MA I POTERI FORTI NON STAVANO CON MACRON? IL CASO RENAULT DOVE A VOLER RIDURRE LO STIPENDIO AL NUMERO UNO GOHSN NON E’ LA LEPEN, MA MACRON
PSA E RENAULT, I DUE GRUPPI FRANCESI DELL’AUTO, SONO PARTECIPATI DALLO STATO
Per Psa e Renault non è indifferente chi vincerà le prossime elezioni presidenziali.
I due gruppi francesi dell’auto sono entrambi partecipati dallo Stato: il primo dal 2014 con un 14% (dopo una lunga e orgogliosa storia di capitalismo privato familiare), il secondo con un quasi 20% (19,7) dopo essere stato in mano pubblica, bandiera nazionale e chiamato un tempo “vetrina sociale” del Paese.
Per Psa e Renault le cose potrebbero cambiare se a vincere le presidenziali fosse Emmanuel Macron.
Macron ha già duellato pubblicamente nel recente passato con Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan.
Sia contestando la governance del gruppo negli equilibri con la controllata giapponese, sia la sua remunerazione giudicata eccessiva.
In Francia i manager delle aziende pubbliche non possono guadagnare più di 450.000 euro all’anno. Renault è privata, ma partecipata quanto basta per spingere a suo tempo Macron a puntare il dito su un argomento popolare in tempi di crisi economica.
E per far sospettare che dietro una mossa di questo tipo ci possa essere stato dell’altro.
Per Psa, non è stato Macron ma il predecessore gauchiste Arnaud Montebourg, in qualità di ministro dell’Economia, a imporre alla famiglia Peugeot di mollare il volante e diluire la quota di controllo per affidare la presidenza del consiglio di amministrazione a un manager espressione del governo.
Strada obbligata per salvare Psa dal baratro e ricominciare a correre grazie poi all’ottimo lavoro del nuovo amministratore delegato Carlos Tavares, nominato anche con la moral suasion (e forse più) dello Stato francese.
Toccherebbe a Macron, se vincesse le Presidenziali, affrontare la svolta di Psa, che trattando con la Gm, ha appena comprato la Opel.
Non sarà una digestione facile per Tavares, nè è chiaro se il 14% del gruppo in mano allo Stato francese possa essere ceduto.
E nè se, per esempio, in caso di una ristrutturazione che comportasse perdite di posti di lavoro in Francia, quel 14% pubblico possa fare da caffè o da ammazza caffè, oppure diventare un peso sullo stomaco.
Toccherebbe poi sempre a Macron un vis à vis con Ghosn, ma da altra angolazione. Allons enfants de la patrie automobile…
(da “il Fatto Quotidiano”)
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