L’OPERAZIONE TAGLIA-PRIVILEGI COLPISCE I DIPENDENTI E SALVA I DEPUTATI
L’UFFICIO DI PRESIDENZA DELLA CAMERA DIMINUISCE LE PENALI PER CHI NON SI SERVIRA’ DEI DIPENDENTI STORICI DEI GRUPPI PARLAMENTARI… M5S E LEGA GETTANO LA MASCHERA: DEVONO SISTEMARE I LORO PORTABORSE
“Questi sono solo i primi passi di una nuova stagione politica: sta iniziando la Terza Repubblica”, si felicita su Facebook Riccardo Fraccaro del M5S. Il quale l’ha denominata “operazione taglia-privilegi”, anche se la manovra varata dall’Ufficio di presidenza della Camera a guida Cinque Stelle – con l’apporto fondamentale della Lega – fa in realtà due cose: finisce per colpire l’anello debole della catena del mondo parlamentare (i cosiddetti “allegati A” e “allegati B”, nome burocratico affibbiato ai dipendenti dei gruppi parlamentari di lunga data) e in più abbassa la sanzione per chi non si servirà di questi lavoratori.
E chi beneficerà più di tutti della sforbiciata alla penale? Proprio il M5S.
Per la prima parte dell’operazione invece, quella più a impatto mediatico, cioè il ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari con il metodo contributivo, è stata aperta una istruttoria: ma si sa, ci vorranno anni per arrivare al risparmio stimato di 18,7 milioni di euro ogni 12 mesi.
Sempre che prima non venga dichiarata incostituzionale, come è noto a tutti.
Per spiegare questa storia bisogna fare un bel passo indietro. Anno 1993, piena Tangentopoli.
I vari partiti presenti in Parlamento da anni si servivano di dipendenti (esperti di diritto pubblico e amministrativo, giornalisti, personale di segreteria) nei modi più disparati: pagandoli in nero, servendosi di società prestanome e cooperative.
Per provare a fare un po’ di ordine di fronte alla giungla, si decise di istituire un albo ad esaurimento con la delibera 79/93, che allora si compose di poco più di 150 persone.
Così si costrinsero i partiti, almeno formalmente, a separare il finanziamento istituzionale ai gruppi con quello diretto al partito in quanto tale.
Di legislatura in legislatura si è andati avanti così, un po’ all’italiana, senza sanare mai la posizione di queste persone, ad oggi 87 “allegati A” e 63 “allegati B”. Chi, in base alla propria rappresentanza parlamentare, decideva di non attingere a questo bacino, si vedeva addebitare una penale: 65mila euro per ogni “allegato A” non assunto, 30mila per gli “allegati B”.
I dipendenti dei gruppi sin da subito chiesero di aprire una selezione pubblica per stabilizzare il loro ruolo, senza successo.
Di sicuro l’operazione dell’Udp guidato da Fraccaro favorisce il M5S stesso: le multe scendono rispettivamente a 55mila e 20mila euro per “allegato” non optato. Per dire: il Movimento, primo gruppo parlamentare, dovrebbe prendersi 31 persone dal bacino “allegati A”; se non lo farà , pagherà 310mila euro di multe in meno rispetto a prima.
Risparmio che aumenta anche alla luce del drastico taglio degli “allegati B” passati da 108 a 63, sempre grazie alla modifica voluta dal M5S.
Sullo sfondo c’è il nuovo statuto dei Cinque Stelle che obbliga i gruppi parlamentari a destinare almeno il 50 per cento delle risorse per il gruppo alla Comunicazione. Affidata al portale Rousseau, gestito dalla Casaleggio associati.
Intanto l’associazioneche riunisce questi lavoratori ha inviato una lettera a Roberto Fico e agli altri membri dell’Ufficio di presidenza, chiedendo di aprire una trattativa formale.
Nella speranza di non essere, alla fine, le uniche vittime del taglio ai “costi della politica”.
(da “La Repubblica”)
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