“LE SEMBRA NORMALE CHE UNO PER ANDARE IN PENSIONE DEBBA CHIEDERE UN PRESTITO?” DICEVA UN ANNO FA
ORA SALVINI HA CAMBIATO IDEA E COSTRINGE I DIPENDENTI PUBBLICI CHE VOGLIONO LA LIQUIDAZIONE A STIPULARE UN PRESTITO CON ABI E PAGARE PURE GLI INTERESSI…ALTRIMENTI DOVRANNO ATTENDERE OTTO ANNI
«Ma scusi, le pare normale che uno per andare in pensione deve chiedere un prestito?», diceva un
indignato Matteo Salvini nell’agosto 2016 a Omnibus criticando l’APE, ovvero l’Anticipo Pensionistico varato dal governo Renzi.
Sì, gli risponde idealmente un anno e mezzo dopo il sottosegretario leghista Claudio Durigon spiegando oggi al Messaggero che i dipendenti pubblici che vogliono andare in pensione con Quota 100 e vogliono la liquidazione dovranno stipulare un prestito con l’ABI per avere i loro soldi e pagare gli interessi alle banche, oppure attendere fino a otto anni
«I dipendenti pubblici che lasciano con Quota 100 potranno chiedere alle banche l’anticipo del loro trattamento di fine servizio. Stiamo valutando insieme all’Abi la stipula di una convenzione».
Servirà una norma?
«Nel decreto vorremmo inserire un riferimento».
Si tratta di un prestito, chi pagherà gli interessi?
«Saranno a carico dei beneficiari. L’erogazione della liquidazione degli statali sarà garantita dallo Stato.”
Quando andranno in pensione i primi statali, a luglio o ad ottobre?
«Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre dell’anno scorso potrà fare domanda a gennaio e potrà lasciare a luglio».
E si noti come Durigon sostenga che abbia bisogno di un prestito chi vuole la liquidazione “in anticipo”, mentre in realtà non c’è nessun “anticipo”: chi la vuole nei tempi stabiliti per le liquidazioni dei dipendenti pubblici non l’avrà se, appunto, non si fa dare i (suoi) soldi in prestito dalla banca (pagandoci sopra gli interessi): un piccolo capolavoro di bispensiero, l’ennesimo.
Con il blocco delle assunzioni fino al 15 novembre non c’è il rischio che si crei un “buco”, una discrasia, tra pensionamenti e assunzioni?
«Il rischio c’è, ma è minimo. Parliamo di due mesi. E poi siamo anche convinti che con il divieto di cumulo tra reddito e pensione fissato a 5 mila euro, non ci saranno fughe di massa dal pubblico impiego».
Sarà proprio interessante fare alla fine dell’anno il conto di quanti ricorreranno a quei fondi.
(da “NextQuotidiano”)
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