LA LEGA SI SFASCIA: I MINISTRI ZITTI, LA BASE IN RIVOLTA
IL CAPO E MARONI IN SILENZIO SU NAPOLITANO…A RADIO PADANIA URLANO: ANDIAMOCENE
Per non sentire il male che fa, in via Bellerio la chiamano “Operazione Gattopardo”.
Si sono convinti che dietro la “lezione” del presidente Napolitano, quella in cui ha detto all’Italia intera che il popolo padano non esiste, ci sia una gran paura.
È il “terrore che le cose cambino”, è il rischio che “l’antipolitica possa arrivare fino alla rivolta del Nord”.
Non è che, domanda il capogruppo Marco Reguzzoni, “tutte queste polemiche” hanno “come unico obiettivo quello di favorire l’avvento di un governo tecnico?”.
Ci sono rimasti male per i “toni eccessivi” usati dal Capo dello Stato, loro che in fin dei conti, una volta arrivati a Roma, i toni li hanno ammorbiditi parecchio.
Nessuno ha il coraggio di dirlo pubblicamente, ma in privato confessano che se i padani sono pronti alla secessione non è perchè lo dice Bossi (come ha fatto a Venezia poche settimane fa) ma perchè hanno perso il lavoro, non arrivano alla fine del mese e ce l’hanno con tutti, anche con loro, i parlamentari che si mettono la cravatta verde.
In questo senso la testimonianza del deputato Luca Rodolfo Paolini vale oro: lui, leghista che vive nelle Marche, nemmeno nelle valli bergamasche, da un po’ di tempo se ne va in giro con la sua busta paga fotografata sull’I-phone, “perchè ormai non ci crede più nessuno”.
Il popolo padano esiste, quindi, ma non è detto che abbia ancora voglia di votare Lega.
Nella sede de La Padania dicono che l’iniziativa “Padani dite la vostra” inaugurata ieri, stia andando “molto bene”, ma non si sbilanciano con i numeri.
Il direttore Leonardo Boriani è convinto che l’errore del presidente Napolitano sia stato quello di usare il sostantivo “popolo” e l’aggettivo “padano”.
“Sulla questione politica si può discutere — spiega Boriani — sostenere che ‘non esiste una via democratica alla secessione’ è discutibile ma è lecito: dire che non esiste un popolo padano, no”.
Ma nelle parole dei leghisti c’è una calma, una prudenza inusuale.
Solo Calderoli dice che il federalismo può “fare sì che il cittadino venga trattato come tale e non come suddito”.
Bossi non ha detto nulla, Maroni non ha “nulla da aggiungere” alla “linea” del quotidiano di via Bellerio.
Che ieri — con il titolo “Io esisto e sono padano” – è stata quasi più morbida di Libero e Il Giornale.
Ma contro le parole del Capo dello Stato (sottoscritte ieri dai presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani) tra le camicie verdi c’è anche chi torna a sbottonarsi come ai vecchi tempi.
Basta ascoltare le proteste della base su Radio Padania e leggere un po’ di commenti lasciati in giro per la Rete per capire che intorno l’aria è molto meno serena. “Uscite dal governo. È ora di lottare!”, dicono in collegamento telefonico.
E invitano a “non pagare le tasse” visto che “per Napolitano noi esistiamo solo come contribuenti e non come persone”.
“Napolitano – insiste una elettrice bergamasca – è in Parlamento da sempre. Sarebbe uno come lui che vuole il cambiamento? Quelli come lui non vogliono cambiare un c….”.
Fino ad arrivare quasi alle minacce: “Sono padana e a Napolitano dico: invece di andare a Napoli venga in Padania a dire certe cose”.
E così, alla fine, a dare manforte agli ascoltatori arriva anche l’europarlamentare Mario Borghezio: “Il capo dello Stato si preoccupi di meno dei nostri slogan indipendentisti e pensi a come vengono spesi e sprecati i miliardi per le celebrazioni del 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia”.
Per l’Italia dei Valori la questione è “eversiva”.
Per questo Antonio Di Pietro ha chiesto al presidente del Consiglio di “ascoltare il Capo dello Stato e di revocare l’incarico al ministro delle Riforme” perchè è “inammissibile” che Umberto Bossi invece di lavorare per migliorare il Paese, lo veda come un nemico e ne mini la sua integrità ”.
Il Pdl dice che non ce n’è bisogno, che è lui “garante dell’unità nazionale”. Napolitano invece ieri è tornato a dire che “o questo Paese cresce insieme o non cresce”.
Ha chiarito che non si tratta di politica perchè lui è “imparziale” con tutti i partiti. E poi ha lasciato perdere la Padania ed è tornato a parlare delle cose che esistono:
“Il sovraffollamento delle carceri è una vergogna per l’Italia”.
Ci vorrebbe un’amnistia?
“Non se si creeranno le condizioni, ci vuole un accordo politico che allo stato non c’è”.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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