LEGGE ELETTORALE: RENZI APPESO A BERLUSCONI
D’ATTORRE (MINORANZA DEM) PRESENTA UN EMENDAMENTO PER FAR VALERE L’ITALICUM SOLO ALLA CAMERA… D’ACCORDO ALFANO. FI INSORGE… IL PREMIER MEDIA
“Possiamo portare a casa l’Italicum entro la settimana. Berlusconi scenderà a Roma mentre io sarò a Tunisi”. Così spiegava ieri sera ai suoi Matteo Renzi (che oggi fa una visita lampo in Tunisia, primo viaggio internazionale).
Una dichiarazione esplicita che la legge elettorale dipende dal sì di Forza Italia.
Tant’è vero che il premier ieri ha condotto la trattativa in proprio: ha sentito Alfano, ha visto Denis Verdini e Gianni Letta.
E poi, a fine giornata, ha rimandato l’assemblea del gruppo Pd alla Camera: avrebbe dovuto portare ai deputati democratici un’indicazione sull’Italicum, frutto della trattativa con FI. Trattativa che però non è finita.
Oggi arriva in Aula alla Camera la legge elettorale (quella che secondo il programma annunciato dal premier al Quirinale sarebbe dovuta essere approvata entro febbraio).
Ma l’accordo a tre — quello di Renzi di governo con Alfano, e quello di Renzi sulle riforme con Berlusconi — non c’è.
Anzi ieri ha rischiato di saltare del tutto.
Il caos s’è fatto evidente dopo le 12, orario in cui scadeva la presentazione degli emendamenti a Montecitorio. Con l’arrivo di una modifica presentata dal deputato bersaniano Alfredo D’Attorre, secondo la quale l’Italicum dovrebbe valere solo per la Camera e non per il Senato. Il punto è quello secondo il quale la legge elettorale va agganciata alle riforme costituzionali, nella fattispecie all’abolizione del Senato.
In pratica, in gioco è la possibilità di andare a votare subito, o non prima di un anno.
Ncd l’aveva posta come condizione per la nascita del governo. Condizione che Renzi formalmente non ha accettato. Mentre Forza Italia ha subito chiarito che l’Italicum (e la possibilità di votare) li vuole pronti all’uso.
In questo gioco, la minoranza Pd fa sponda con gli alfaniani, insistendo su modifiche e inadeguatezze del sistema così com’è.
Anche se poi sono tutti pronti a dichiarare, D’Attorre in testa: “Noi la legge la vogliamo solo migliorare”.
Tutto è cominciato col cosiddetto emendamento Lauricella, che rimanda l’entrata in vigore della legge all’abolizione del Senato.
D’Attorre ne ha proposto una variante di compromesso, presentando una modifica per abolire l’articolo 2 dell’Italicum e cancellare dalla legge le norme su Palazzo Madama.
In caso di fine della legislatura si andrebbe alle elezioni con due sistemi diversi nei due rami del Parlamento. Una soluzione che i democrat dicono possibile a livello costituzionale.
Ma che farebbe da deterrente a un voto immediato. È su questi due punti che ieri Renzi ha cercato una mediazione.
Per Ncd entrambe le soluzioni potrebbero funzionare (il sì ufficiale al lodo D’Attorre è arrivato da Gaetano Quagliariello). Forza Italia però non appena resi noti i nuovi emendamenti è salita sulle barricate.
“L’emendamento D’Attorre è incostituzionale”, tuonava Brunetta. “Si rispetti l’accordo Berlusconi-Renzi”, rinforzava Matteoli. Un’alzata di scudi in piena regola.
Se Berlusconi dovesse dire di no alle due modifiche sul tavolo, c’è già pronta un’altra proposta. Quella di legare l’Italicum a una data di entrata in vigore.
Perchè poi Renzi non può permettersi di fallire sulla legge elettorale, nè ha l’interesse a questo punto di andare a votare subito dopo, passando come quello che non è stato in grado di governare.
Insomma, si lavora a un sistema elettorale prossimo venturo, che conterrebbe una scadenza per quanto ipotetica della legislatura.
Tra un anno, o meglio un anno e mezzo, come spiegava ieri un esponente del governo.
Sono arrivati il “lodo Pisicchio (entrata in vigore dopo un anno o 18 mesi) e il lodo Balduzzi (gennaio 2016). E ancora: si potrebbe approvare la norma alla Camera così com’è, e poi rimandare tutto in Senato.
Tutte strade in salita: come ammetteva ieri sera lo stesso presidente del Consiglio i nodi sono ancora da sciogliere.
Nen fratempo , ha trovato il tempo per una “distrazione” nel suo stile: una lettera ai Sindaci in cui chiede di segnalargli una scuola da riparare (con tanto di mail annessa sindaci@governo.it  ). E ieri sera a cena a Palazzo Chigi c’è stata la prima riunione ufficiale per il jobs act: una cena tra Padoan, Poletti e Delrio.
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano“)
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