LOCRI, LE MINACCE IN STILE MAFIOSO FERMANO LE RAGAZZE DEL CALCIO. L’AZZURRA PATRIZIA PANICO: “NON MOLLATE!”
E’ ORA CHE LO STATO RIPRISTINI LA LEGALITA’, NON DEVONO ESISTERE ZONE FRANCHE PER LA CRIMINALITA’
Dopo tante foto di abbracci, goal ed esultanze, ora sulla pagina Facebook dello Sporting Locri troneggia una scritta nera: “Game over”.
Le minacce, almeno per ora, fermano le ragazze del calcio. Si chiude. Causa intimidazioni.
È durata solo sei anni, malgrado risultati ed entusiasmo, l’avventura dell’Asd Sporting Locri, società di calcio femminile a 5, che ha annunciato, allo stato, il ritiro dal campionato nazionale di serie A Elite e la fine delle attività .
A determinare l’epilogo inatteso, nel pieno delle feste natalizie, è stata la decisione del presidente del sodalizio, Ferdinando Armeni, di gettare la spugna assieme alla dirigenza dopo la sequela di avvertimenti in stile mafioso, con frasi minacciose e inviti espliciti a farsi da parte, contenuti in alcuni biglietti anonimi fatti recapitare allo stesso Armeni e ad altri dirigenti dello Sporting Locri.
Nell’ultimo messaggio trovato sull’auto del presidente, lasciata anche con uno pneumatico lacerato, c’era scritto: “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso se non vuoi avere danni. Sappiamo chi solitamente si siede in questo posto”.
Il ‘pizzino’ era stato lasciato sul finestrino anteriore della vettura di Armeni, dove solitamente è sistemato il seggiolino del figlio di tre anni.
Tutti gli episodi sono stati denunciati a carabinieri e polizia, che hanno avviato accertamenti per vagliare la natura delle minacce e risalire agli autori. Nulla, però, al momento, si sa sugli esiti delle indagini.
Quello che prevale, a Locri e non solo, è lo sconcerto per un finale che lascia l’amaro in bocca.
“Siamo senza parole – dice Armeni – dal momento che il nostro è solo un hobby, una passione per lo sport calcistico. Non è accettabile che si possa correre il rischio di essere colpiti anche nei nostri affetti più cari. Certo, può darsi che si tratti di una bravata, ma davvero non ce la sentiamo di andare avanti. Inutile nasconderlo, c’è rammarico nel dover chiudere dopo anni di successi che ci hanno consentito quest’anno di diventare la squadra rivelazione del campionato nazionale di serie A. Non riusciamo a capire, tuttavia, quali interessi ci possano essere da parte di chi vuole ostacolare un’attività sportiva come questa”.
Lo Sporting Locri era ritenuta, sulla scorta dell’attuale quinto posto in classifica, la squadra rivelazione della massima serie di calcio femminile a 5, l’unica in Calabria a calcare la scena nazionale di categoria.
In queste ore ad Armeni e alla dirigenza è giunta da tutta l’Italia la solidarietà delle altre società che militano nel campionato nazionale.
Il vescovo di Locri mons. Francesco Oliva ha espresso “sentimenti di tristezza, indignazione e condanna”. Vicinanza e sostegno sono stati espressi dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto – con l’invito alla società ad andare avanti – dal segretario regionale del Pd Ernesto Magorno, dal presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale Arturo Bova e dal sindaco di Locri Giovanni Calabrese che, da socio fondatore, ha anche invitato i vertici del club a non ritirare la squadra dal campionato.
Le giocatrici, però, non si arrendono. Sara Brunello, vice capitano della formazione, si dice “delusa, indignata e amareggiata” per la decisione presa dopo le minacce.
Lei e le sue compagne ci sperano ancora, e sono pronte a scendere in campo contro la Lazio il 10 gennaio.
Al loro fianco si è schierata Patrizia Panico, capitano delle azzurre del calcio, che si dice indignata per la decisione presa dalla società di ritirarsi dal campionato “causa minacce”.
“È un fatto sconcertante, una cosa gravissima. Alle mie colleghe direi di non ritirarsi ma di giocare in altre città , dove troverebbero accoglienza e tifo”. E si dice pronta a organizzare una partita “di solidarietà tra le ragazze di Locri e le azzurre, una partita simbolo contro la malavita”.
“È una cosa gravissima e che desta preoccupazione – commenta la Panico al telefono con l’Ansa – Questo vale per tutta la società civile ma sono dinamiche che diventano ancora più sconcertanti perchè investono un settore che sembrava lontano dal vivere certe dinamiche”.
‘Sindacalista’ del pallone, la Panico invita però “a non restare negli spogliatoi”.
“La migliore risposta a simili nefandezze – aggiunge – è quella di non mollare e oltre che essere dispiaciuta per quanto successo penso anche alle mie colleghe che escono ancora più penalizzate da questa vicenda, non potendo più fare affidamento sul campionato e sui rimborsi. Io direi loro di non ritirarsi ma di giocare semmai in altre città , dove troverebbero accoglienza e tifo. A parte questo – aggiunge la Panico – mi piacerebbe che la giustizia svolgesse il suo ruolo, perchè tutte queste piccole attività non si possono lasciare alla gestione individuale che poi deve confrontarsi con la criminalità organizzata. Lo Stato deve intervenire”.
Intanto la capitano delle azzurre si dice pronta ad organizzare una partita “di richiamo, di solidarietà tra le ragazze di Locri e le azzurre. Si, mi piacerebbe che si facesse una partita simbolo tra le giocatrici del calcio a 5 e quelle del calcio a 11: ecco, una partita di calciotto sarebbe lo slogan migliore contro la malavita e la criminalità “.
(da “Huffingtonpost”)
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