L’IMPERO DEI POCHI
LA LOTTA AI MONOPOLI E LE POLITICHE ANTITRUST UNA VOTA ERANO ARGOMENTI ANCHE DEL CAMPO LIBERALE, NON SOLO DELLA SINISTRA
“Penso che le Big Tech vadano trattate come sono stati trattati altri monopoli nella storia: smontandoli. Se non vogliamo vivere
in un mondo che finisca nella proprietà di pochi, è l’unica cosa che possiamo fare”.
Lo dice Susanna Camusso, ex segretaria della Cgil, in un’intervista a questo giornale. Leggendo le sue parole quasi si sussulta, per quanto insolita è la loro drasticità: e viene da chiedersi come mai questo argomento — smontare monopoli giganteschi, che non hanno neppure bisogno di strozzare in culla la concorrenza, perché nessuno, in quelle culle, oserebbe più nascere — non sia al centro del dibattito politico mondiale; al punto che la sola idea di una battaglia politica contro i monopoli sembra un azzardo irrealistico, coltivabile solo in piccole cerchie radicali, e non una evidente urgenza della democrazia e financo del capitalismo, che ridotto in poche mani perde il suo potere di penetrazione e di contagio. La sua vitalità.
La lotta ai monopoli, le politiche antitrust, l’idea che la libera concorrenza fosse l’anima del libero mercato, furono, nel Novecento, argomenti all’ordine del giorno: non solo a sinistra, anche nel campo liberale. A parte gli aspetti giuridico-economici, viene da dire che anche il senso comune non porterebbe a simpatizzare per i “troppo grossi”.
Come si sia arrivati, in pochi decenni, alla totale complicità politica e alla quasi idolatria di massa per l’Impero dei Pochi, è un mistero che (forse) capiremo solo quando ne saremo usciti. Beato chi vivrà abbastanza per vederne la fine.
(da Repubblica)
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