L’ARTICOLO DE “LA STAMPA” PER CUI LA SANTANCHE’ HA QUERELATO IL QUOTIDIANO TORINESE
VILLA SANTANCHE’ DIVENTA UNA CELLA PER SALLUSTI: QUATTRO PIANI DI LUSSO, 920 METRI QUADRI CON PISCINA COPERTA E RIVESTITA IN MADREPERLA
Questa casa non è un albergo. Al massimo una galera.
Assai comoda con i suoi 920 metri quadri su quattro piani e annessa piscina coperta e pure rivestita in madreperla. Ma pur sempre una galera per il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti che se tutto va male – o bene, dipende dai punti di vista – ci passerà i prossimi 14 mesi, chez Daniela Garnero ex Santanchè, la sua ospitale compagna nonchè deputata del Pdl e candidata alle primarie.
«Stiamo aspettando la decisione del giudice di sorveglianza e l’ispezione delle autorità . Ma della sua vita qui non voglio parlare, non voglio che diventi pubblico, un dolore così privato», si accalora lei con il suo bell’accento cuneese che le è rimasto appiccicato.
Poi tuona: «Tutto questo comunque è una barbarie…». E non è la sola perchè mica è bello che il direttore di un giornale finisca in carcere per un articolo che ha scritto. Ancora più brutto se poi non l’ha nemmeno scritto lui ma Dreyfus, l’ineffabile Renato Farina, alias «agente Betulla» quando si trastullava coi servizi segreti.
Panta rei, verrebbe da incoraggiare il direttore ora che mezzo Parlamento si è incistato per trovare una legge che metta ordine in tema di diffamazione.
Ma alla fine quello che «ha da passà la nuttata» è proprio il direttore de Il Giornale che ancora non si sa se avrà il permesso di andare fino al suo ufficio in via Negri, giusto qualche fermata di tram da questa palazzina dalle parti di corso Vercelli con le pareti interne istoriate da una poesia di Verlaine che gira di locale in locale.
O se debba rimanere rinchiuso qui. Solingo seppur con la Santanchè.
Certo quattordici mesi sono tanti. Così tanti da essere insopportabili anche se a San Vittore – dove il direttore temeva di finirci – sarebbe stato un po’ peggio.
Almeno qui ci sarà tempo per organizzare i lustrini di Natale. Chi li ha visti con tutte quelle luci e gli abeti addobbati ad ogni finestra dice che è uno spettacolo.
Ma è dentro, dentro questa palazzina di quattro piani, che si vede tutto il gusto di Daniela Garnero ex Santanchè nata a Cuneo come Flavio Briatore.
E non a caso in qualche cronaca questo superattico chic è stato definito come una specie di Billionaire sulla terraferma. Senza ballerine, giusto la padrona di casa, suo figlio che qualche malelingua si ostina a chiamare Lorenzino il Magnifichino e adesso pure il direttore.
Chiamato a scontare la sua condanna e a redimersi – come prevede la Costituzione – tra la camera con il letto king size rivestito da coperta di lince, il De Chirico sul caminetto, le poltrone di coccodrillo australiano e il tablet coffe rivestito di pelle di zebra dove fare colazione la mattina insieme alla mazzetta di croccanti quotidiani.
Tra cui Il Giornale che non si sa se glielo lasceranno dirigere davvero in questi 14 mesi costretto ai ceppi, che saranno pure d’oro come le rubinetterie del bagno padronale, ma pur sempre ceppi.
Fabio Poletti
(da “La Stampa“)
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