LO PORTO UCCISO DA RAID USA IN AFGHANISTAN: UN DRONE “INTELLIGENTE” DELLA CIA HA COLPITO IL NOSTRO COOPERANTE PRIGIONIERO DI AL QAEDA
IN UN COMUNICATO OBAMA SI ASSUME LA RESPONSABILITA’ DELL’ERRORE… E QUALCUNO VORREBBE USARE I DRONI IN LIBIA?
Il cooperante italiano Giovanni Lo Porto è stato ucciso in un raid Usa contro al Qaeda al confine tra Pakistan e Afghanistan lo scorso gennaio.
Ad annunciarlo è un comunicato della Casa Bianca, che riferisce anche dell’uccisione di un ostaggio americano, Warren Weinstein, 72 anni.
Secondo quanto riporta il Wall Street Journal citando fonti dell’amministrazione americana, l’operazione è stata condotta con un drone della Cia.
“Questa mattina voglio esprimere le mie condoglianze alle famiglie dei due ostaggi che sono stati tragicamente uccisi nel corso di un’operazione antiterrorismo — ha detto il presidente Barack Obama -. E’ stato fatto tutto il possibile per riportarli a casa. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le autorità italiane”, ha proseguito, ricordando di avere parlato di quanto “tragicamente accaduto” ieri con “la moglie di Warren e il primo ministro Renzi“.
Il presidente Usa, porgendo le “scuse” del governo americano, ha riconosciuto la “piena responsabilità dell’operazione di antiterrorismo” che ha portato alla morte dei due ostaggi, ribadendo la volontà di volere imparare “dagli errori, che a volte possono essere fatali” per “prevenire la perdita di vite innocenti”.
E prima della conferenza stampa di Obama la Casa Bianca aveva già espresso il suo cordoglio: “Nessuna parola può esprimere appieno il nostro rammarico per questa terribile tragedia”, ha commentato Washington, esprimendo “enorme dolore”.
Obama ha spiegato che “l’operazione prendeva di mira una struttura di affiliati di al-Qaeda, dove non avevamo ragione di credere che ci fosse nessuno dei due ostaggi”, spiegando che “l’analisi di tutte e informazioni disponibili ha portato la comunità d’intelligence a ritenere con alta probabilità che l’operazione abbia accidentalmente ucciso entrambi gli ostaggi”.
Lo Porto, siciliano di 38 anni, era stato rapito dai jihadisti a gennaio 2012 a Multan, nella provincia centro-occidentale del Punjab in Pakistan, mentre stava lavorando per la ong tedesca Welthungerhilfe, che aiuta le popolazioni colpite dalle inondazioni nel sud della provincia.
A luglio 2013 diverse ong si erano rivolte all’allora ministro degli Esteri Emma Bonino affinchè il governo si adoperasse per la sua liberazione.
Lo Porto è stato prelevato con la forza e portato via dagli uffici della ong per cui lavorava insieme a un altro cooperante, il tedesco Bernd Muehlenbeck.
Il 22 dicembre 2012, in un video Muehlenbeck faceva appello al governo tedesco affinchè accogliesse le richieste dei rapitori.
Nel video, riferiva l’agenzia di stampa tedesca Dpa, il collega di Lo Porto parlava in inglese e sempre al plurale.
Non veniva menzionato l’italiano, spiegava l’agenzia tedesca, ma Muehlenbeck usava sempre il “noi”, segno che Lo Porto era vivo. Da quel video sono passati ben altri 7 mesi e non si sono avute più notizie dei due cooperanti. Muehlenbeck è stato liberato a ottobre 2014.
La Welthehungerhilfe è un’organizzazione umanitaria privata, senza scopo di lucro, politicamente indipendente e non legata ad una denominazione religiosa.
Fondata nel 1962, in questi 50 anni la ong ha seguito 5500 progetti in oltre 70 Paesi con uno stanziamento generale di 1,9 miliardi di euro.
“Noi forniamo aiuto a vari livelli, da interventi di emergenza immediati dopo disastri a progetti a lungo termine portati avanti in collaborazione con partner locali”, si legge sul sito della ong, che opera sotto il patronato della presidenza tedesca.
Membro di Alliance2015, un network di organizzazioni umanitarie europee, la Welthungerhilfe ha avuto nel 2009 un budget di 143,5 milioni di euro, 31,9 ricevuti da donazioni private, il resto da sovvenzioni pubbliche, comprese quelle del World Food Programme, dell’Unione Europea e del ministero tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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