LA ROAD MAP PER ALITALIA: PRESTITO PONTE, POI O VENDITA O LIQUIDAZIONE
SOLO ALTRI SEI MESI DI VITA… SCONTRO CON RENZI CHE NON VUOL SENTIRE PARLARE DI FALLIMENTO
Trecento milioni di euro per sei mesi di commissariamento, non di più. E’ quanto è disposto a spendere il governo per Alitalia, dopo il no dei lavoratori al piano di salvataggio preparato da azienda, esecutivo e sindacati.
Oltre alla spesa per gli ammortizzatori sociali, s’intende, da quantificare a seconda di come andrà .
Lo shock al governo è ancora forte e i 300 milioni — contenuti in ‘manovrina’ inizialmente come garanzia dei soci se il piano di salvataggio fosse stato approvato al referendum aziendale — non si sa ancora esattamente come spenderli, adesso che il piano è stato bocciato.
Ma all’indomani del voto il destino di Alitalia sembra segnato.
Almeno secondo il ministro Carlo Calenda. Non la pensa come lui Matteo Renzi.
Ma andiamo con ordine.
Dice Calenda al Tg3: per Alitalia ci sarà un “breve periodo di transizione straordinaria e poi o vendita parziale o totale degli asset oppure fallimento”.
Qualche minuto dopo parla il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato. Fallimento? Manco per sogno, è il suo ragionamento.
“Non lasceremo sole le famiglie – dice Rosato – l’impegno del Pd è stare accanto a una grande azienda italiana, va cercata fino in fondo una soluzione. Tante migliaia di lavoratori e un grande indotto non possono essere dispersi: l’Italia che vive di turismo e cultura non può restare senza una compagnia al servizio del sistema Paese. I problemi vengono dal passato, quando la destra non ha accompagnato Alitalia sul mercato nell’accordo con Air France”.
E’ chiaro che il caso Alitalia diventerà campo privilegiato di sfida tra Renzi e Calenda, a confermare i rapporti tesi ormai da tempo tra i due.
Di certo sarà cavallo di battaglia dell’ex premier dopo le primarie del Pd che domenica prossima – stando ai sondaggi – dovrebbero confermarlo alla segreteria del partito.
Ciò che è meno chiaro è come il governo collocherà i 300 milioni di euro per Alitalia, in quali forme.
I 300 milioni sono quelli previsti dalla cosiddetta ‘manovrina’, chiesta dall’Ue quale correzione dei conti pubblici italiani per 3,4 miliardi di euro. Solo che nella manovrina sarebbero serviti come garanzia per i soci, nel caso di approvazione del piano di salvataggio da parte dei dipendenti Alitalia. Ecco il testo:
“Aumento di capitale fino a 300 milioni per Invitalia — il Mef potrà sottoscrivere l’aumento che dovrebbe consentire alla controllata del Tesoro di fornire garanzia pubblica ad Alitalia”.
Adesso che il piano è stato bocciato, dal Tesoro aspettano le indicazioni dei ministri Calenda e Graziano Delrio: il caso Alitalia è principalmente nelle loro mani, con la mediazione di Gentiloni.
Ma per tutta la giornata i renziani hanno atteso le mosse di Calenda, prima di esprimersi. Il ministro prevede un prestito ponte per gestire la fase di emergenza, il “breve periodo di amministrazione straordinaria”.
Ora si tratta di capire come modificare la ‘manovrina’ per usare i 300 milioni in una cornice che nel frattempo è cambiata. Discussione che si annuncia non semplice, viste le tensioni tra Renzi e Calenda: il caso Alitalia dovrà passare in Parlamento, nella discussione sulla manovrina chiesta dall’Ue prevista per maggio.
E poi c’è da vedere se sarà il caso di riaprire una trattativa con la Commissione europea sull’uso di soldi pubblici per Alitalia, già avvenuto in passato. Da Bruxelles lasciano trapelare che Roma potrebbe farlo, essendo passati dieci anni dall’ultimo intervento statale sulla compagnia di bandiera. Ma al governo non si tranquillizzano: il caso Alitalia li ha buttati nel panico.
Perchè tutte le opzioni sul tavolo hanno delle controindicazioni. Anche l’uso dei 300 milioni per far volare gli aerei e non lasciare a piedi chi ha già comprato biglietti Alitalia, magari per le vacanze estive, potrebbe prestare il fianco alle polemiche politiche.
E’ per questo che dal governo ci tengono a sottolineare che l’intervento servirebbe solo a salvaguardare i diritti dei cittadini, non quelli di chi ha rifiutato l’accordo.
E poi 300 milioni potrebbero non bastare, visto che secondo i primi calcoli servono 230 milioni di euro al mese per far volare gli aerei, tra carburante, stipendi, diritti vari e manutenzione.
E ancora c’è il tema degli ammortizzatori sociali: Calenda fa una stima di un miliardo di euro. I 12 mila dipendenti di Alitalia sono una sorta di bomba sociale pronta a esplodere, in caso di fallimento.
Insomma, comunque vada, il governo dovrà mettere mano al portafoglio. Vito Riggio dell’Enac mette in chiaro che potrà rilasciare il certificato di operatore aereo ad Alitalia a patto che venga commissariata “entro 2-3 giorni” e a condizione che ci siano le risorse. Certificato da rinnovare “di mese in mese”, dice.
La strada sembra segnata: commissariamento e fallimento, se non ci sono investitori disposti a rilevare la compagnia.
“Esclusa la nazionalizzazione”, precisa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a Sky. Dita incrociate: Alitalia potrebbe finire come Swissair, dicono dal governo facendo riferimento alla compagna svizzera, fallita e poi rinata. Ma il futuro è tutto da scrivere.
In ogni caso, insiste Calenda, “mettere altri miliardi di euro pubblici e mantenere l’azienda in perdita non è il caso: i cittadini non chiedono questo”.
Andrea Boitani, professore alla Cattolica e componente della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture, prepara il terreno a quello che sarà . “E’ legittimo aspettarsi il fallimento” di Alitalia, dice all’Adnkronos, perchè “un’azienda privata che non riesce a trovare le risorse per andare avanti deve andare in fallimento”.
Oggi Alitalia “è una compagnia irrilevante rispetto al mercato aereo”, continua Boitani, e anche l’eventuale acquisizione da parte di un’altra compagnia, “sempre possibile”, comporterebbe comunque “un completo smantellamento, sia dal punto di vista dell’occupazione che dei contratti di lavoro”.
L’incontro con Cgil, Cisl e Uil fissato per domani a Palazzo Chigi è stato rinviato a dopo l’assemblea dei soci di Alitalia, convocata per il 27 aprile dal cda della compagnia, ma potrebbe slittare al 2 maggio. Susanna Camusso chiede l’intervento della cassa depositi e prestiti, richiesta che cade nel vuoto.
Alitalia è ormai terreno scivoloso per il governo, un piano inclinato che potrebbe anticipare la fine anticipata della legislatura, ipotesi che Renzi non ha mai veramente messo da parte.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply