LE DUE STRADE PER MATTARELLA: UN BIS DI RENZI O ALTRO GOVERNO SUPPORTATO DAL PD
TUTTO DIPENDE DALLE INTENZIONI DEL PREMIER USCENTE
Al Quirinale Sergio Mattarella riceverà Renzi, dopo il Consiglio dei ministri, con l’idea innanzitutto di capire le sue reali intenzioni.
Perchè il discorso delle dimissioni pronunciato a palazzo Chigi lascia parecchi margini di ambiguità . E prefigura una situazione inedita, che ha già “rottamato” l’ipotesi di scuola, quella cioè di rinviare il premier alle Camere per verificare se c’è una maggioranza.
Le dimissioni scandite dal premier sono evidentemente “irrevocabili”, frutto di una botta superiore alle aspettative, di Renzi ma anche del capo dello Stato.
Il premier non ha chiarito, nel suo discorso a caldo, nè come ha intenzione di garantire una stabilità del Paese di fronte alla delicata crisi che si apre – limitandosi a dire che sarà approvata la legge di bilancio, ma non facendo cenno a un nuovo governo – e sulla legge elettorale ha sfidato i vincitori su cui grava “l’onere della proposta”. Capire le reali intenzioni del premier significa, per il capo dello Stato, capire in primo luogo se è disposto ad accettare un secondo mandato, in nome di quella stabilità che al Colle viene ritenuta un’esigenza primaria.
È il leader del partito di maggioranza, ha una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento: contro Renzi è impossibile dar vita a un nuovo governo, per numeri e logica, quindi se il premier evitasse di drammatizzare e accettasse di proseguire renderebbe tutto più facile sul Colle più alto.
Se non accettasse comunque spetterebbe al segretario del Pd l’onore della proposta. Chi ha raccolto gli umori del capo dello Stato la mette così: “Mattarella pensa che o si va avanti con Renzi o comunque col Pd”.
Questa crisi inedita è anche la prima vera verifica del rapporto tra Mattarella e Renzi, tra lo stile discreto e notarile di un capo dello Stato che non ha mai vissuto il suo mandato come “regista” e il premier che, dopo la botta, ha fatto il discorso di chi si sottrae, quasi non avesse l’onore della proposta: di governo, di legge elettorale.
Si sottrae al punto che nel palazzo rimbalza la domanda su cosa vorrà fare martedì, se dimettersi anche da segretario del partito o meno. Ecco.
Se al Colle si preparano a gestire le prime consultazioni del settennato, è avvolta da una nuvola di incertezza come vorrà affrontarle Renzi. E se, appunto, alle consultazioni salirà Renzi.
Da parte del capo dello Stato, di fronte alla gestione irrituale dell’attuale inquilino di palazzo Chigi, vietato attendersi colpi di teatro.
Il protagonismo imposto dalle circostanze si esprimerà in un rispetto notarile della prassi che prevede un rapporto col Parlamento. Il che significa che al Quirinale escludono “governi del presidente”, intesi come soluzioni nate sotto la regia del Colle e in un certo qual modo calate dall’alto:
“Andare avanti col Pd – prosegue la fonte – significa che il governo deve essere un governo che il Pd sostiene. Padoan? Uno del Pd? Deve essere sostenuto dal Pd, in modo organico”.
E qui finiscono le certezze di questa crisi inedita e con due linguaggi, quello di Renzi e quello di Mattarella. In attesa del colloquio nel pomeriggio di oggi
(da “Huffingtonpost“)
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