L’AUSTRIA DEI SOVRANISTI SI INTROMETTE NEGLI AFFARI ITALIANI, I “PATRIOTI” NOSTRANI STANNO ZITTI
AGLI ITALIANI DI LINGUA TEDESCA DELL’ALTO ADIGE VORREBBERO DARE ANCHE LA CITTADINANZA AUSTRIACA, METTENDO A RISCHIO LA CONVIVENZA CHE DURA DA DECENNI
Il nuovo governo viennese, con amabile gentilezza, si è offerto di intromettersi nei nostri affari interni. Assicurando che potrebbe dare ai cittadini italiani di lingua tedesca dell’Alto Adige anche il passaporto austriaco.
Una incursione che, a parti rovesciate, sarebbe accolta dalla destra muscolare che gonfia i bicipiti oltre il Brennero con un ceffone.
E che rischia di fare danni a una convivenza che da decenni è vista da tutto il pianeta come un modello virtuoso.
Nel 1992, quando al teatro Kursaal di Merano una maggioranza schiacciante di delegati votò con 1329 sì e solo 265 no la «quietanza liberatoria» per chiudere il «Pacchetto», cioè la vertenza internazionale aperta 32 anni prima dall’Austria per il rispetto dei sudtirolesi che si sentivano «ostaggi» dell’Italia, il leader storico della Svp, Silvius Magnago dopo aver messo in riga con una sfuriata gli ultimi riottosi, sentenziò: «Abbiamo riempito la botte fino all’ultima goccia e chiuso il rubinetto».
Traduzione: gli altoatesini di lingua tedesca avevano ottenuto dall’Italia più di ogni altra minoranza al mondo. Garantiva lui.
E chiuse: «Starà alle corti internazionali di giustizia vigilare e impedire che qualcuno, in futuro, non apra quel rubinetto per svuotarci la botte».
Venticinque anni più tardi, dopo avere «spremuto l’Italia come un limone, fino all’ultima goccia» (parole di Siegfried Brugger, già segretario della Sà¼dtiroler Volkspartei») fino ad avere oggi un reddito pro capite di 42.400 euro (nettamente superiore a quello dei cugini di Innsbruck fermi a 39.300) i sudtirolesi più incontentabili, con la sponda della nuova destra austriaca, vorrebbero riprendere a spremere, spremere, spremere.
Andando oltre l’accordo che chiuse l’antica vertenza.
Una mossa inutilmente rischiosa. Che, come ha detto giorni fa lo stesso ex presidente del Parlamento austriaco Andreas Khol sulla Tageszeitung di Innsbruck, «rischia di dividere la società sudtirolese e di mettere in pericolo la convivenza».
E poi, in nome dello ius sanguinis, a chi andrebbe concesso? «Anche ai trentini che nel 1918 erano cittadini dell’impero?». «A tutti gli espatriati tipo i 90 mila austriaci che vivono a Chicago?» E che dire, si è chiesto ancora Khol, «se l’Italia facesse una legge che toglie la cittadinanza italiana a chi ottiene quella austriaca»?
Ha senso forzar così le cose? Ma cosa succederebbe, ha scritto Toni Visentini sul Corriere dell’Alto Adige, agli stessi sudtirolesi?
«La richiesta del doppio passaporto verrà infatti inevitabilmente vista come una sorta di referendum, con i sudtirolesi “buoni” che lo chiedono da una parte, e gli altri, i “cattivi”, dall’altra».
Riportando la lancetta dell’orologio indietro, ai tempi dolorosissimi delle «opzioni» del 1939.
Quando solo i sudtirolesi che scelsero il Terzo Reich vennero considerati da molti i «veri» patrioti. Una trappola pagata carissima.
(da “il Corriere della Sera”)
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