LA LEGGE NON E’ UGUALE PER TUTTI: VERDINI VIOLA I DOMICILIARI E RESTA LIBERO, SE FOSSE STATO UN POVERO CRISTO SAREBBE TORNATO IN GALERA
IL PM LIMA: “I COLLETTI BIANCHI SI SALVANO SEMPRE”… “UNA SIGNORA CHE HA RUBATO 3 UOVA DI PASQUA E’ STATA CONDANNATA A 4 ANNI E MEZZO DI CARCERE, CHI EVADE L’IRPEF FINO A 100.000 EURO NON NE RISPONDE PENALMENTE, QUESTA E’ L’ITALIA”
L’ex senatore Denis Verdini, da condannato che sconta la pena ai domiciliari, può circolare per Roma come un turista qualsiasi e incontrare in un ristorante un sottosegretario di governo.
Un tunisino che vende a 20 euro un Rolex patacca al mercato finisce in carcere per due anni e mezzo. È il doppio binario della giustizia italiana. Felice Lima, sostituto procuratore generale a Messina, lo descrive così: “La nostra giustizia penale non è uguale per tutti. È concepita e applicata da decenni come uno strumento di controllo sociale, operato dalle classi dirigenti in danno delle classi più povere ed emarginate”.
L’analisi di Lima prescinde dal caso Verdini: “Non intendo commentare nessun procedimento specifico: trovo deplorevole giudicare processi di cui non si conoscono gli atti”.
E d’altronde il “doppiopesismo” della giustizia italiana non è una scoperta di queste ore. Il pm anticorruzione di Napoli, Henry John Woodcock, affrontò l’argomento in un articolo pubblicato nel 2018 sul Corriere del Mezzogiorno: “Nel nostro sistema opera un doppio binario che rende celerissimi i processi contro la criminalità di strada e molto meno celeri, a volte tartarugheschi, quelli contro i colletti bianchi”.
Nel gennaio 2021, Verdini viene scarcerato, dopo soli 80 giorni di detenzione, per un focolaio Covid nel penitenziario di Rebibbia.
L’altro ieri il ras delle coop del “Mondo di mezzo”, Salvatore Buzzi, è stato scarcerato dopo un anno (la Cassazione ha definito illegittimo l’ordine di esecuzione del suo arresto).
Nelle stesse ore in cui il governo approva il decreto Caivano, che rende più facile il carcere per i minori, la memoria corre a M. M., baby boss delle paranze di Napoli, in carcere da quando ha 16 anni: potrà chiedere i domiciliari nel 2028, quando ne avrà 35.
“Questo governo”, commenta Lima, “aveva promesso rigore ed effettività della pena. In realtà, grazie alle sue leggi, potremo punire i rave party, ma non un funzionario corrotto che sia stato condannato a meno di 4 anni, perché potrà usufruire dell’affidamento al servizio sociale. Del quale, invece, dovrebbe usufruire un ragazzo non scolarizzato, cresciuto ai margini della società, e non un magistrato che si vende una sentenza, per fare un esempio. Ma d’altronde i servizi sociali, come pena alternativa, furono introdotti per il ministro Tanassi durante lo scandalo Lokheed, negli anni ‘70”. Un altro tassello del doppio binario. “Ogni singola violazione del reddito di cittadinanza – continua Lima – finisce con enfasi sui giornali, ma nessuno dice che in Italia evadere l’Irpef fino a 100mila euro l’anno non è reato: possiamo permetterci di non processare chi in 6 anni evade 600mila euro di tasse. Puniamo chi ruba un motorino, chi accoltella una persona per rapina, ma se fai crollare un ponte perché non hai tenuto la manutenzione, e muoiono decine di persone, la punizione sarà più difficile”.
La popolazione carceraria è composta per la stragrande maggioranza da tossicodipendenti ed extracomunitari. “Non è un caso – commenta Lima – Il legislatore ha fatto una scelta. Il nostro sistema penale è classista e razzista: punisce gli emarginati, i poveracci, ma salva quasi sempre i colletti bianchi. Il furto pluriaggravato è punito da 3 a 10 anni, la ricettazione da 2 a 8, la corruzione per l’esercizio della funzione da 1 a 6 anni. Questo dimostra che il legislatore ha fatto una scelta”.
E le conseguenze? “Cito sentenze che ho analizzato per lavoro: un tunisino condannato a due anni e mezzo per ricettazione, perché vendeva Rolex finti a 20 euro al mercato. Un imprenditore, che aveva omesso di versare all’Inps ben 2,9 milioni di contributi, punito con 9 mesi. E pena sospesa, quindi libero. Una signora, per un furto di tre uova di Pasqua in un supermercato è stata condannata a 4 anni e mezzo, ridotti a 3 con l’abbreviato. Un importante bancarottiere, pluricondannato in modo definitivo, tempo fa ha chiesto attraverso il suo avvocato di scontare l’affidamento in prova al servizio sociale in Kenya. Dove s’era trasferito prima della sentenza”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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