LA SCISSIONE DEL NULLA: RENZI E CALENDA NON RIESCONO A SEPARARSI PERCHE’ ENTRAMBI HANNO MOLTO DA PERDERE: AL SENATO, DOVE HA PIÙ PARLAMENTARI DI AZIONE, PER FARE GRUPPO A SÉ ITALIA VIVA DOVREBBE COMUNQUE CHIEDERE UNA DEROGA A IGNAZIO LA RUSSA
I DUE EGO-LEADER COSTRETTI A STARE COMUNQUE INSIEME, PER DI PIU’ IN UNA PATTUGLIA PARLAMENTARE GUIDATA DA GIUSEPPE DE CRISTOFARO, ESPONENTE DI SPICCO DI SINISTRA ITALIANA
È passato appena un anno dal loro sodalizio elettorale e nel frattempo Calenda e Renzi si sono separati e riconciliati almeno cinque, sei volte. La loro intenzione è quella di divorziare: avrebbero dovuto farlo una decina di giorni fa, ma poi il leader di Azione ha anticipato la notizia ai giornali e Renzi, per non dargli soddisfazione, ha tirato il freno a mano e ha disdetto la conferenza stampa che avrebbe dovuto sancire la rottura.
Il dramma, come sempre nei divorzi, è il prezzo da pagare. In questo caso è uno scotto duro per entrambi: alle Europee da soli sia il leader di Azione che quello di Italia viva rischiano di non centrare il quorum. Perciò cercano appoggi altrove. Calenda interroga +Europa, che, però, dopo che il leader di Azione ha rotto con Emma Bonino alle elezioni politiche, ha il dente avvelenato con lui. Renzi guarda al centro (destra) ma Maurizio Lupi, che è più che pronto a stringere un’alleanza elettorale con il leader di Italia viva, è disposto a farlo solo a patto che Renzi dichiari pubblicamente che preferisce stare nel campo della maggioranza piuttosto che in quello dell’opposizione.
Dunque sia per Calenda che per Renzi l’addio non è esattamente a costo zero: il rischio è quello di ritrovarsi senza un partner (politico) e senza una casa (ossia, un gruppo parlamentare) in Italia e all’estero. Già, perché non c’è solo il problema europeo del 2024: al Senato, dove Italia viva ha più parlamentari di Azione, per fare gruppo a sé dovrebbe comunque chiedere una deroga a Ignazio La Russa, onde non finire nel Misto insieme ai calendiani. E questa sarebbe una nemesi per entrambi: Renzi e il leader di Azione costretti a stare comunque insieme e per giunta in una pattuglia parlamentare guidata da Giuseppe De Cristofaro, esponente di spicco di Sinistra italiana, il partito di Nicola Fratoianni.
Ieri i due ex (?) alleati hanno litigato sull’uso del simbolo. Renzi e Calenda litigano su tutto: dai finanziamenti ai gruppi, alla lista comune alle Europee, dal congresso al nome sul simbolo, ai convegni di Renzi in Arabia, alle dimissioni di Daniela Santanchè, dall’elezione diretta del premier al salario minimo. Per il divorzio, però, si attende la prossima puntata. E la prossima lite.
(da il Corriere della Sera)
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