MA CHI CI GUADAGNA SE SI TIRA A CAMPARE?
LA MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO ALL’INSEGNA DELLA MEDIOCRITA’, NESSUNA MIRABOLANTE PROMESSA E’ STATA REALIZZATA IN TRE ANNI
Risulta stupefacente il dispendio di energie con cui un pezzo di centrodestra, Lega e
Forza Italia soprattutto, si è attivato per picconare la manovra economica. Stupefacente per la modestia dei provvedimenti contestati, un contributo straordinario delle banche che non ucciderà nessuno e un piccolo aumento delle tasse sugli affitti a breve termine. Stupefacente, anche, per l’evidente contraddizione tra la quotidiana esaltazione della coesione, durata, solidità della maggioranza e la renitenza dei suoi leader ad adeguarsi alla linea concordata in Consiglio dei ministri e nelle riunioni preparatorie.
La legge di bilancio fa soffrire gli alleati di Giorgia Meloni, ma il motivo non va cercato tanto nelle misure su cui ci si accapiglia quanto nel tema tutto politico della scarna risposta agli elettorati. Per il terzo anno consecutivo non c’è quasi nulla che realizzi le mirabolanti promesse della campagna elettorale, e nessuno ha una bandiera da piantare su un qualche provvedimento di valore, quello che furono gli 80 euro per Matteo Renzi, il reddito di cittadinanza per il Movimento Cinque Stelle, e andando a ritroso nella storia l’abolizione dell’Imu e delle imposte di successione
per Silvio Berlusconi.
Gli elettori per il momento reggono a questa navigazione prudente, in apparenza non si lamentano, i sondaggi confermano settimana dopo settimana la straordinaria tenuta della coalizione rispetto alla parabola discendente delle classi dirigenti del passato. E tuttavia ci si chiede se l’atto di fiducia sottoscritto dagli italiani nel 2022 possa reggere per altri ventiquattro mesi all’invito implicito nelle scelte del governo: accontentatevi, di più non si può fare. Se lo chiedono soprattutto i due junior partner della maggioranza, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che non dispongono di leadership scintillanti come quella della presidente del Consiglio e che al giro di boa della manovra devono dare a chi li vota la sensazione di contare qualcosa. E allora, uno riaccende la polemica con le banche, minacciando addirittura di punire ogni lamentela con un miliardo di prelievo in più, l’altro fa barricate sullo stesso tema e ci aggiunge la polemica sui bed and breakfast. Qualche modesta modifica, alla fine, sarà approvata e si potrà dire alle categorie interessate: vedete? Senza di noi sarebbe andata peggio.
Resta il problema del giudizio complessivo del Paese, e specialmente dell’elettorato di centrodestra. La prima manovra di Meloni ebbe l’alibi della ristrettezza dei tempi, fu messa a punto da un governo insediato da appena pochi mesi: il popolo sovranista e conservatore perdonò la scarsità delle ambizioni. La seconda, a fine 2024, passò quasi inosservata nel mondo che tifava centrodestra, galvanizzato dalla vittoria di Donald Trump e dall’aspettativa di una nuova età dell’oro per i suoi amici italiani. Ora siamo alla terza, la penultima a disposizione del governo prima del voto del 2027, fontane di latte e miele non se ne vedono, ed è immaginabile che pure i più innamorati e i più fedeli comincino a chiedersi: ma questo tirare a campare è davvero quello che vogliamo?
(da La Stampa)
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