioni di Elly Schlein, che inseriva quell’episodio in un ragionamento sui rischi per la libertà di stampa con la destra al potere. Peraltro dall’estero, dopo tre anni in cui Meloni cerca di avvicinare i suoi Conservatori al Ppe (e a von der Leyen).
La campagna che l’opposizione definisce «vittimista» può servire anche a offuscare, nel dibattito pubblico e dell’informazione, altri temi meno graditi: l’attacco a Landini per l’offesa su «Meloni cortigiana» è partito due giorni dopo quelle dichiarazioni, mentre a destra si litigava sulla tassa sulle banche da inserire in manovra e mentre Marine Le Pen, in teoria un’alleata sovranista di Meloni, pungeva l’Italia per i troppi fondi ricevuti grazie al Pnrr, attribuendo principalmente a quei soldi i risultati economici del governo di Roma.
(da La Repubblica)
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