M5S SI SMARCA DA SALVINI, TRENTA: “IO NON VANEGGIO A DIFFERENZA DI ALTRIâ€
TONINELLI: “BASTA POLITICA PORTI CHIUSI, BISOGNA COINVOLGERE L’EUROPA”
Matteo Salvini ripete il suo mantra delirante ogni giorno: “Chi parte dalla Libia non è un rifugiato”.
Ma dal fronte 5Stelle, per il secondo giorno di seguito, fioccano le prese di distanza. A parlare oggi è lo stesso premier, Giuseppe Conte. Che dice: “La politica sull’immigrazione dell’Italia non si è mai ridotta a porti aperti sì o porti aperti no. Questa è una semplificazione bellissima per il grande pubblico, ma chi la segue può scoprire che la politica italiana sull’immigrazione è molto più complessa”.
Anche Danilo Toninelli lascia capire che la politica dei porti chiusi non è più adeguata. Mentre la responsabile della Difesa, Elisabetta Trenta, è la più dura. “Non ho tempo di vaneggiare come fa qualcun altro”, dice con intento polemico. E sembra proprio riferirsi al Viminale.
Tutto questo mentre il ministro dell’Interno “avverte” la nave Mare Jonio che non tollererà violazioni della normativa nazionale e internazionale (cioè quelle che è lui a violare)
Dal fronte 5Stelle stamattina parla Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, cioè colui che dovrebbe avere la competenza sui porti. E parla una lingua diversa rispetto al ministro dell’Interno. “Sicuramente solo chiudere i porti non basta più: devono essere aperti gli altri confini e la parola d’ordine è cooperazione”, ha detto ospite di Radio anch’io.
E ancora, sempre riferendosi all’aggravarsi della crisi in Libia: “Se dovessero arrivare migliaia di richiedenti asilo non può bastare l’approccio porti chiusi, se cambia la situazione dobbiamo andare a bussare alla porta agli altri Paesi. L’Italia deve tornare al centro dell’attenzione e l’emergenza migranti deve essere il fulcro del dibattito europeo”.
Quindi i porti italiani a quel punto sarebbero ‘aperti’ “come quelli degli altri paesi europei”, spiega.
E Luigi Di Maio aveva attaccato direttamente Salvini per le sue alleanze. “Non ci si può lamentare dei migranti se poi si stringono accordi con le stesse forze politiche che ci voltano le spalle”.
Sull’inchiesta Sea Watch, che lo vede sotto indagine insieme a Salvini, Di Maio e Conte, Toninelli dice: “Non me la vendo come una medaglia al valore, come fa Salvini”
Ieri Luigi Di Maio era stato ancora più netto. “Sono indagato, ma non mi sento Napoleone”, aveva detto smarcandosi dal capo del Viminale.
Sulla politica dei porti chiusi, ieri era arrivata la dichiarazione tranchant della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. “Se si dovesse arrivare alla guerra, non avremmo migranti ma rifugiati. E devono essere raccolti”.
Frasi che avevano scatenato l’irritazione di Salvini. Oggi Trenta puntualizza, seccata: “Ho evidenziato i possibili sviluppi che potrebbero esserci da un eventuale inasprimento delle tensioni in Libia. È un dovere di un ministro informare i cittadini. Poi la scelta spetta agli italiani: si può scegliere di essere presi in giro o meno”. E infine, con una chiusura al veleno: “Non ho tempo di vaneggiare come fa qualcun altro, preferisco lavorare”.
(da agenzie)
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