M5S, IL RIBELLE MATTIA CRUCIOLI VOTA NO ALLA FIDUCIA: “MI CACCERANNO? PAZIENZA”
IL SENATORE GENOVESE: “ALLA FINE MELONI PASSERA’ ALL’INCASSO”… “DRAGHI E’ LA GARANZIA CHE LE RISORSE DEL RECOVERY FINISCANO ALLE GRANDI IMPRESE”
Il senatore genovese del M5S Mattia Crucioli dice basta: “Mercoledì voto no. Mi espelleranno? Pazienza”.
Ieri la riunione del gruppo di Palazzo Madama com’è andata?
“A un certo punto me ne sono andato, era tempo perso. C’è stata una scelta deliberata di non mediare, sabato ci eravamo lasciati, visto il dissenso diffuso, dicendo che avremmo pensato tutti ad una soluzione di mediazione in maniera da tenere unito il gruppo. Ma oggi invece di trovare una soluzione hanno cominciato in batteria cercando di convincere quelli del no a votare sì e quindi questo non è provare a trovare soluzione ma compattare tutti sulle posizioni di qualcuno. Chi lo ha fatto notare è stato tacitato, la volontà di portare la spaccatura fino in fondo è evidente. Vogliono togliersi dalle scatole quelli che non la pensano come loro”.
Che soluzione mediana si poteva trovare
“L’astensione, la presenza in aula senza votare, l’assenza… Volendo le opzioni c’erano”.
I motivi di fondo della sua contrarietà a Draghi quali sono?
“Intanto il metodo, il com’è arrivato qui è tutta una manovra orchestrata in maniera magistrale, Renzi è stato un esecutore per conto terzi. Draghi è la garanzia perchè quelle risorse del Recovery fund, che sembrano tante ma sono scarse rispetto al reale bisogno, vengano spese per le grandi imprese. Fasce deboli, lavoratori, ceto medio resteranno fuori. Non si faranno gli interessi del popolo italiano ma prima di banche e grandi industriali. L’appoggio dei 5 Stelle è nato come quello della Lega, partiti che hanno avuto ambiguità finchè non si sono calate le carte, le carte sono queste e quindi hanno dovuto scegliere. Da un lato la Lega del nord produttivo che vuole quei soldi e dall’altro il M5S che si è ancora dimostrato un partito padronale: ieri Crimi ci è venuto a dire che Grillo ha trattato per conto di tutti e poi a cose fatte hanno posto quel quesito strumentale su Rousseau”.
Lei è genovese, la città di Grillo, lì gli attivisti come la pensano?
“La spaccatura è sul territorio così come tra i portavoce ma non mi importa. Nei pareri tanto influisce il seguito di Grillo e Di Maio e quindi qualcuno si fida, ma anche se fossero tutti per i sì, non mi starebbe bene lo stesso. E poi il grande capolavoro è che le posizioni di garanzia per le opposizioni andranno alla destra più nera. Avevano tutti paura di andare a votare, di rimettere in mano ai cittadini la sovranità , ma così si perde dal tappo e dalla spina. Quando la gente si renderà conto di quel che è avvenuto, ovviamente non distinguerà tra una forza e l’altra, saranno tutti colpevoli e Meloni andrà all’incasso”.
Se vota no viene espulso, lo sa no?
“Pazienza. Il M5s è un organismo complesso che ha fatto molte cose buone e tanti compromessi al ribasso, personalmente ho sempre cercato di essere equilibrato. Spesso ho votato in dissenso, ma qui non c’è neanche stata discussione, allora liberi tutti”.
Quanti sarete come senatori a dire no?
“Difficilissimo dirlo ma c’è un pesante logorio, tra promesse e blandizie, vai a sapere. Se fossimo 6 al Senato mi riterrei soddisfatto, anche se sabato erano più di 20 a dirsi contro, però poi…”.
E in base a quanti siete cosa farete?
“Noi ci stiamo organizzando, è molto più efficace fare opposizione da gruppo, ne servono 10 al Senato, alla Camera 20”.
Ma sarà una opposizione di “sinistra”?
“Siamo sempre quelli nè di destra nè di sinistra, oggi manca proprio uno schema diverso, però direi che manca un sovranismo di sinistra in senso economico. Non ci si può fidare di chi tolse la liquidità agli sportelli delle banche alle famiglie greche prima di un referendum”.
(da “La Repubblica”)
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