LA “MINACCIA” DI TRUMP ALLA RUSSIA È UN BUFFETTO PER PUTIN E L’ENNESIMO CEFFONE AGLI EUROPEI
LA BORSA DI MOSCA FESTEGGIA: CRESCE DEL 2,7%: HANNO CAPITO CHE SI TRATTA DEL SOLITO BLUFF DELL’IMMOBILIARISTA PLATINATO …PUTIN PUÒ CONTINUARE A BOMBARDARE CON TUTTA CALMA E PREPARARE LA NUOVA OFFENSIVA A EST
Dovevano essere ventiquattro ore, poi cento giorni, infine sono diventati cinquanta a partire da ieri. Il tempo concesso dal presidente americano Donald Trump a Vladimir Putin per far finire la guerra della Russia contro l’Ucraina si stringe e si allarga, è soggetto a cambiamenti, a minacce e all’assenza di colpi di scena.
Ieri il presidente americano ha annunciato che se Mosca non accetterà di raggiungere un accordo entro cinquanta giorni, allora gli Stati Uniti imporranno dazi al cento per cento alla Russia.
La minaccia non è forte per il Cremlino: nel 2024 le importazioni americane dalla Russia sono state soltanto 3 miliardi di dollari. Molto più letale per l’economia russa sarebbero le sanzioni al settore energetico e ai paesi acquirenti, come prevede la proposta promossa al Congresso dai senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal: ma la minaccia di sanzioni secondarie è rimasta molto vaga da parte di Trump.
Mosca ha cinquanta giorni di tempo per pensarci su, nel frattempo continuerà la sua guerra, i suoi bombardamenti contro le città ucraine, colpite da droni e missili insieme, anche se si trovano lontane dalla linea del fronte.
Ieri Trump ha fatto le sue dichiarazioni tanto attese, mentre il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte, era a Washington per spiegare che la Nato con l’Amministrazione americana aveva approvato un nuovo piano per dotare l’Ucraina di armi. Il piano non è nuovo, era stato lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky a proporlo e a parlarne a Roma la scorsa settimana, durante la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina.
Zelensky è uno dei leader che si è adattato più rapidamente alla mentalità di Trump, avendo bisogno di armi in fretta, ha coinvolto gli alleati europei in un piano ambizioso secondo il quale non saranno gli Stati Uniti a rifornire Kyiv, ma saranno gli alleati della Nato a comprare dagli Stati Uniti ciò di cui gli ucraini hanno bisogno.
Washington sarà il mercato da cui scegliere sistemi di difesa e missili, gli europei, a seconda della disponibilità e delle possibilità, investiranno nel mercato americano: “Ci pagheranno il 100 per cento, per noi sarà un affare”, aveva detto Donald Trump domenica, mentre montava l’attesa per il “grande annuncio”.
I sistemi più ambiti da Kyiv in questo momento sono i Patriot, servono a proteggere le città dagli attacchi russi. I primi paesi europei che hanno detto di essere disponibili ad acquistare Patriot per Kyiv sono la Germania – ieri il ministro della Difesa era a Washington per un incontro con il capo del Pentagono Pete Hegseth – e la Norvegia.
Il capo della Casa Bianca ha detto che ci sono già diciassette sistemi pronti a entrare nel territorio ucraino. Trump ha concluso un affare, parlando a più riprese del successo ottenuto all’Aia, durante l’ultimo vertice della Nato
Quando Trump parla di Putin si sente colpito personalmente, era convinto fosse il capo del Cremlino il suo interlocutore privilegiato, la persona con cui fare affari per la fine della guerra.
Putin ha rifiutato quel ruolo, dicendogli, durante la loro ultima conversazione del 3 luglio scorso, che aveva intenzione di intensificare i combattimenti per occupare tutta la regione di Donetsk: “Non voglio dire che è un assassino, ma è un duro … nella vita ha fregato già molte persone”, ha detto Trump elencando i presidenti che prima di lui non erano riusciti a capire di che natura fosse il presidente russo
Putin, in realtà, rivela sempre la sua natura, la mostra subito, sono i suoi interlocutori che non lo hanno ritenuto capace di agire secondo le sue minacce. Trump ha detto di essere deluso da Putin e di fidarsi invece del presidente ucraino Zelensky.
Trump ha parlato della guerra come una responsabilità di Biden, non manderà nessuna arma nuova agli ucraini se non quelle comprate dagli europei (l’aiuto è solo un modo di fare affari), ha minacciato Mosca dandole altro tempo e offrendole come data di scadenza per ottenere un cessate il fuoco il 2 settembre, il giorno che marcherà gli ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale.
E’ solo una coincidenza. Mosca ne esce poco toccata dal “grande annuncio”, mentre l’Ucraina si prepara ad altra guerra
(da Il Foglio)
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