LETTA: “ORA MATTEO INDICHI I NOMI DEI NUOVI MINISTRI, COMINCI A SPORCARSI LE MANI”
RENZI: “INTANTO SOSTITUISCA CANCELLIERI E DE GIROLAMO”
«Ora mi aspetto che Renzi, se vuole essere coerente con la promessa di sostenere lealmente il governo fino al 2015, mi indichi i nomi di chi deve entrare». Enrico Letta resta ufficialmente silente di fronte all’accordo sulle riforme portato a casa dal segretario democratico, ma nelle numerose conversazioni con alleati e compagni di partito batte sempre sullo stesso tasto: «Renzi deve iniziare a sporcarsi le mani».
Da Palazzo Chigi filtra un accenno di soddisfazione per un’intesa, quella sul doppio turno di coalizione, che «almeno ha il merito di tenere unita la maggioranza pur aprendosi alle opposizioni».
Ma quello della legge elettorale era solo il primo scoglio da superare.
Resta ancora senza risposta la domanda di Letta su cosa voglia davvero fare il sindaco di Firenze rispetto all’esecutivo.
Non rassicura di certo il premier la vaghezza dimostrata dal leader democratico ogni volta che, nei loro faccia a faccia, il discorso è caduto sul rinnovamento della squadra di governo. «L’esecutivo è una tua responsabilità e una tua prerogativa», gli ha sempre ripetuto Renzi.
Cercare di stanare il sindaco di Firenze, affinchè cessi la tattica “di lotta e di governo”, è diventato anche interesse comune degli alleati della maggioranza.
Per questo Angelino Alfano, ancora prima di ricevere ieri Renzi al Viminale, ha provveduto a lanciare la sua richiesta di un Letta bis.
Una mossa se non concordata, di certo discussa nei giorni scorsi a palazzo Chigi con il premier: «Ci vuole anche più di un rimpasto. Secondo me ci vuole un nuovo governo a guida Letta – ha detto il leader Ncd a Radio24 – che abbia un reshuffling delle competenze, dei ministri. Una vera nuova vita di un governo attraverso un nuovo governo». Una richiesta analoga a quella avanzata dal segretario di Scelta civica Stefania Giannini.
Nei piani di Letta il “reshuffling”, il rimescolamento, dovrebbe procedere di pari passo con la firma del nuovo contratto di coalizione, ormai arrivato a uno stadio di stesura quasi definitivo.
In questo modo si potrebbe vincolare Renzi per i mesi a venire.
Il senatore lettiano Francesco Russo usa la metafora ciclistica di Coppi e Bartali per indicare la necessaria collaborazione tra i due leader: «Questo è il momento di mettere da parte le rivalità e pedalare l’uno al servizio dell’altro. Caro Matteo, la salita dura fino ad adesso è stata tutta nelle gambe di Enrico: da qui in poi per far sì che il governo risolva davvero i problemi degli italiani c’è bisogno del tuo aiuto, di una borraccia d’acqua fresca e del tuo talento».
Ma è inutile chiedere a Renzi di impegnarsi su questo. «Vorrebbero cacciare i bersaniani e metterci i renziani – ha spiegato il Fiorentino ai suoi – ma io a questi giochini di palazzo non ci sto. Intanto Letta inizi a sostituire Cancellieri e De Girolamo. Poi vediamo».
Al massimo il segretario del Pd potrebbe dare via libera a una promozione di Graziano Del Rio, la sua “sentinella” nel consiglio dei ministri. Si parla per lui di un passaggio allo Sviluppo economico, al posto di Flavio Zanonato.
O, persino, di una nomina al Viminale, dato che Alfano potrebbe mantenere solo la carica di vicepremier per concentrarsi sul partito.
Altri cambiamenti in vista sono l’ingresso dei montiano Benedetto Della Vedova al posto di Stefano Fassina e l’uscita di scena del tecnico Enrico Giovannini, ex presidente Istat, reo di essersi opposto al Job act di Renzi.
Ma siamo appena agli inizi di una discussione che impegnerà tutta la settimana. Intanto ieri Letta si è rincuorato con i dati della produzione industriale e degli ordinativi, per la prima in crescita dopo 22 mesi di rosso.
Ora l’attenzione è tutta puntata ai primi di febbraio, quando uscirà dall’Istat il dato sul prodotto interno lordo.
E a palazzo Chigi hanno già messo le bottiglie in frigo per festeggiare. Ci sono tutte le premesse per un’inversione di rotta: «Aspettiamo con ansia i dati sul Pil dell’ultimo trimestre del 2013. Potrebbe essere l’uscita della crisi».
Sempre che Renzi lo permetta.
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