LA MINISTRA SANTANCHE’ E IL PARTITO DI COCCIA DI MORTO: ORA IL LUSSO FA PAURA AI SOVRANISTI
LA MINISTRA “SCOPRE” CHE GLI ITALIANI FATICANO A PAGARSI LE FERIE E DICE, UDITE UDITE CHE “TUTTI DEVONO POTERSELE PERMETTERE”
Il partito di Coccia di Morto si è preso la sua rivincita a Ferragosto, quando pure la ministra dell’extralusso, dei gazebo a seicento euro, della vita smeralda, di Cortina, e ovviamente del Twiga – insomma, Daniela Santanchè – ha dovuto mischiarsi ai comuni mortali per registrare il suo video di auguri in una piscina decisamente popolare invasa da bambini urlanti.
Analoga location per la successiva intervista al Tg1, ed era straniante ascoltare la parlamentare italiana che più di tutti ha rivendicato il diritto al lusso, quella che raccontava le spiagge libere come distese di «tossicodipendenti e rifiuti» proponendo di consegnarle ai privati, rivolgere un pensiero agli italiani poveri che alle ferie devono rinunciare, «perché tutti devono poter andare in vacanza».
Si vede che il partito di Coccia di Morto comincia a far paura pure a lei, che non lo ha mai blandito né accarezzato, perché non c’è occasione come l’estate che segni il discrimine tra chi può e chi non può, e la seconda categoria sta diventando decisamente troppo numerosa. Ancora nel 1978 Alberto Sordi e Anna Longhi, fruttaroli (in romanesco: venditori di frutta), potevano fare le loro Vacanze Intelligenti al Grand Hotel di Montecatini e a Venezia, cenando in un ristorante vip circondati da principi del sangue. Adesso, probabilmente, dovrebbero farsi i conti in tasca pure per una settimana a Ostia. Aumenti fino al 44 per cento sui voli, del 17 per cento sui pacchetti vacanza e del 13 per cento negli alberghi. Ombrellone e lettino venduti a 40 euro al giorno a Riccione, a 80 euro a Gallipoli, anche a 1.000 nelle località esclusive della Puglia. Benzina a oltre due euro in autostrada, fino al record di 2,7 sulla tratta Milano-Varese. E in più le vessazioni sui turisti registrate dai giornali: stabilimenti che perquisiscono le borse alla ricerca di cibo portato da casa, sovraprezzi per il taglio di un toast o per un piattino di condivisione.
Nell’agosto più difficile della sua carriera di imprenditrice, parlamentare, operatrice del turismo, paladina dei balneari, icona di un certo tipo di riccanza, Santanchè ha capito che l’estate può diventare un problema politico e che il racconto deve sterzare. Persino il Tg1 non ha potuto fare a meno di mettere a raffronto le spiagge del privilegio sardo, dove lo yachtman racconta impavido di aver fatto un pieno da trecentomila euro, con la sabbia fai-da-te di Capocotta, l’arenile libero a Sud di Roma, fra italianissime teglie di parmigiana e misteriose leccornie spacchettate dagli immigrati. Due mondi, due Italie, e nel sottofondo una grande paura: quella che si sgretoli il paradigma politico che associava l’Italia dei ricchi ai progressisti, ai radical chic, insomma alla sinistra, e quella dei poveri alla destra proletaria e underdog.
È stato un luogo comune molto sfruttato e assai importante per il successo popolare delle destre – Capalbio contro Coccia di Morto, appunto – e ha funzionato per anni come un ingranaggio perfetto. Poi è arrivata la ministra Santanchè con il suo orgoglio vip e con le sue disavventure. Lo stereotipo ha cominciato a sbiadire. Non tanto per i dettagli giudiziari del fallimento Visibilia o Ki Group quanto per la percezione di privilegio che ogni italiano ha provato leggendo dei milioni guadagnati e spesi, forse truffati, ai danni dei soci e pure dello Stato, dei contributi ai dipendenti non versati o corrisposti solo dopo le denunce, dei misteriosi affari di compravendita immobiliare del compagno finto-principe, una casona acquistata e venduta un’ora dopo col guadagno di un milione, e tutto questo ad alimentare il turbine di una vita esagerata, i super-vestiti, la super-spiaggia, la super-montagna con gli stivaloni di pelo, le super-vacanze di Natale con la tavola che sembra un villaggio tirolese, la super-baita e ovviamente il super-gazebo d’agosto con divano, poltrone, maggiordomo sull’attenti.
Ecco, nella prima estate del governo della destra il rischio è che il paradigma di Capalbio si rovesci e che l’etichetta del vantaggio di classe finisca appiccicata alla destra balneare, peraltro la più tenace nella difesa dei grandi imputati dell’agosto 2023: i concessionari delle spiagge e i loro extra-profitti in costante ascesa. Non a caso la consueta sfilata di politici al Twiga non si è vista.
Lo scorso anno in villa da Santanchè c’era addirittura la futura presidente Giorgia Meloni, quest’anno alle agapi del 15 sono stati segnalati appena Massimo Boldi a pranzo e Christian De Sica a cena, un po’ poco. E allora si capisce meglio la location super-qualsiasi del discorsetto di Ferragosto, i ragazzini urlanti, le famiglie ordinarie sullo sfondo, il pensierino per i poveri che restano a casa (ma «il governo lavora per vacanze accessibili a tutti») e persino la faticaccia di trasferirsi subito dopo a Siena per presenziare a un grande evento di popolo come il Palio. Meglio concedere qualcosa al partito di Coccia di Morto, anche se è solo lo sfondo di un messaggio di auguri e qualche benevola parola.
(da La Stampa)
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