LA RISPOSTA DELLA CONCORRENTE DI “REAZIONE A CATENA” ALLE MINACCE E AGLI INSULTI OMOFOBI
DOPO AVER FATTO COMING OUT E’ STATA OGGETTO DI MINACCE DA PARTE DEI SOLITI SFIGATI OMOFOBI MA NON E’ RESTATA FERMA A SUBIRE, PRONTE LE QUERELE
Sara Vanni, campionessa di Reazione a catena con la squadra delle Sibille dopo aver fatto coming out sui social è stata oggetto di minacce e insulti omofobi. Ma non è restata ferma a subire. Oltre alla risposta pubblica arriverà anche l’azione legale.
La vicenda social di Sara Vanni nasce quando qualche giorno fa è diventato virale un meme sessista che faceva leva sul doppiosenso di una delle domande del quiz televisivo: come ben ha spiegato anche Giornalettismo, durante il gioco “Quando, dove, come, perché” è stata posta questa domanda: bisognava indovinare la parola a partire dagli indizi quando ormai sei grande, in bocca, spingendo.
E uno screenshot di Sara Vanni con allegate le parole “lo sguardo malizioso della concorrente” era diventato virale. Ma la campionessa aveva dimostrato di esserlo anche in comunicazione e ironia spiegando di non essere etero e mettendo a tacere le battutine di basso livello:
Ieri però Sara Vanni ha annunciato, sempre tramite Twitter, che la vicenda purtroppo è continuata nel modo peggiore: lei e la sua famiglia sono diventati il bersaglio di minacce e nel caso specifico la concorrente ha dovuto subire anche degli attacchi con insulti omofobi:
Sara ha annunciato querela per chi l’ha offesa e minacciata, spiegando però di non voler usare i social per commentare il quiz. Un’autocensura che non merita. Cosa le è stato detto? Gay.it ha spiegato quando dichiarato dalla ragazza al sito:
“Lesbica di mer*a, se ti incontro ti do io quello che ti manca, un caz*o da 23 cm”. C’è gente omofoba che crede che una persona lesbica lo sia perché non ha trovato l’uomo giusto. Il solito maschilismo, il solito patriarcato, si sentono in diritto di dire ciò che vogliono. Ma una ragazza deve essere etero per forza?
Sara Vanni ha sottolineato che se il ddl Zan fosse stato approvato sarebbe stata tutelata maggiormente dalla legge perché l’omofobia nelle parole che le sono state rivolte avrebbe costituito un’aggravante. Ma un’altra estate è passata senza una norma in Italia.
(da NextQuotidiano)
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