LA COMMISSIONE CHE DEVE EQUIPARARE GLI STIPENDI DEI PARLAMENTARI ALLA MEDIA EUROPEA: “NEANCHE AD APRILE IL LAVORO SARA’ FINITO”
IL GRUPPO GIOVANNINI E’ IN RITARDO: “MANCANO LE RISORSE, CI RIVOLGIAMO ALLA AMBASCIATE”…IL PROBLEMA E’ TROVARE NOTIZIE UFFICIALI SUGLI STIPENDI: “E’ UN GINEPRAIO”
Possono anche sollecitare, i presidenti di Camera e Senato, ma è ben difficile che la commissione Giovannini concluda il suo lavoro entro il 31 dicembre di quest’anno.
Che possa, entro quella data, stabilire un parametro europeo su cui calibrare gli stipendi di parlamentari e dirigenti della pubblica amministrazione.
«Una media ponderata rispetto al Pil», le chiede la manovra estiva che l’ha istituita. «Facile a dirsi — confida un componente dell’organismo guidato dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini — ci siamo ritrovati in una selva».
Cosa c’è di così intricato? «Prima di tutto, abbiamo dovuto scegliere i sei paesi su cui effettuare la comparazione. Sono Belgio, Olanda, Austria, Francia, Germania, Spagna. Poi, trovare gli organismi pubblici equivalenti. Per Parlamento e ministeri è facile, ma mica ovunque c’è l’Antitrust, oppure se c’è si chiama in un altro modo».
Farraginosità , insomma, che hanno rallentato l’avvio.
Il pantano però è arrivato dopo, sui soldi. «Il problema più grave è l’ufficialità del dato sugli stipendi. Ocse ed Eurostat non hanno tabelle complete, sui siti dei parlamenti nazionali non ci sono le indennità , così abbiamo scelto la via diplomatica».
Sembra di essere nell’Ottocento, in attesa dei messi a cavallo.
E un po’ è così: «Le ambasciate italiane nei vari Paesi hanno chiesto i dati ai rispettivi ministeri dell’Economia. Speriamo li diano tutti».
Perchè non dovrebbero farlo? «C’è una naturale ritrosia».
In effetti, l’ultimo report della commissione presente sul sito — datato 15 novembre 2011 — si conclude dicendo che l’elaborazione dei dati «dipenderà dalla rapidità con cui le autorità governative degli altri Paesi procederanno all’invio delle informazioni richieste». Di certo, tutto questo non avverrà entro la fine dell’anno.
E in primavera? «Ritengo che qualcosa per aprile avremo, non tutto il lavoro probabilmente, ma qualcosa sì».
La commissione si riunirà il 22 dicembre. «Ci siamo sentiti, abbiamo fatto una riunione informale, e ci siamo convocati per quella data. Siamo a costo zero, non tutti vivono a Roma, non è facile».
Gratis, sarà difficile anche fare gli incontri istituzionali all’estero che il presidente Giovannini auspica per svolgere al meglio il lavoro.
In realtà però, di dati ufficiali ce ne sono già : l’Ocse, nel suo Government at a glance 2011, ha già paragonato gli emolumenti dei dirigenti di sei ministeri in 18 paesi, e ha scoperto che quelli di prima fascia in Italia sono i più alti in assoluto, per quelli di seconda fascia siamo secondi solo agli Stati Uniti.
Quanto ai parlamenti, sappiamo che in Francia lo stipendio lordo di un deputato è di 7.100 euro, cui però si aggiungono 6.412 euro di spese di segreteria, 416 di telefono, oltre a facilitazioni per l’alloggio a Parigi e uno staff pagato per intero dal Parlamento.
In Germania, stipendio lordo di 7.668 euro, con una diaria di 3.984 e 1.000 di spese di segreteria.
Nessun onere previdenziale però, a differenza degli italiani, per i vitalizi.
In Gran Bretagna, 6.350 euro di indennità lorda, 1.922 di diaria, 2.236 di spese di segreteria.
I rimborsi non sono forfettari, ma dietro presentazione di ricevuta (che se è quella di un filmino hard, quanto meno porta alle dimissioni).
Il bello è che i “commons” non hanno il taxi rimborsato prima delle 23, possono giusto farsi ripagare le tessere di autobus e metropolitana.
In Italia, lo stipendio lordo di un deputato è di 11.703 euro, cui si aggiungono diaria e rimborsi vari.
Il totale lordo arriva a 20mila euro, ma è il deputato che deve pagarsi iniziative sul territorio, portaborse, oltre che ovviamente le tasse, le ritenute e i contributi previdenziali. Ci sono però altri privilegi per il presidente della Camera, i suoi vice, i questori e i presidenti di commissione: dalle auto blu all’aumento delle indennità , da 800 a 5.000 euro in più.
(da “La Repubblica”)
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