LA PAGLIACCIATA FINALE: BONAFEDE RIMANDA IN CARCERE I 376 BOSS SCARCERATI PER MOTIVI DI SALUTE O PER IL CORONAVIRUS, FAREBBE MEGLIO A TORNARE A CASA ANCHE LUI
A FINE MARZO AVEVA AVALLATO LA SCARCERAZIONE DI DETENUTI CON PATOLOGIE GRAVI E OVER 70 PER ALLENTARE LA PRESSIONE SULLE CARCERI… ORA SULL’ONDA DELLE PAROLE DI DI MATTEO RINNEGA LE SUE STESSE DECISIONI
La motivazione ufficiale è il cambiamento dell’attuale situazione socio-sanitaria.
In realtà , hanno pesato molto di più le polemiche che hanno riguardato la scarcerazione, nel corso dell’emergenza coronavirus, di alcuni detenuti tra cui 376 persone legate alla criminalità organizzata e che erano sottoposte al regime del 41 bis, ritenuto non adatto a soddisfare le condizioni minime di sicurezza in questo particolare momento della storia italiana.
Il ministro Alfonso Bonafede, stando a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, avrebbe in mente una rapida mossa all’indietro che possa riportare in carcere tutte quelle persone che erano uscite di cella.
Nel corso dell’emergenza coronavirus, la decisione di allentare alcune misure carcerarie viene analizzata sotto un aspetto prettamente burocratico: per diminuire il sovraffollamento delle carceri, uno dei problemi che più erano stati pressanti all’inizio della pandemia e che aveva provocato numerose rivolte, si era deciso, con la circolare del 21 marzo, di dare mandato ai direttori delle carceri di inviare ai magistrati l’elenco dei detenuti con patologie gravi e quelli over 70.
È di oggi la pubblicazione — sulle pagine del quotidiano diretto da Molinari — della lista dei 376 scarcerati tra mafiosi e trafficanti di droga. Di questi, tre erano al 41 bis, gli altri erano inseriti nei reparti di «Alta sicurezza 3» che ospita carcerati per droga e mafia. Tutti i 376 sono stati mandati ai domiciliari perchè ritenuti a rischio Coronavirus o per motivi di salute.
A quel punto il Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, aveva evidenziato che in questa categoria sarebbero rientrati anche 376 persone legate alla criminalità organizzata.
Un elenco imbarazzante che, di fatto, ha messo per la prima volta il ministro Bonafede di fronte al dilemma: cercare di mantenere la sicurezza nelle carceri o favorire la scarcerazione anche di 367 boss della malavita organizzata, con il paracadute della pandemia da coronavirus.
Nell’ambito di questa situazione spinosa si è venuto a inserire anche il caso del pm Nino Di Matteo, che ha rivolto — nelle stesse ore in cui usciva la lista delle scarcerazioni — al ministro Bonafede accuse sulla gestione della sua eventuale nomina al Dap con il cambio d’idea improvviso sul ruolo da affidare al magistrato.
Per questo motivo, partendo dal dato di fatto dell’inizio della fase 2, Bonafede torna indietro sulla propria decisione, allentando una pressione sulla sua figura che, in queste ore, sta diventando insostenibile.
(da agenzie)
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