LA LEGA VENETA SI SMARCA DA MARONI: “DOPO BOSSI, ZAIA SEGRETARIOâ€
L’INVESTITURA DI GOBBO, IL LEADER DELLA LEGA VENETA LANCIA IL GOVERNATORE: “E’ LUI L’UOMO GIUSTO”
Alla fine il nome lo fa: Luca Zaia. E lo motiva: la base lo chiede.
E addirittura scavalca la dichiarata indisponibilità del governatore spiegando che quando il partito chiama bisogna mettersi a disposizione.
Sentire Gian Paolo Gobbo, segretario veneto della Lega, esprimersi in maniera così decisa è già una novità , figurarsi se il tema è la successione a Bossi: «Il Veneto ha tutte le caratteristiche per esprimere un segretario federale e l’uomo giusto potrebbe essere Zaia–ha detto sabato nella sua Piazza dei Signori a Treviso – e se lo chiede la base bisogna rispondere ».
Non sarebbe nemmeno una candidatura estemporanea: «Ne stiamo ancora discutendo» sibila, quasi facendo balenare il sospetto che questo nome sia stato portato addirittura al Federale.
Poco importa che anche sabato Zaia abbia ribadito ad AntennaTre che ne ha già abbastanza così, che deve già «risolvere troppi problemi in Veneto».
Le frasi di Gobbo (pronunciate, guarda caso, nell’anniversario del bombardamento della sua città ) hanno l’aura di un’investitura proprio perchè uscite dalla bocca di un uomo con l’allergia a taccuini, titoloni e annunci pubblici.
Uno che, quando parla, lo fa per lanciare messaggi.
«La Liga Veneta è la madre di tutte le Leghe, il Veneto ha posti rilevanti e di responsabilità . C’è grande orgoglio nel nostro territorio, altro che sudditanza nei confronti dei lombardi» ribatte a chi chiede più autonomia.
«Siamo un movimento federale, ma abbiamo dimostrato di avere un peso notevole. Treviso, in particolare, è la segreteria con il maggior numero di voti, di militanti e con i migliori risultati».
Forse sono solo parole che deve a una base delusa, forse sono qualcosa di più: un piano d’azione.
Nel frattempo il triumvirato va bene, anzi, benissimo.
«Ho sempre detto che per me sarebbe stata questa l’unica soluzione, anche se temporanea, con la presenza di un veneto. La Dal Lago farà bene».
Zaia, quindi.
Il figlio di una Liga Veneta uscita senza macchia dal fango lombardo, «uno dei giovani dirigenti che più stanno facendo crescere il movimento » riflette il segretario.
Amato dal popolo, capace di rifondere fiducia nel Carroccio che esce a pezzi da via Bellerio prendendo il posto del leader spodestato dal nepotismo e dai presunti versamenti occulti di denaro pubblico.
E checchè ne dica il governatore, risoluto nell’escludere una sua candidatura in Via Bellerio, non sarà lui a decidere.
«Anch’io mi sono chiamato fuori diverse volte, non l’ho chiesto io di fare il segretario, ma se il movimento e i militanti chiamano bisogna rispondere».
Gobbo, di solito, fa e non dice. Soprattutto, non ama i colpi di scena.
Adesso però le cose sono cambiate perchè al di là del Garda sta crollando il castello della famiglia Bossi e del suo entourage, e qualcuno deve prendere in mano la situazione.
Riuscirà ad essere la Liga, che invece esce dalle vicende giudiziarie con la faccia pulita e un rinnovato orgoglio, internamente più forte ora che i cugini hanno dimostrato la fragilità degli uomini all’ombra del Capo?
Qui non ci sono figli candidati in Regione, lauree comprate all’estero e case restaurate all’insaputa di tutti, nè figure come Belsito che manovravano milioni di euro.
Dei quali, lo dicono carte e bilanci, mai uno è arrivato in Veneto: le circoscrizioni all’asciutto, le sedi tutte in affitto e coi pagamenti in ritardo proprio perchè di soldi non c’era neanche l’ombra.
Anzi, l’unico veneto nell’occhio del ciclone, il senatore trevigiano Piergiorgio Stiffoni, sembra in grado di dimostrare la sua correttezza.
Due giorni fa, il presidente della Regione Zaia aveva chiesto più democrazia nel movimento, e un peso maggiore dei veneti nel direttorio.
Forse non era a questo che pensava, non una candidatura designata proprio dal suo segretario.
«Non so perchè si continua a dire – sibila Gobbo – che serve più democrazia, ce n’è sempre stata nella Lega. Oggi la situazione è grave, sono giorni amari e chi ha sbagliato pagherà . Ma il simbolo e gli ideali della Lega restano. È la volontà di migliaia di persone che credono in un progetto».
In tutto questo, il congresso nazionale è ancora un pensiero lontano.
«È tutto da vedere – taglia corto -. Prima c’è il provinciale di Padova. Non sarò solo io a decidere la mia ricandidatura».
Ieri sulle vicende giudiziarie del Carroccio è intervenuto anche Flavio Tosi, sindaco di Verona. «Come si fa a fare pulizia? Basta vedere dove sono i soldi usciti dalla Lega e chi li ha utilizzati e quelli se ne vanno dal partito».
Silvia Madiotto
(da “Il Corriere della Sera”)
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