LAVORATORI CARNE DA MACELLO
LA VICENDA DEI 450 DIPENDENTI DELLA GKN DI CAMPI BISENZIO, LICENZIATI VIA MAIL… I PROPRIETARI NON SONO INDUSTRIALI MA UN FONDO FINANZIARIO
Una comunicazione di licenziamento immediato e chiusura dello stabilimento, via mail. È la notizia arrivata venerdì 9 luglio, di mattina, ai circa 450 dipendenti della Gkn di Campi Bisenzio. L’impresa, attiva nel settore della componentistica per auto, è da tempo in crisi. E da tempo i sindacati, a partire dalla Fiom Cgil, avevano denunciato la situazione.
Tra i primi a darne notizia è stato uno dei delegati Rsu dell’azienda, Dario Salvetti. «Non sono in condizione di rispondere al telefono perché troppe telefonate e messaggi — spiega in un post Facebook il sindacalista — Siamo in assemblea permanente perché questa mattina ci hanno comunicato la chiusura immediata della Gkn di Firenze. Con effetto immediato. Una mail, più di 450 famiglie a casa. Questo sono loro. Questa è la loro violenza. Avrete notizie e invito all’azione. Avremo bisogno di tutta la forza e la solidarietà. Si astengano i falsi preoccupati che hanno permesso tutto questo».
In assemblea è presente anche il sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, insieme a tutta la sua giunta. I lavoratori coinvolti dal licenziamento sarebbero precisamente 422.
I proprietari della Gkn non sono industriali, ma un fondo di investimento estero. L’Unità di crisi della Regione Toscana si è già avviata, ed ha contattato il ministero dello Sviluppo Economico.
Durissimo il commento del segretario Fiom di Firenze, Daniele Calosi: «Sembra la scena di un film già visto con il caso della Bekaert: una scelta criminale di una multinazionale che conferma ancora una volta, se c’è ne fosse bisogno, che i datori di lavoro vogliono che il costo di questa crisi ricada sulle persone che per vivere devono lavorare — scrive Calosi — Un comportamento intollerabile, di una azienda associata a Confindustria, anche alla luce dell’Avviso Comune firmato dalle Parti Sociali e dal Governo lo scorso 29 Giugno e dei meccanismi di gestione delle crisi previsti dalla Legge e dal Contratto Nazionale.
Come Fiom chiariamo subito che non firmeremo alcun licenziamento: non possiamo accettare che si consumi l’ennesimo dramma sociale che, inoltre, avrebbe importanti ripercussioni per tutto il tessuto economico e produttivo fiorentino che non può permettersi di incassare l’ennesimo attacco alle sue professionalità e non può accettarlo tutta la comunità fiorentina, dai cittadini alle istituzioni politiche e sociali. Per questo chiediamo all’azienda il ritiro immediato della procedura di licenziamento e l’attivazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente e alle istituzioni politiche la convocazione del tavolo al Ministero dello Sviluppo, coinvolgendo la Regione Toscana e le Istituzioni Locali».
L’azienda ha motivato la scelta per il calo generale del mercato automobilistico, per la grande competitività sui prezzi nel settore, per «semplificare» e abbattere i costi della produzione tra i vari siti produttivi.
Nella mail inviata, non ci sono spazi: nè ammortizzatori sociali, nè altre soluzioni. Chiudere, scrivono, è l’unica soluzione. Ma c’è chi dà un’altra interpretazione.
«Già un anno fa, nel 2020 e in piena pandemia, a Birmingham (UK), l’azienda licenziava 185 lavoratori su 600, senza accedere agli ammortizzatori sociali di cui pure avrebbe potuto fare uso vista la crisi pandemica. Non lo ha fatto e proverà a non farlo per un semplice motivo: per far salire il rendimento del titolo finanziario occorre licenziare una quota di operai prima di rivendere il titolo», detenuto da un fondo inglese, scrivono Giuliano Granato e Francesca Conti, coordinatrice fiorentina: «Lo sblocco dei licenziamento voluto dal governo Draghi sta facendo danni irreparabili».
(da agenzie)
Leave a Reply