LA LEGA E’ RIUSCITA A FARSI MULTARE ANCHE ALL’EUROPARLAMENTO
IL GRUPPO IDENTITA’ E DEMOCRAZIA E’ L’UNICO AD AVER RICEVUTO UNA SANZIONE PER AVER DIFFUSO INFORMAZIONI ERRATE SULLA COMPOSIZIONE DEL PROPRIO UFFICIO DI PRESIDENZA
Non era facile farsi riconoscere anche all’estero tra tanti politici e partiti. Eppure la Lega ci è riuscita anche questa volta. In tutto l’Europarlamento e in tutta la legislatura, c’è un solo gruppo che è stato sanzionato dall’Autorità per non aver rispettato il regolamento europeo: e questo gruppo è proprio Identità e Democrazia, la casa dell’ormai ex Carroccio, del Rassemblement National di Marine Le Pen e di altri partitelli di ultradestra, con presidente il leghista Marco Zanni.
La sanzione è abbastanza importante: il 5% del budget annuale, pari a 47 mila euro. Una somma che comunque è meno di un millesimo rispetto ai noti 49 milioni di euro di rimborsi elettorali che la Lega ha sottratto indebitamente in Italia.
Ma più della sanzione e della sua eccezionalità anche a Strasburgo, il vero elemento politico da analizzare è il perché questa è arrivata.
Al gruppo Id è stata infatti contestata la diffusione di informazioni errate sulla composizione del proprio ufficio di presidenza: quando uno dei suoi membri è cambiato, il sito del gruppo e i social collegati hanno continuato a riportarne il nome per circa un anno. E anche dopo le segnalazioni dell’Autorità nulla è cambiato. La ragione è persino disarmante: il gruppo aveva appaltato all’esterno la realizzazione del sito e la gestione dei social e, avendo interrotto il contratto con il fornitore, non ha potuto aggiornarli per mesi.
Un “incidente” che mostra un movimento non proprio in salute: le ambizioni e i proclami rivoluzionari del Salvini capace di raccogliere nel 2019 il 34% dei voti e 28 seggi hanno infatti lasciato il posto all’irrilevanza politica. Non stupisce, quindi, che anche le altre attività del gruppo latitino: l’ultimo evento della fondazione di Id risale al 2020 e l’ultimo numero del suo magazine è uscito due anni fa.
Così, anche le donazioni private vanno male, totalizzando poche migliaia di euro. E persino la stessa Lega, a differenza degli altri partiti, nell’ultimo anno risulta non aver versato il suo contributo alla causa.
La carenza di donazioni per Id è un unicum a destra dove, oltre alla già citata Ecr, i bilanci degli altri gruppi possono contare sulla generosità di lobby e multinazionali di ogni tipo.
Il partito Alde, parte dei centristi di Renew, solo negli ultimi due anni ha incassato oltre 340 mila euro da colossi della farmaceutica, delle telco e del digitale, tutti settori sensibilmente interessati dalle decisioni del Parlamento. Microsoft ha pagato 58 mila euro in cinque anni, Meta (cioè Facebook e Instagram) ne ha versati 18 mila nel 2022, Vodafone 36 mila in due anni, Google 18 mila nel 2021, Amazon 18 mila nel 2023, AT&T arriva a 93 mila euro durante la legislatura, mentre i farmaci di Janssen si fermano a 48 mila euro in tre donazioni. Non mancano poi Uber (10 mila euro nel 2021) e il gigante del fast food McDonald’s (con 9 mila euro nel 2022).
Stesso discorso e donatori simili anche per il Ppe, ossia i popolari di centrodestra che costituiscono una delle due storiche colonne portanti degli equilibri europei. Per loro, negli ultimi due anni sono arrivati nelle casse circa 150 mila euro con nomi come Apple (24 mila euro in due anni), AT&T, Microsoft, Google, Sky, Janssen, Liberty media e la Camera di Commercio americana in Europa.
Se ci si sposta a sinistra, invece, la situazione cambia radicalmente. I gruppi di quest’area registrano donazioni da poche migliaia, quando non da poche centinaia, di euro e senza multinazionali o big a supportarli. Sia per i Verdi sia per i Socialisti europei, gruppo che contiene anche il Pd, ci sono poche eccezioni di rilievo. La prima è costituta dal sindacato Uni Europa, che ha versato 13 mila euro al Pse nel 2022. L’altra è invece Open society, fondazione creata da George Soros, il magnate americano di origini ungheresi, identificato dalla destra del continente come il grande burattinaio della sinistra e accostato di volta in volta a qualsiasi teoria del complotto esistente, dal piano Kalergi per la sostituzione etnica alle varie declinazioni antisemite dei savi di Sion. Open Society nel 2023 ha versato 18 mila euro alla fondazione legata ai Verdi e altrettanti a quella dei Socialisti.
da L’Espresso)
Leave a Reply