“LA PAITA E’ FAVORITA MA ALICE SALVATORE PUO’ FARE L’EXPLOIT”: INTERVISTA AL SONDAGGISTA AMADORI
“LA CANDIDATA CINQUESTELLE E’ LA MIGLIORE NELLA COMUNICAZIONE”
«Lella Paita è in vantaggio. Anche se si è ridotto nel corso della campagna elettorale. La vera incognita è chi arriverà secondo: Giovanni Toti o Alice Salvatore?»: Alessandro Amadori, psicologo della politica, fondatore e amministratore delegato di Coesis Research e vice presidente dell’Istituto Piepoli traccia il quadro clinico “elettorale” dei candidati alla presidenza della regione Liguria.
E analizza l’efficacia del profilo ci ciascuno, designando già chi ha vinto, incontenstabilmente, la partita mediatica: la candidata M5S Alice Salvatore.
Sbagliato però dare tutto per scontato.
Sono due sono le incognite, mette in guardia Amadori, che potrebbero ribaltare ogni previsione: la percentuale dell’astensionismo e quella del voto disgiunto.
Amadori, il M5S era in Liguria al minimo storico, quando è stata avanzata la candidatura, neppure pacifica all’inizio, di Alice Salvatore. Grillo, nei giorni dell’alluvione, era stato addirittura contestato. Cosa è successo?
«Vero. I liguri erano molto disincantati verso il loro conterraneo Grillo. Salvatore è la candidata che ha giocato meglio la campagna elettorale e la partita sulla comunicazione. Comunica energia. Non deve stupire l’inversione di tendenza del M5S, che, io dico, è un “fenomeno a soffietto”, si gonfia e si sgonfia in modo molto veloce. Perchè è un aggregatore di instabilità , cresce quando il sistema, come in Liguria ora, diventa instabile, ma soffoca anche tutte le altre alternative. Paradossalmente è un elemento conservatore: raccoglie insoddisfazioni, certo, ma rallenta anche altre progettualità . La Liguria rappresenta lo scenario politico più complesso in Italia in questo momento: vincerà il meno debole ».
Astensionismo e voto disgiunto: in che maniera influenzeranno l’esito di queste elezioni regionali in Liguria ?
«L’astensionismo e, in misura minore, ma non così minore, il voto disgiunto, potrebbero ribaltare gli esiti delle elezioni. Tutto si capirà se l’affluenza scenderà sotto il 50%: allora, come accaduto in Sicilia, ogni scenario sarà possibile, ogni rivoluzione concretizzabile. L’affluenza è il termometro. Anche il voto disgiunto avrà il suo ruolo, ma solitamente non è mai troppo pesante, certo in alcuni casi è arrivato al 6%. E se i candidati non sono troppo distanti, come del resto lo sono quelli liguri, anche il 5% comincerebbe a pesare».
Michela Bompani
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply