LA FARSA DI OSTIA: 250 UOMINI, BLINDATI, ELICOTTERI, NATANTI E CANI PER 4 ARRESTI E QUALCHE SEQUESTRO DI DROGA
IL SOLITO BLUFF MEDIATICO DI MINNITI, COME ALLA STAZIONE DI MILANO E A SCAMPIA
“Quel blitz alla stazione centrale andava fatto”, disse Marco Minniti a fine maggio sull’operazione di polizia anti-immigrati a Milano. Un colpo a sangue freddo, che gelò anche il sindaco Beppe Sala. “A Milano c’è un equilibrio delicato e non bisogna fare strappi”, commentò il primo cittadino alquanto irritato dall’interventismo del ministro degli Interni.
Da allora in poi, Sala ha avuto rapporti sempre più diradati con Matteo Renzi, tanto da preferire la contro Leopolda milanese di Silvio Berlusconi alla Leopolda fiorentina del leader Dem lo scorso weekend.
Il Pd invece ha fatto propria la strategia di Minniti, che sabato discettava sul palco della vecchia stazione di Firenze e, a un anno dall’insediamento al Viminale, continua con i blitz e i colpi ad effetto. Un effetto anzitutto mediatico.
Stamane a Ostia c’era di tutto: circa 250 uomini tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, unità cinofile, elicotteri di polizia e finanza, equipaggi dei reparti anti-crimine e vigili del fuoco. Blitz nel palazzo del clan Spada, finiti nei riflettori di tutti i media dopo l’aggressione di Roberto Spada a due giornalisti Rai prima delle comunali.
Risultato: una denuncia per un balcone abusivo.
Su 350 identificati solo 4 arresti, un po’ di droga e qualche arma non denunciata.
Ostia ritorna tra le top news. E anche Minniti.
Minniti lo aveva detto alla Leopolda: “Per quanto ci riguarda il tema della liberazione di Ostia dalla mafia sarà irrinunciabile, lì ci giochiamo un pezzo della sovranità del nostro Paese”.
E, guarda caso, di “sovranità ” a rischio aveva parlato anche riguardo al dossier immigrazione. Gli sbarchi continui di disperati dall’Africa mettono a dura a prova la tenuta democratica del paese, dicevano dal Viminale a fine giugno.
E, anche per inaugurare questa nuova linea, Minniti aveva scelto l’effetto scenico: il 28 giugno decise di invertire la rotta dell’aereo che lo stava portando a Washington per alcuni incontri istituzionali. Scalo tecnico in Irlanda e invece di proseguire oltreoceano, ritorno in Italia per gestire gli sbarchi di giornata e ovviamente attirare l’attenzione dei media.
Senza l’inversione di rotta probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto.
Ma anche quell’inversione di rotta è stata preceduta da un’attenta strategia ad effetto. La campagna contro le organizzazioni non governative impegnate a salvare vite nel Mediterraneo è partita dal Viminale e dalle procure, solo in un secondo momento è stata cavalcata ad arte anche da Luigi Di Maio del M5s.
Ne sono seguiti mesi di linea dura sempre sotto i riflettori, lo sgombero a 40 gradi all’ombra ad agosto in via Curtatone a Roma: città semi-deserta, poche notizie in giro, prima pagina assicurata.
“Sui migranti ho temuto per la tenuta democratica del paese”, dirà Minniti a fine agosto: estate alle spalle, momento buono per dichiarare l’emergenza finita, almeno per quest’anno.
Poi è iniziato il periodo delle accuse. Persino dall’Onu. “L’accordo Ue-Libia viola i diritti umani dei migranti”, dice l’alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Raad al Hussein dopo che già Medici senza frontiere aveva rilasciato un report zeppo di critiche delle intese tra il governo italiano e i libici.
E su questo anche la linea del Pd traballa a metà novembre. “Bisogna aggiustare la linea”, quella del governo sui migranti, dice Matteo Orfini a Repubblica ritrovandosi d’accordo con le critiche di Emma Bonino. “Inaccettabile il patto con la Libia, il governo dice di aver fermato gli sbarchi ma ne muoiono di più”, è l’attacco della leader radicale.
E benchè Bonino chieda un cambiamento di rotta quale condizione per un dialogo con il Pd, la linea Minniti va avanti, salda in sella, Orfini non ne parla più.
Se c’è un punto fermo nella strategia (anche di campagna elettorale) del governo e del Pd è Minniti. Con i suoi blitz e le sue mosse pensate sempre in maniera tale da ‘piacere’ ai media, non ha rivali.
(da “Huffingtonpost”)
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