L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE: FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA “ESPULSO” L’ITALIA DAL GIRO CHE CONTA
A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK… LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA
C’era una volta il treno per Kiev con a bordo Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Un’immagine simbolo dell’Europa a trazione italo-franco-tedesca, che in due anni e mezzo è diventata archeologia.
L’ex presidente della Bce, sostituito a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni, si è ritagliato il ruolo del vecchio saggio, il grande “ideologo” dell’Europa come dovrebbe essere (ma forse non sarà mai).
Emmanuel Macron, che ancora si crede Napoleon, lancia inutili appelli per un’Europa più forte, ma è sempre più debole in patria: il governo di Bayrou si regge sulla non sfiducia di Marine Le Pen, e la sua egomania ha travolto ogni possibile successore: nel 2027 lascerà solo macerie nel suo partito, Reinassance.
Se Macron piange, Scholz è in una valle di lacrime. E’ il cancelliere tedesco più impopolare a memoria d’uomo e ha infilato il Paese in una crisi senza uscita, tanto economica quanto politica: la Germania è in recessione, l’industria manifatturiera è esangue, e i nazisti di Afd, sostenuti oltreoceano dai tweet di Elon Musk, diventeranno la seconda forza politica del Paese.
Insomma, della foto della “trilateral” Draghi-Macron-Scholz, restano solo sbiaditi ricordi. Il mondo è completamente cambiato e bisogna rimboccarsi le maniche per adattarsi ai mutamenti di scenario. E questo vale soprattutto per i leaderini dell’Ue.
Il dato più eclatante, innanzitutto, è che in Europa l’Italia è sparita. Anzi, si è chiamata fuori. Giorgia Meloni preferisce volare a Washington per coccolare il nuovo tecno-potere di Donald Trump e Elon Musk. La Ducetta considera più importante accucciarsi ai piedi degli Stati uniti (che vogliono vassalli, non alleati alla pari) che ritagliarsi un ruolo decisivo in quella Unione europea che ha sempre visto come “matrigna”. E verso cui ha manifestato spesso insofferenza.
Il risultato è che la Sora Giorgia trumpizzata è divenuta, agli occhi dell’establishment europeo, una krumira. Anzi, una “collaborazionista” del tycoon. Con il risultato di depotenziare l’Ue nell’inevitabile scontro a distanza con la Casa bianca nelle future sfide, a partire dai dazi commerciali.
Un sentimento di diffidenza e ostilità reso evidente a Davos da Friedrich Merz, leader della Cdu e probabile futuro cancelliere tedesco.
Come ricorda oggi Federico Fubini sul “Corriere della Sera”: “A chi gli ha chiesto quale Paese andrebbe aggiunto a un direttorio franco-tedesco nell’Ue, ha subito citato la Polonia. Il prossimo leader tedesco ha anche aggiunto che bisogna dialogare di più con Meloni, ma ha avvertito: i leader europei che vanno da Trump devono prima coordinarsi con gli altri, invece di cercare di spuntare piccoli vantaggi per sé”.
Qualche giorno fa, Merz ha incontrato Antonio Tajani a Berlino e ha puntato i piedi: “Non ci alleremo mai con Afd” (i neonazisti che a Washington sedevano vicino alla Meloni e tanto cari a Elon Musk), per poi aggiungere: “Sui dazi non accetteremo che Trump tratti con i singoli stati dell’Ue”. Un “pizzino” alla Ducetta che spera di poter ammorbidire eventuali misure sulle merci italiane in virtù del suo rapporto speciale con la Casa bianca.
A ridimensionare la ribalta transatlantica di Giorgia Meloni, è arrivato anche Paolo Gentiloni, ex commissario europeo e dunque vicino al deep state brussellese: “Se Giorgia Meloni usa i suoi buoni rapporti per evitare una guerra commerciale va bene, ma bisogna stare attenti perché se i contrasti diventano robusti, fra mediatori e vasi di coccio la distanza è poca…”.
(da Dagoreport)
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